Dopo 20 anni di studi e ricerche, il Centro Trapianti dell'Istituto di Ematologia dell'Universita' di Perugia, diretto dal Prof. Fabio Massimo Martelli, e l'Istituto israeliano Weizmann, sono riusciti ad infrangere la barriera dei trapianti di midollo osseo fra soggetti incompatibili. Nel corso di un convegno organizzato a Perugia dai centri di ricerca umbri ed israeliano e dall'associazione Daniele Chianelli, sono stati presentati i promettenti risultati del lavoro svolto su pazienti affetti da malattie del sangue: su 145 soggetti trapiantati a Perugia per leucemia ad alto rischio a partire dal marzo 1983, l'attecchimento delle cellule ematopoietiche incompatibili e' stato di circa il 100%. Per i pazienti in fase terminale la percentuale non supera il 10%, ma se il trapianto e' avvenuto in una fase precedente si arriva al 60%. La probabilita' si innalza al 70% quando pazienti con leucemia acuta mieloide vengono trapiantati da donatori incompatibili capaci di esercitare una particolare attivita' immunologica, compresa quella antileucemica, definita "natural killer".
La tecnica dell'intervento e' basata essenzialmente su tre punti: l'impiego di un protocollo di preparazione al trapianto in grado di sopprimere completamente la capacita' immunitaria del ricevente e di distruggerne il midollo osseo malato; l'infusione di un gran numero di cellule staminali ematopoietiche; e la manipolazione in laboratorio, prima dell'infusione, delle cellule ematopoietiche del donatore, per eliminare quasi completamente i linfociti T, quelli responsabili della GvHD (letteralmente Graft-versus-Host-Disease, comunemente definito "rigetto").
Il Prf. Yair Reisner, del dipartimento di immunologia dell'Istituto Weizmann, ha sottolineato che "nonostante questi importanti successi, la nostra odissea non e' certo finita, e c'e' da migliorare nel controllare le infezioni e le recidive nei pazienti leucemici".