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 ITALIA - ITALIA - Italia. Paolo Mieli: quando un'obiezione morale si trasforma in un veto
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18 marzo 2004 18:42
 
Paolo Mieli nella sua rubrica delle lettere sul Corriere della Sera prende spunto da una lettrice per ribadire la sua posizione favorevole alla ricerca con gli embrioni sovrannumerari. Ne riportiamo uno stralcio:
"Qualche giorno fa, sul Foglio , Antonio Socci, dopo aver citato i rapporti assai negativi degli scienziati Jacquest Testart e Rudolf Jeanish nei confronti degli esperimenti su clonazione e staminali, ha posto -con grande cortesia e senza iattanza- a me e a Marcello Pera la seguente domanda: "Perche', invece di intensificare gli studi sulle cellule staminali non embrionali, che hanno gia' dato ottimi risultati, si vuole a tutti i costi indirizzare la ricerca verso le cellule embrionali che oltretutto fanno temere fenomeni degenerativi e altre conseguenze negative ancora inesplorate per i malati?". Le cose, in realta', non stanno come lasciano intendere le parole di Socci. Ne' io ne', credo, il presidente del Senato abbiamo mai pensato che si debbano interrompere o rallentare gli esperimenti sulle cellule adulte; chi, come me, crede nell'opportunita' di indirizzare la ricerca sulle cellule embrionali e', anzi, favorevole a che la sperimentazione proceda sul doppio binario, con scambio di informazione tra coloro che studiano le cellule neonate e chi le piu' anziane. E' in questo che sta la differenza tra chi e' favorevole a tutti gli esperimenti sulle cellule e chi come Socci vorrebbe -certo, per nobili motivi- delimitarne il campo a quelle adulte. Lasciamo che sia la ricerca a dirci se siano meglio le cellule embrionali, fetali o adulte. Un limite esiste anche per me: quello dell'uccisione di un essere vivente. Se, ricorrendo all'esempio proposto da Socci, si dovesse passare per un "sacrificio umano" (estendendo quell'"umano" anche alla vita prima della nascita) sarei contrario anch'io a questo genere di sperimentazione. Ma se ci si applica alle cellule di un feto abortito nel rispetto della legge vigente, cioe' non di un aborto provocato ad hoc, o di un embrione altrimenti destinato ad essere soppresso, allora non ho obiezioni all'esperimento. Il che non toglie, ovviamente, che io consideri con rispetto quei medici o scienziati cattolici i quali non vogliono avere nulla a che fare con l'interruzione di gravidanza e che, anche per questo, preferiscono dedicarsi alle cellule adulte. Ma perche' voler impedire a chi (pur avendone molti altri) non ha quel genere di obiezione all'aborto, di applicarsi a cellule la cui destinazione sarebbe altrimenti non gia' la creazione di una nuova vita bensi' -e perdonatemi per il linguaggio crudo- una discarica? E perche' proibire ai non credenti la sperimentazione in laboratorio su nuove cellule che potrebbero (sottolineo: potrebbero) servire a curare terribili malattie?
Mi rendo conto, ripeto, dell'obiezione morale; mi interrogo, anzi, sul suo senso piu' profondo; ma giudico sbagliato trasformarla in un veto che sia fatto valere anche nei confronti di chi si muova da differenti presupposti etici".
 
 
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