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 ITALIA - ITALIA - Italia. Don Luigi Verze', sacerdote e scienziato
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3 febbraio 2005 20:09
 
Intervista di Aldo Cazzullo sul quotidiano Corriere della Sera a Don Luigi Verzé, fondatore dell'Istituto San Raffaele di Milano. Sacerdote e scienziato, mostra l'anima laica della Chiesa quando dice che nulla puo' fermare la scienza, la ricerca deve essere spiegata e rispettata, e quando profetizza l'accettazione di pillola e preservativo da parte del Vaticano.
Quando gli viene chiesto della leicita' di usare embrioni umani per trovare nuove cure a terribili malattie, risponde: "E' un tema che non mi fa paura, anzi mi fa piacere che se ne discuta. Credo che qui non valga li paradosso di Aristotele, che distingue tra "essere in realta' e poter essere", tra esseri reali e possibili, ipoteticamente infiniti. L'embrione e' reale sin da quando e' vero, quando avviene la fusione dei due gameti che da origine a un essere nuovo. E diventa persona quando Dio gli infonde l'anima".
Appunto: quando? "Se ne discute da sempre. Quello che mi meraviglia e' che se ne discuta come di una cosa estranea dal se. Si parla sempre degli embrioni altrui. Io vorrei parlare del mio sono geloso della mia personale dignita', di quel che mi fa cosciente di me. Non puo' una legge stabilire cosa io sia, cosa io debba essere, Solo la biologia ha cominciato a spiegarlo. Il mio embrione e' il mio essere: corpo, intelletto, spirito, in unum. Guai a chi avesse toccato il mio esistere, fossi anche cieco e talassemico; gli spaccherei la testa. Cosi' farebbe Pannella, se a suo tempo avessero toccato il lui ancora pannellino, che poi era sempre il lui, il grande Pannella, in nuce".
Lei non ha ancora risposto: e' lecito usare embrioni umani per trovare nuove cure? "Si', e' lecito. A patto di non uccidere l'embrione, ne' ferirlo. La ricerca al San Raffaele procede su un doppio binario: l'invocazione della gente; il comandamento di non uccidere. La scienza e' lenta, ma arriva. I nostri ricercatori stanno mettendo a punto una tecnica contro la talassemia che interviene sui gameti femminili anziche' sull'embrione. Si evita cosi la selezione discriminatoria degli embrioni, permettendo la fecondazione solo di ovociti sani".[.]
Ma per la Chiesa la fecondazione in vitro e moralmente inaccettabile. "La fecondazione omologa va vista come completamento dell'atto coniugale. Non sopporto gli irsuti inquisitori che pretendono di alzare il lenzuolo del letto nuziale; mi pare impudico. Credo che a suo tempo la Chiesa accetterà la fecondazione omologa in vitro, come accetterà, almeno per situazioni limite, la pillola contraccettiva e il preservativo. Per farlo capire a certi proibizionisti basterebbe che uscissero dalle affrescate stanze curiali e si intrattenessero per un po' nelle favelas e nei tuguri africani". [.]
Come votera' al referendum? "Io farei il referendum quando la scienza mi dara' piu' luce, a me e alla gente che per decidere ha diritto di saperne di piu'. Insisto: l'importante e' non uccidere. Io, se votero', votero' per essere quello che sono, figlio di mio padre e di mia madre, non un numero ma una persona, questa che loro mi hanno trasmesso".[.]
Non cambierebbe quindi la legge? "Perche' no? Ma non subito".
Ma un cattolico potrebbe votare si'? "Se e' un cattolico libero, avverte la responsabilita' di quel che fa, ha vera consapevolezza di se' e del valore del suo se', in teoria potrebbe".
In che senso lei dice che nulla può fermare la scienza? "Al banco del laboratorio lo scienziato cammina con la sua testa. I ricercatori bisogna accompagnarli, non giudicarli. Detesto quelle persone che, intendendosi molto di dogmatica e di etica, credono di intendersi anche di biologia. Che arrivano al tavolo di una discussione delicata come quella sull'embrione con la faccia arcigna di chi ha gia un giudizio sull'interlocutore. In questo modo non danno il clima della liberta' ma dell'imposizione entro regole che hanno gia' stabilito; lasciano il sapore della presunzione e non della verità. E questo vale per i cattolici, ma anche per certi cosiddetti laicisti".
 
 
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