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 ITALIA - ITALIA - Italia. La prima Conferenza Mondiale sul Futuro della Scienza
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20 gennaio 2005 18:24
 
Facolta' scientifiche deserte, opposizioni ideologiche al progresso scientifico e tecnologico, scarsi investimenti in ricerca: "Un movimento antiscientifico serpeggia in Italia". Ne e' convinto Umberto Veronesi, il quale raccomanda d'altro canto che "il progresso della scienza deve essere ben compreso dalla societa', che deve saperne governare il futuro, dal punto di vista etico e da quello politico".
Su questi argomenti si svolgera' a Venezia, dal 21 al 25 settembre prossimo, la 'Prima Conferenza Mondiale sul Futuro della Scienza', organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini e dalla Fondazione Umberto Veronesi in collaborazione con la Fondazione Silvio Tronchetti Provera, e presentata lo scorso 13 gennaio a Milano nell'auditorium Pirelli Real Estate.
All'iniziativa di oggi hanno partecipato, oltre a Veronesi, ideatore e presidente della Conferenza e della Fondazione che porta il suo nome, Giovanni Bazoli nelle vesti di presidente della Fondazione Cini e Marco Tronchetti Provera, presidente della Fondazione intitolata a suo padre.
"Scopo della Conferenza di Venezia -ha spiegato Veronesi- e' arrivare a proporre un gruppo di pensiero che cominci a ragionare su come disegnare lo sviluppo armonico della nostra civilta' in base agli stimoli del progresso scientifico e sia riconosciuto come tale dall'interlocutore politico". "E' un'occasione per stimolare il dialogo -ha aggiunto Tronchetti Provera- tra il mondo della ricerca scientifica e quello della societa' produttiva". Perche' e' necessario "cercare un punto d'incontro -ha detto Bazoli- tra cultura umanistica e cultura scientifica".
Ma per Veronesi da un lato bisogna incentivare lo sviluppo scientifico, "perche' un Paese che non crea conoscenza e' destinato alla decadenza e alla regressione", dall'altro "e' necessario evitare i disastri possibili di una scienza lasciata a se stessa, al di fuori di ogni controllo".
Sul primo punto l'oncologo ha fatto notare che "un movimento antiscientifico serpeggia in Italia: nelle universita' oggi le facolta' scientifiche vanno deserte rispetto alle altre; nascono ovunque opposizioni ideologiche alle possibilita' di modificare geneticamente una pianta senza pensare che sarebbe un modo per salvare dalla fame intere popolazioni; inoltre, ovunque c'e' disattenzione per la ricerca scientifica, la quale riceve risorse insufficienti, tanto che siamo gli ultimi in Europa".
Allora e' necessario "creare una coscienza scientifica nella societa' civile in modo che anche la politica, per la necessita' di attingerne i consensi, diventi sensibile al tema della ricerca". E' la sola strategia che puo' indurre gli uomini politici a occuparsi di investimenti che normalmente danno i loro frutti molto oltre lo spazio temporale del loro mandato.
Ma d'altro canto, la scienza, ha osservato ancora Veronesi, ha oggi possibilita' enormi, "puo' modificare l'uomo, gli animali, le piante, puo' allungare la vita, sconfiggere le malattie, e' in grado di clonare l'uomo. E non possiamo lasciare che questi argomenti si sviluppino per conto loro. Sarebbe un rischio: davanti alla clonazione umana, ad esempio, oggi siamo spiazzati, assolutamente impreparati dal punto di vista etico e da quello politico...".
Allora Venezia dovra' essere "un punto di incontro" fra il mondo degli scienziati da una parte e la societa' (multietnica e multiconfessionale) dall'altra, rappresentata da filosofi, teologi, economisti, uomini politici, che "sono i quattro pilastri che compongono la nostra societa"'. A tutti quanti "chiederemo di proiettarsi nel futuro, perche' vogliamo che comincino a guardare insieme cosa saranno il mondo scientifico e la societa' fra 10-20-50 anni".
Secondo Veronesi e' giunto il momento di gettare le basi di una nuova societa' e soprattutto di un nuovo gruppo dirigente conscio di questi temi basilari: "In Italia e in Europa serve una Camera alta, una direzione illuminata, un gruppo leader di pensiero che sappia dare una indicazione per governare il futuro di scienza e societa', che sia un po' erede del vecchio Club di Roma", ha concluso lo scienziato milanese facendo riferimento al gruppo di intellettuali fondato nel 1968 da Aurelio Peccei e interessato ai problemi dello sviluppo del genere umano.
Vasta e imponente, soprattutto per qualita', la partecipazione alla Conferenza di Venezia. Il solo comitato scientifico e di programma riunisce personalita' quali i Nobel Michael Bishop, Rita levi Montalcini, Paul Nurse, Carlo Rubbia, Claude Cohen-Tannoudi, oltre a studiosi come Giuliano Amato, Jacques Bernier, Margherita Hack, Mario Monti e Gianfranco Ravasi.
 
 
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