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 ITALIA - ITALIA - Italia. Legge sulla fecondazione: il no della Consulta Laica di Torino
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Notizia 
24 luglio 2003 17:18
 
Denuncia aperta alla legge sulla fecondazione assistita approvata dalla Commissione del Senato.
A criticare aspramente la legge e' la Consulta Laica di Bioetica di Torino, le cui tesi sono molto simili a quella minoranza del Comitato Nazionale di Bioetica, che a suo tempo aveva messo in evidenza le carenze e le contraddizioni del testo di legge. In una nota della Consulta, pubblicata dal quotidiano "La Stampa" a firma Gian Enrico Rusconi, si legge innanzitutto l'accusa verso "i criteri estremamente restrittivi per poter accedere alla pratica della fecondazione assistita, che limitano la liberta' di fruirne a determinati gruppi di cittadini e in particolare la discriminazione tra donne sulla base dello stato civile, di sapore addirittura incostituzionale, nel diritto ad utilizzare tecniche offerte dalla medicina, proprio dallo stesso legislatore intese e accettate come atto terapeutico".
Per la Consulta non saranno pochi i problemi che questo provvedimento creera'. Non solo per le donne stesse, ma anche per il contesto scientifico nel quale la legge si colloca, cioe' il settore dell'embriologia e della riproduzione umana. Ed e' proprio sugli embrioni che la questione diventa piu' delicata: "Si denuncia la negazione alla fecondazione eterologa, il divieto di impianto dell'embrione nell'utero di una donna disposta ad ospitarlo, il divieto di ricerca sugli embrioni soprannumerari e la produzione dagli stessi di cellule staminali che gia' sono e potranno rivelarsi indispensabili per la cura di malattie gravi, spesso altrimenti inguaribili".
Sul fronte clonazione, nel documento della Consulta vengono esposte le motivazioni del Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) che condannavano in toto questa procedura con finalita' riproduttive. Secondo il CNB infatti la clonazione e':
- attentato all'unicita' del soggetto umano;
- forma estrema e indebita di predeterminazione del patrimonio genetico;
- causa di una grave alterazione a carico della struttura triadica della generazione e della complementarieta' eterosessuale.

Per la Consulta torinese invece le cose stanno diversamente. Innanzitutto l'unicita' di un essere umano non dipende solo dal suo patrimonio genetico, ma anche dalle diverse esperienze che plasmano la biografia di una persona. Per quanto riguarda la predeterminazione del patrimonio genetico c'e' da ammettere che e' una critica estendibile a qualsiasi intervento che modifica o comunque determina dei cambiamenti a livello genetico. E messa in questi termini il significato di etica e genetica, cambia completamente. Piu' che la riproduzione identica fine a se' stessa, e' la capacita' di alterazione che in realta' nasconde le questioni etiche piu' delicate.
Il terzo aspetto sollevato dal CNB, quello relativo ai legami di parentela e genitorialita', viene visto, secondo la Consulta laica, come un aspetto marginale e mal formulato. Il problema non e' tanto la mancanza di un padre biologico, quanto la definizione stessa di "complementarieta' eterosessuale". Sarebbe piu' corretto quindi, anche dal punto di vista del soggetto debole, il figlio, parlare di "famiglia affettuosa e responsabile".
Infine le cellule staminali embrionali. Gli embrioni sovrannumerari in Italia quasi non si contano piu', ed e' quindi lecito eticamente parlare dell'uso di questi embrioni in termini di "atti di solidarieta'". L'ottica del "dono" verrebbe estesa non solo piu' ai trapianti di organi o tessuti, ma anche a quelli di staminali provenienti da entita' che non sono ancora vite umane a tutti gli effetti. Il problema di fondo pero' e', e rimane, la definizione di embrione e il suo status. Da qui la necessita' di rileggere il tutto come "etica della specie", piu' che etica dell'embrione. Cio' che conta per ora e' lasciare aperto il confronto e il dibattito "nell'interesse di uno Stato laico, attento al pluralismo laico".
 
 
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A criticare aspramente la legge e' la Consulta Laica di Bioetica di Torino, le cui tesi sono molto simili a quella minoranza del Comitato Nazionale di Bioetica, che a suo tempo aveva messo in evidenza le carenze e le contraddizioni del testo di legge. In una nota della Consulta, pubblicata dal quotidiano "La Stampa" a firma Gian Enrico Rusconi, si legge innanzitutto l'accusa verso "i criteri estremamente restrittivi per poter accedere alla pratica della fecondazione assistita, che limitano la liberta' di fruirne a determinati gruppi di cittadini e in particolare la discriminazione tra donne sulla base dello stato civile, di sapore addirittura incostituzionale, nel diritto ad utilizzare tecniche offerte dalla medicina, proprio dallo stesso legislatore intese e accettate come atto terapeutico".
Per la Consulta non saranno pochi i problemi che questo provvedimento creera'. Non solo per le donne stesse, ma anche per il contesto scientifico nel quale la legge si colloca, cioe' il settore dell'embriologia e della riproduzione umana. Ed e' proprio sugli embrioni che la questione diventa piu' delicata: "Si denuncia la negazione alla fecondazione eterologa, il divieto di impianto dell'embrione nell'utero di una donna disposta ad ospitarlo, il divieto di ricerca sugli embrioni soprannumerari e la produzione dagli stessi di cellule staminali che gia' sono e potranno rivelarsi indispensabili per la cura di malattie gravi, spesso altrimenti inguaribili".
Sul fronte clonazione, nel documento della Consulta vengono esposte le motivazioni del Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) che condannavano in toto questa procedura con finalita' riproduttive. Secondo il CNB infatti la clonazione e':
- attentato all'unicita' del soggetto umano;
- forma estrema e indebita di predeterminazione del patrimonio genetico;
- causa di una grave alterazione a carico della struttura triadica della generazione e della complementarieta' eterosessuale.

Per la Consulta torinese invece le cose stanno diversamente. Innanzitutto l'unicita' di un essere umano non dipende solo dal suo patrimonio genetico, ma anche dalle diverse esperienze che plasmano la biografia di una persona. Per quanto riguarda la predeterminazione del patrimonio genetico c'e' da ammettere che e' una critica estendibile a qualsiasi intervento che modifica o comunque determina dei cambiamenti a livello genetico. E messa in questi termini il significato di etica e genetica, cambia completamente. Piu' che la riproduzione identica fine a se' stessa, e' la capacita' di alterazione che in realta' nasconde le questioni etiche piu' delicate.
Il terzo aspetto sollevato dal CNB, quello relativo ai legami di parentela e genitorialita', viene visto, secondo la Consulta laica, come un aspetto marginale e mal formulato. Il problema non e' tanto la mancanza di un padre biologico, quanto la definizione stessa di "complementarieta' eterosessuale". Sarebbe piu' corretto quindi, anche dal punto di vista del soggetto debole, il figlio, parlare di "famiglia affettuosa e responsabile".
Infine le cellule staminali embrionali. Gli embrioni sovrannumerari in Italia quasi non si contano piu', ed e' quindi lecito eticamente parlare dell'uso di questi embrioni in termini di "atti di solidarieta'". L'ottica del "dono" verrebbe estesa non solo piu' ai trapianti di organi o tessuti, ma anche a quelli di staminali provenienti da entita' che non sono ancora vite umane a tutti gli effetti. Il problema di fondo pero' e', e rimane, la definizione di embrione e il suo status. Da qui la necessita' di rileggere il tutto come "etica della specie", piu' che etica dell'embrione. Cio' che conta per ora e' lasciare aperto il confronto e il dibattito "nell'interesse di uno Stato laico, attento al pluralismo laico".
 
 
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