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 SVEZIA - SVEZIA - Svezia. Premi Nobel: la clonazione terapeutica e’ fondamentale, ma non quella riproduttiva
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11 dicembre 2002 21:31
 
Azioni immorali ed estremamente pericolose: e' decisa la condanna dei programmi di clonazione tesi ad ottenere bebe' fotocopia da parte dei Nobel per la Medicina premiati quest'anno. Nella conferenza stampa che precede la cerimonia della premiazione, John Sulston, Sydney Brenner e Robert Horvitz hanno bocciato su tutti i fronti la clonazione riproduttiva.
Sulston e' al corrente del recente annuncio fatto del ginecologo italiano Severino Antinori, secondo il quale il primo bambino clonato potrebbe nascere entro poche settimane. "Ammesso che sia vero -ha detto il Nobel- considero questi tentativi estremamente pericolosi perche' e' molto alto il rischio di malformazioni. Sono azioni immorali".
Ancora piu' radicale la critica di Horvitz, del dipartimento di Biologia del Massachussetts Institute of Technology (Mit), per il quale la clonazione umana a fine riproduttivi e' improponibile e priva di interesse per la ricerca. "Anche al di la' delle considerazioni etiche, un biologo non la sosterrebbe mai", ha osservato. E per evitare confusioni ha proposto di non utilizzare piu' il termine "clonazione terapeutica" riferito alla produzione di embrioni da utilizzare come fonti di cellule staminali, e di sostituirlo con "trasferimento nucleare", la tecnica con cui il nucleo di una cellula adulta viene trasferito in un ovocita in precedenza privato del suo nucleo. Parlare di trasferimento nucleare, ha proseguito Horvitz, significa "parlare di cellule e non di persone. Queste ricerche hanno un enorme potenziale per la salute umana e inoltre in questo campo non esistono implicazione etiche negative". Parlare di clonazione riproduttiva significa invece "abusare di un termine che dovrebbe sparire dal vocabolario".
Evitare la confusione e' fondamentale anche per Sydney Brenner, dell'istituto californiano Salk: "Molte persone -ha detto- pensano di poter avere un clone in guardaroba e di poterlo utilizzare, ma non pensano che avrebbero un fratello gemello, magari nato due generazioni piu' tardi e con una propria individualita"'. Essere due persone identiche, ha proseguito il Nobel, non significa soltanto avere dei geni in comune, ed e' convinto che "soltanto rispettare l'individualita' delle persone significa essere sul binario giusto".
Gli scienziati hanno poi concordato nel sostenere che limitare la ricerca sulle staminali e' sbagliato. Per lo statunitense Robert Horvitz, non e' corretto dire che le cellule staminali umane utilizzate nella ricerca derivino da embrioni: "non sono ottenute da embrioni, ma da blastocisti", ha precisato riferendosi al termine che indica uno degli stadi iniziali dello sviluppo embrionale, quello in cui si forma un ammasso di un centinaio di cellule e che nelle tecniche di fecondazione artificiale precede l'impianto in utero. "A volte -ha aggiunto- si parla di cellule staminali umane come se fossero neonati, eppure non sono derivate da embrioni, ma da una blastocisti". Quest'ultima, ha aggiunto, "non e' un bambino, non puo' sopravvivere se non viene impiantata e non ha neppure un sistema nervoso: non e' che una palla di cellule". Da un punto di vista scientifico "non puo' essere vista come un bambino, ne' come qualcosa che precede un bambino." Le cellule staminali "sono strumenti vitali per la ricerca": sono "importantissime" perche' apriranno la strada alla cura di molte malattie. La loro importanza e' doppia: da un lato possono essere trasferite direttamente nell'organismo per riparare lesioni, come quelle del midollo spinale o quelle del sistema nervoso per poter curare malattie come quelle di Alzheimer e Parkinson: "tutte le persone colpite da queste malattie potranno trarne vantaggio"; dall'altro lato le cellule staminali sono un ottimo veicolo per la terapia genica, ossia per trasportare geni sani nelle cellule. Eppure "in molti Paesi le cellule staminali sono considerate un oggetto di studio inappropriato" e la ricerca e' soggetta a forti limitazioni.
Per l'inglese Sydney Brenner bisogna fare attenzione a non confondere etica e politica. "Spesso dietro la parola etica c'e' la parola politica, ma sono invece due cose distinte, cosi' come l'organismo dalla persona e il corpo dall'anima. Nello stesso modo e' assurdo pensare che una raccolta di cellule sia una persona".
 
 
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