Da alcuni dati resi pubblici dal Censis, sembra che gli italiani non abbiano modificato la loro posizione in tema di biotecnologie applicate al settore medico e agroalimentare. La tendenza, da molto tempo ormai, e' di accogliere con favore le tecniche per curare malattie e dolore, e di guardare con diffidenza a quelle utilizzate per modificare l'alimentazione.
Secondo il Monitor Biomedico infatti, il 57,3% e' a favore dell'ingegneria genetica in medicina, ma lo stesso consenso cala notevolmente al 30,6% se si parla di Ogm.
Questi dati sono stati presentati all'inizio di novembre, in occasione del II Convegno Annuale sulla Comunicazione della Scienza tenutosi a Forli', al quale ha partecipato fra gli altri, anche la dott.ssa Agnes Allansdottir dell'Universita' di Siena.
La dott.ssa ha rilasciato un'intervista alla rivista scientifica Galileo, sul rapporto che gli italiani hanno con le biotecnologie e con il loro utilizzo. Ne riportiamo i punti salienti.

"I cittadini credono nella ricerca scientifica e tecnologica. Il pubblico si e' dimostrato perfettamente in grado di distinguere tra le diverse applicazioni ed esprimere giudizi ragionati. Per esempio, se l'opposizione nei confronti del cibo geneticamente modificato e' in Italia ancora molto elevata, sono invece giudicate positivamente le applicazioni in campo medico. [.]
Mentre nelle scoperte in campo medico il pubblico riconosce il progresso della scienza e le ricadute positive sulla salute dell'essere umano, la ricerca in ambito agroalimentare e' vista come un'attivita' con finalita' esclusivamente di tipo commerciale. [.] Non e' la modificazione genetica in se' a suscitare rifiuto, ma il suo utilizzo. Allo stesso modo, nel 1999, mentre la clonazione di cellule umane per la riparazione di organi veniva incoraggiata, quella di cellule animali era vista come rischiosa e non direttamente utile per l'essere umano".