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 ITALIA - ITALIA - Italia. Trapiantato un fegato malato di cancro
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11 luglio 2002 17:12
 
Sette mesi fa, unna signora napoletana di 58 anni, affetta da una grave forma di cirrosi epatica, tanto da essere considerata malata terminale, e' stata sottoposta a trapianto di fegato presso il centro specializzato del Policlinico di Modena. Al risveglio l'attendeva la brutta sorpresa di sentirsi comunicare che l'organo trapiantato aveva buone probabilita' di contenere cellule cancerose. Purtroppo il sospetto si e' rivelato fondato ed ora la donna ha sporto denuncia alla magistratura competente. L'inchiesta dovra' ora stabilire se le procedure di legge sono state correttamente eseguite in questo caso. Secondo quanto riportato dalla stampa, il personale che ha eseguito l'espianto degli organi (avvenuto a Napoli) aveva comunicato ai colleghi modenesi la presenza di linfonodi sospetti nel fegato trapiantato. Il responsabile del centro trapianti di Modena, Francesco Pinna, sostiene di aver saputo del possibile rischio troppo tardi, quando l'impianto era gia' iniziato e l'interruzione dell'intervento avrebbe ucciso la donna. "Di questo -sottolinea Pinna- e' stata immediatamente informata la famiglia e abbiamo valutato diverse opzioni per gestire questa situazione. Abbiamo avvisato la direzione sanitaria, il Comitato nazionale trapianti, il Coordinamento regionale e la Commissione di bioetica. Siccome si trattava di un organo salvavita e non conoscendo il rischio di trasmissione di malattia, abbiamo optato per mantenere il fegato, trattando la malata con farmaci con attivita' immunosoppressiva e antiproliferativa (antineoplastici). Le altre soluzioni ci sono sembrate non percorribili, avrebbero aumentato il rischio per la donna e non diminuito il rischio di tramissione di malattia. La decisione di proseguire cosi' e' stata concordata con la famiglia".
Secondo il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, "quanto e' accaduto alla donna di Napoli e' un evento molto raro, una tragica combinazione che purtroppo e' accaduta". "Anche se sono eventi rari questo fa parte dei rischi che si corrono. Normalmente va tutto bene, ma qualche rischio c'e', malgrado i protocolli sul donatore siano rigidissimi così come c'e' stato un affinamento dei metodi di selezione del donatore. Ora la magistratura fara' il suo corso per verificare che tutto sia stato fatto a regola d'arte come sono convinto che sia stato fatto". D'altra parte, ha riconosciuto il ministro, "la biologia e la medicina hanno dei limiti. Non sono scienze con poteri soprannaturali". "A fronte di migliaia di trapianti di fegato e di altri organi che sono stati fatti e sono andati a buon fine -ha spiegato il ministro- ci sono purtroppo alcuni casi, fortunatamente molto limitati, che per l'impossibilita' tecnica di evidenziare tutti gli ammassi di cellule tumorali dal contesto degli organi, hanno sviluppato dei tumori".
 
 
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Sette mesi fa, unna signora napoletana di 58 anni, affetta da una grave forma di cirrosi epatica, tanto da essere considerata malata terminale, e' stata sottoposta a trapianto di fegato presso il centro specializzato del Policlinico di Modena. Al risveglio l'attendeva la brutta sorpresa di sentirsi comunicare che l'organo trapiantato aveva buone probabilita' di contenere cellule cancerose. Purtroppo il sospetto si e' rivelato fondato ed ora la donna ha sporto denuncia alla magistratura competente. L'inchiesta dovra' ora stabilire se le procedure di legge sono state correttamente eseguite in questo caso. Secondo quanto riportato dalla stampa, il personale che ha eseguito l'espianto degli organi (avvenuto a Napoli) aveva comunicato ai colleghi modenesi la presenza di linfonodi sospetti nel fegato trapiantato. Il responsabile del centro trapianti di Modena, Francesco Pinna, sostiene di aver saputo del possibile rischio troppo tardi, quando l'impianto era gia' iniziato e l'interruzione dell'intervento avrebbe ucciso la donna. "Di questo -sottolinea Pinna- e' stata immediatamente informata la famiglia e abbiamo valutato diverse opzioni per gestire questa situazione. Abbiamo avvisato la direzione sanitaria, il Comitato nazionale trapianti, il Coordinamento regionale e la Commissione di bioetica. Siccome si trattava di un organo salvavita e non conoscendo il rischio di trasmissione di malattia, abbiamo optato per mantenere il fegato, trattando la malata con farmaci con attivita' immunosoppressiva e antiproliferativa (antineoplastici). Le altre soluzioni ci sono sembrate non percorribili, avrebbero aumentato il rischio per la donna e non diminuito il rischio di tramissione di malattia. La decisione di proseguire cosi' e' stata concordata con la famiglia".
Secondo il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, "quanto e' accaduto alla donna di Napoli e' un evento molto raro, una tragica combinazione che purtroppo e' accaduta". "Anche se sono eventi rari questo fa parte dei rischi che si corrono. Normalmente va tutto bene, ma qualche rischio c'e', malgrado i protocolli sul donatore siano rigidissimi così come c'e' stato un affinamento dei metodi di selezione del donatore. Ora la magistratura fara' il suo corso per verificare che tutto sia stato fatto a regola d'arte come sono convinto che sia stato fatto". D'altra parte, ha riconosciuto il ministro, "la biologia e la medicina hanno dei limiti. Non sono scienze con poteri soprannaturali". "A fronte di migliaia di trapianti di fegato e di altri organi che sono stati fatti e sono andati a buon fine -ha spiegato il ministro- ci sono purtroppo alcuni casi, fortunatamente molto limitati, che per l'impossibilita' tecnica di evidenziare tutti gli ammassi di cellule tumorali dal contesto degli organi, hanno sviluppato dei tumori".
 
 
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