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 ITALIA - ITALIA - Italia. La prefazione di Saramago al libro di Luca Coscioni
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27 novembre 2003 18:53
 
Il premio Nobel per la Letteratura, il portoghese José Saramago ha mantenuta la sua promessa e ha scritto la prefazione alla nuova edizione del libro di Luca Coscioni "Il Maratoneta". Il quotidiano Il Sole 24 Ore nella sua edizione di domenica 16 novembre 2003 anticipava il testo.
"Luca Coscioni non e' un generale a cinque stelle, ne' una stella del cinema, ne' un maratoneta, e neppure gli hanno dato il Nobel per la sofferenza. Luca Coscioni e' un uomo seduto su una sedia a rotelle che mani mosse dall'amore devono portare di qua e di la' perche' la malattia non lo riduca a trascorrere il resto della vita davanti all'immagine fissa di un'irrimediabile solitudine. Luca Coscioni, oltre a essere una persona dotata di una brillante intelligenza, e' un uomo coraggioso -ben piu' di quanto avrebbe mai potuto immaginare di se stesso- sul cui capo si e' abbattuta due volte una condanna. Dapprima, brutale e assurda, lo ha condannato la sclerosi laterale amiotrofica, poi, e fino a oggi, la crudele indifferenza delle due facce del potere in Italia, quella politica e quella religiosa, altrettanto spietate. Non sappiamo se ci sara' mai una cura per la sclerosi laterale amiotrofica, ma non sapevamo neppure se ce ne sarebbe stata per il vaiolo prima che Janner la scoprisse.
La sacralizzazione degli embrioni umani e' una delle piu' mostruose ipocrisie che potessero nascere nella testa di un papa e della sua chiesa di cardinali e teologi reazionari per i quali al dolore umano non rimane altra speranza se non quella di un paradiso inesistente. Non sembra che a loro importi, in particolare, la morte di milioni di bambini che si sarebbero potuti salvare se avessero beneficiato della grazia di un'assistenza medica e farmacologica minima, ma che nessuno si azzardi a toccare gli embrioni umani, che la ricerca scientifica se ne rimanga per l'eternita' davanti a quella porta chiusa. L'embrione e' gia' un essere, proclamano, nell'embrione e' gia' presente l'umanita', e, chissa', tutto e' possibile per certe immaginazioni morbose, lo stesso Dio. Il destino di tutti gli esseri viventi e' la morte, e gli strumenti per compiere la sua missione di regolazione demografica non le sono mai mancati, dalla malattia alla fame, dalla guerra agli incidenti, dagli assassinii alle catastrofi naturali. E neppure gli embrioni, ahime', sono eterni. In tutto il mondo ce n'e' a milioni, congelati, che, in capo a cinque anni, ormai inutilizzabili per un'ipotetica riproduzione, vengono semplicemente eliminati. Contro questa ecatombe di embrioni umani nessuno protesta, come peraltro non insorge neppure contro la distruzione di alimenti che, se fossero trasportati nelle tante parti del mondo dove si muore di fame, salverebbero delle vite. Che siano politiche o religiose, le ipocrisie del potere non hanno limiti, ma la piu' insopportabile di tutte e' ancora l'ipocrisia religiosa perche' disprezza, fingendo di rispettarlo, quel corpo che Dio, a quanto dicono, ha creato.
Legato alla sua sedia a rotelle, Luca Coscioni, che non e' un generale, ne' una stella del cinema, e neanche un maratoneta, prosegue nella sua lotta sovrumana, e' proprio questa la parola esatta, la parola giusta, per il diritto ai risultati di una ricerca sull'embrione che potra', forse (non lo si sapra' mai se non sara' intrapresa), ridare la salute o, per lo meno, migliorare la qualita' della vita di migliaia e migliaia di infermi, non solo quelli che sono vittime della sclerosi laterale amiotrofica, ma anche di molte altre malattie, che, aspettando angosciosamente l'aiuto della scienza, subiscono le conseguenze delle piu' ignare e oscure superstizioni. Luca Coscioni, con il suo coraggio intatto, il suo sguardo vivissimo che va dove il suo corpo non puo' andare, e' in prima linea in questa battaglia per la vita. La sua arma e' la ragione, il suo unico obbiettivo la difesa della dignita' umana".
 
 
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