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 ITALIA - ITALIA - Italia. Referendum procreazione: ammessi i quattro quesiti parziali
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20 gennaio 2005 19:02
 
I giudici della Corte Costituzionale, al termine della Camera di consiglio durata tre giorni, dopo avere sentito i comitati promotori, l'avvocatura dello Stato schierata contro i quesiti dal Governo, e aver fatto depositare memorie dai comitati per il no, hanno deciso il 13 gennaio l'inammissibilita' del quesito referendario proposto dai Radicali e dall'associazione Luca Coscioni di abrogazione totale della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Ammissibili gli altri quattro referendum di abrogazione parziale della legge.
"Le sentenze saranno depositate entro i termini previsti dalla legge", la Corte ha tempo fino al 10 febbraio -30 giorni dall'inizio della Camera di Consiglio, secondo la legge che regola l'istituto dei referendum- per pubblicare le motivazioni.
I quattro quesiti referendari di abrogazione parziale della legge ai quali la Consulta ha dato il via libera riguardano: il limite alla ricerca sperimentale sugli embrioni (n.2) ; le norme sui limiti all'accesso alla procreazione medicalmente assistita (n.3); le norme sulle finalita', sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all'accesso (n.4); il divieto di fecondazione eterologa (n.5).

La legge limita il ricorso alla procreazione assistita ai casi di infertilita' e vieta il ricorso a donatori esterni alla coppia, come poteva avvenire fino a quella data in assenza di normativa e come viene permesso nella maggior parte dei paesi europei. Solo le coppie, eterosessuali, e non piu' i single, avranno il diritto di ricorrere a cliniche specializzate italiane per l'aiuto all'inseminazione. I genitori potranno non essere sposati, ma si dovra' accertare che la loro relazione sia "stabile". In nome della tutela del concepito, la legge vieta sperimentazioni scientifiche sugli embrioni e questi non potranno essere congelati. I medici potranno creare fino ad un massimo di tre embrioni, che dovranno essere impiantati tutti nell'utero della donna.

Omogeneita', chiarezza, univocita', e completezza dei quesiti sono i criteri in base ai quali la Corte generalmente giudica l'ammissibilita' dei referendum. Ma il Governo, rappresentato dall'Avvocatura generale dello Stato, nelle sue memorie aveva insistito anche su un altro punto per chiedere alla Corte di 'bocciare' i referendum: la legge sulla fecondazione assistita sarebbe strettamente collegata alla Convenzione europea di Oviedo sulla bioetica, ratificata dall'Italia nel 2001. Il governo, in sostanza, equipara quel recepimento a una sorta di ratifica internazionale, per cui in base all'art.75 della Costituzione sono da ritenersi inammissibili i quesiti che riguardano leggi di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali.
Ecco, in sintesi, le memorie dei 5 quesiti referendari.
- ABROGAZIONE TOTALE DELLA LEGGE. Promosso dai Radicali e dall'associazione Luca Coscioni, con lþappoggio di Prc, Sdi, Idv, Pdci e Verdi, il quesito referendario punta alla cancellazione in toto della legge n.40 sulla procreazione medicalmente assistita entrata in vigore lo scorso marzo. Giudice relatore della causa era Franco Bile, che non avendo condiviso le motivazioni della bocciatura non scrivera' la sentenza.
- ELIMINARE I LIMITI ALLA RICERCA CLINICA E SPERIMENTALE SUGLI EMBRIONI. Promosso da un comitato referendario trasversale, il quesito propone l'abrogazione degli articoli della legge che limitano la liberta' di ricerca scientifica sull'embrione per consentire nuove cure per malattie come Alzheimer, Parkinson, sclerosi, diabete etc. Il comitato sostiene che i limiti che si vogliono superare sono per finalita' terapeutiche e che non si intende aprire alcun varco alla clonazione riproduttiva. Per l'Avvocatura generale dello Stato, invece, "l'esito che il referendum persegue e' quello di una piena liberalizzazione della ricerca scientifica, con esiti incompatibili con la tutela dei diritti del concepito prevista dall'art 1 della legge stessa". Si tratta di "diritti inderogabili che non possono essere sacrificati in nome di un generale interesse alla ricerca scientifica a fini diagnostici o terapeutici". Giudice relatore della causa era Francesco Amirante.
- ELIMINARE OBBLIGO TRASFERIMENTO TRE EMBRIONI. Anche questo quesito e' stato promosso da un comitato referendario trasversale e punta alla cancellazione di una serie di restrizioni, tra cui l'obbligo di creare in vitro non piu' di tre embrioni e l'obbligo di trasferirli con un unico e contemporaneo impianto nell'utero materno. Si tratta di norme, secondo i promotori, di "dubbia legittimita' costituzionale" sotto diversi punti di vista: perche' in contrasto con la tutela della salute della donna, perche' in contrasto con il diritto alla salute la' dove non consentono di accedere alle tecniche di procreazione assistita le persone portatrici di patologie genetiche trasmissibili al concepito. Per l'Avvocatura generale dello Stato, si tratta di un quesito disomogeneo, tenuto conto tra l'altro del fatto che la possibilita' di revoca del consenso anche dopo la fecondazione si pone "in contrasto con il divieto di soppressione degli embrioni, sancito dall'art. 14 comma 1 della legge". Giudice relatore della causa era Annibale Marini.
- CANCELLARE I DIRITTI DEL CONCEPITO. Promosso dalle donne Cgil e da un gruppo di parlamentari Ds, e' simile al precedente, ma prevede l'abrogazione totale dell'art 1, cosi' da affermare che i diritti delle persone gia' nate non possono essere considerati equivalenti a quelli dell'embrione. I promotori escludono che l'abrogazione comporti la violazione di vincoli internazionali. Ma per l'Avvocatura generale dello Stato l'art 1 che si vuole abrogare tutela i diritti del concepito e, dunque, e' una "norma costituzionalmente necessaria o, quanto meno, a contenuto costituzionalmente vincolato". Giudice relatore era Marini.
- NO AL DIVIETO DI FECONDAZIONE ETEROLOGA. Promosso da Ds con l'appoggio di gruppi parlamentari di Margherita, Nuovo Psi e Pri, il quesito punta a far cadere il divieto di utilizzare un gamete esterno alla coppia. Per il comitato promotore e' una norma irragionevole e che contrasta con il principio di eguaglianza in quanto consente solo ai piu' benestanti di andare all'estero per ricorrere alla fecondazione eterologa. Per l'Avvocatura generale dello Stato il quesito referendario non sarebbe chiaro ne' univoco, perche' cosi' come prospettato confonderebbe l'elettore. Per la difesa di Palazzo Chigi, invece, il divieto accomuna tre ipotesi "assai diverse tra loro, e cioe' la fecondazione della donna con seme maschile di soggetto diverso dal partner, quello di impianto di ovulo di donna diversa fecondato con seme del partner ed, infine, quello con impianto di ovulo di donna diversa fecondata con seme di terzo". Giudice relatore era Alfio Finocchiaro.

Molti i commenti e le prese di posizioni, optiamo per una selezione rigidissima. La Cei, conferenza episcopale italiana, tramite il suo presidente Camillo Ruini preannuncia di avvalersi di tutti gli strumenti utili per far fallire i referendum, percio' anche la scelta dell'astensione. Ma siccome le eccezioni esistono sempre in questo caso e' il vescovo di Isernia, monsignor Andrea Gemma. "Impedire la libera espressione del pensiero del popolo e' un atto illiberale. Anche su questo argomento, la procreazione assistita, i cittadini hanno il diritto di esprimersi cosi' come hanno fatto negli anni passati sul divorzio e sull'aborto". E poi spiega: "Questa normativa non puo' essere sottoscritta da nessun cattolico perche' 'ammazzare' tre embrioni equivale ad ammazzarne cento. E' omicidio l'una cosa, e' omicidio l'altra cosa".
Stefania Prestigiacomo, ministra di Forza Italia per le Pari opportunita', annuncia che votera', e che votera' si' a tutti e quattro i quesiti. "Da cattolica impegnata in politica ho sempre creduto nella laicita' dello Stato e mi comportero' di conseguenza, liberamente. E andro' a votare". C'e' "il dovere di tentare la strada" delle modifiche in Parlamento, ma i tempi sono stretti. Per questo non resta che il referendum, da tenere in una data non troppo lontana. In Consiglio dei ministri, dice, "chiedero' che non si voti troppo avanti: si potrebbero abbinare i referendum con i ballottaggi per le comunali, a fine aprile, cosi' da non chiamare per tre volte i cittadini alle urne". Intanto, prosegue il ministro, "con Margherita Boniver stiamo valutando cosa fare per spiegare con chiarezza questa legge ai cittadini, perche' e' pericolosa per la salute della donna e riduce le possibilita' di successo delle tecniche". Quanto al voto al referendum, conclude Prestigiacomo, "propendero' per il si'" a tutti e quattro i quesiti.
Di parere opposto il ministro della Salute, Girolamo Sirchia: "La legge approvata dalle Camera e' una buona legge; come tutte le leggi che devono far convivere degli estremi ha dei limiti. In ogni caso sara' il Parlamento, che e' espressione della societa', a decidere se l'Italia alcuni principi di tutela della nostra societa', della nostra razza, della nostra gente, oppure aprire a soluzioni ignote, come selezioni umane su cui non c'e' alcuna conoscenza". A giudizio del ministro "il principio di cautela e precauzione, che spesso vengono citati a sproposito, dovrebbero essere le le guide a questa riflessione" del Parlamento. Sirchia ha ribadito la propria contrarieta' "all'avventurismo, a posizioni radicali, radical-chic, che sarebbero dannose per il paese". Tali posizioni aprirebbero la strada "a fughe in avanti nel percorrere strade ignote, senza conoscere quello che si intraprende". A chi gli chiedeva se il dibattito parlamentare possa riproporre uno scontro tra laici e cattolici, Sirchia ha insistito: "non ci sono laici e cattolici, ma persone che riflettono. Il principio di precauzione dovrebbe prevalere; pero' altri accelerano, perche' credono di essere progressisti e moderni. In ogni caso si esprimera' il Paese tramite il Parlamento, oppure con il referendum".
Per la leader radicale Emma Bonino "la strada per arrivare ai referendum e' ancora lunga e io vedo due ostacoli. Il primo e' quello delle manipolazioni parlamentari con interventi legislativi che mirino a fare decaderei quesiti. Il secondo ostacolo e' il quorum. Tutti ormai sono diventati bravissimi a invitare la gente ad andare al mare. Insomma temo trabocchetti e che venga deciso di fare tenere la consultazione il 12 giugno: almeno due milioni di persone non voteranno perche' le scuole sono gia' chiuse. Quindi la strada per noi e' in salita e per giunta e' lunghissima".
Con lei Daniele Capezzone, il segretario dei Radicali Italiani: "la battaglia da fare e' su tre fronti. Numero 1: il Parlamento si astenga dal toccare gli altri quesiti. Adesso si va al voto. Numero 2: Il governo fissi una data che non sia a meta' giugno. E numero 3, la Rai si metta davvero a fare informazione. Dovrebbe aver gia' cominciato".
 
 
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