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 ITALIA - ITALIA - Italia. Sulle staminali embrionali risponde Paolo Mieli
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Notizia 
4 marzo 2004 20:01
 
Sul Corriere della Sera, dalle pagine della sua rubrica il direttore editoriale della Rcs, Paolo Mieli risponde ad una lettera di Lanfranco Capozza, che chiedeva: "se esistono luminari che dicono essere le cellule staminali "adulte" perfettamente in grado di servire allo scopo, che bisogno c'e' di sfidare la morale o il credo cattolico e andare a cercare cellule "bambine" con procedimenti scabrosi? Non sara' -insisto anche a costo di sfidare la sua derisione- perche' ci sono interessi economici che vogliono lucrare su questo affare?".
E Mieli risponde: "Caro signor Capozza, vedo che anche monsignor Elio Sgreccia, direttore del Centro di bioetica della Cattolica nonche' vicepresidente della Pontificia Accademia "Pro Vita", insiste a scagliarsi contro il "guadagno a tutti i costi" e la "commercializzazione" di embrioni umani trattati come "pura merce". Suggerirei di accantonare tali anatemi dal momento che sono, ad ogni evidenza, ininfluenti: se alla fine di queste ricerche troveremo il modo di curare meglio il Parkinson, l'Alzheimer, i cuori infartuati e altri mali consimili, non sara' affatto scandaloso che i nuovi farmaci siano commercializzati in modo da ripagare la ricerca e finanziarne altre. Se invece ci troveremo al punto di partenza, non ci sara' nessuno che commercializzera' alcunche'. Con buona pace sua e di monsignor Sgreccia.
Bruno Dallapiccola che insegna genetica alla Sapienza (Roma) intervistato da Avvenire sostiene (come lei, caro Capozza) che le cellule staminali adulte garantiscono successi assai piu' rilevanti di quelle embrionali. Perfetto: nessuno vuole impedire a Dallapiccola -e ad altri ricercatori che hanno le sue stesse idee- di approfondire gli studi sulle cellule "adulte"; ma mi sembra giusto concedere a chi crede invece nelle virtu' delle "embrionali" di potersi muovere con altrettanta liberta' nel campo della sperimentazione.
C'e' qualcosa che non torna nelle argomentazioni di chi si batte contro gli esperimenti sulle staminali embrionali. Comprendo bene il senso della loro obiezione etica ("non si sopprime una vita, mai") ma questa insistenza sul fatto che non c'e' bisogno di quel genere di ricerca mi insospettisce. Intervistato da Marina Corradi (sempre su Avvenire) il professor Angelo Vescovi direttore dell'Istituto di ricerca del San Raffaele (Milano) dopo aver ribadito che a suo avviso gli studi sulle cellule adulte offrono migliori prospettive, ha sostenuto, a proposito delle rivelazioni di Science sulla clonazione di embrioni umani a Seul, che quei coreani sono "un gruppo di ricercatori appartenenti per lo piu' a una cultura diversa da quella occidentale", gente "senza scrupoli che semplicemente ha violato i limiti che altri si erano posti" dietro i cui "camici candidi ci sono (i soliti, ndr) interessi giganteschi e azioni di societa' quotate a Wall Street pronte a schizzare alle stelle". Qui mi preme ricordare che uno dei precursori di questi esperimenti, il professore statunitense di biotecnologie animali Jose B. Cibelli ha nei fatti guidato l'équipe dell'universita' di Seul capitanata da Woo Suk Hwang e Shin Yong Moon che ha portato a termine la sperimentazione di cui all'articolo di Science. Nell'universita' di Cibelli, quella del Michigan, queste ricerche sono vietate ed e' questo il motivo per cui il professore, per continuare nel suo lavoro, e' dovuto andare a Seul. Il che ci dice due cose: 1) che all'origine della sperimentazione di Seul non ci sono state esclusivamente persone "appartenenti a una cultura diversa da quella occidentale"; 2) che provare a bloccare la ricerca scientifica e' da stolti, al piu' si riesce a metterle i bastoni tra le ruote, a farla "emigrare" e a renderla piu' dispendiosa. A che pro? Non sarebbe meglio concederle luce verde e tenerla sotto controllo con una buona regolamentazione?"
 
 
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