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 ITALIA - ITALIA - Italia. Il delitto della "fecondazione extracorporea"
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23 gennaio 2003 22:05
 
Ogni lunedi' mattina l'associazione modenese "Comunita' Papa Giovanni XXIII" -gruppo legato a don Oreste Benzi- si ritrova davanti al Policlinico a pregare contro gli aborti effettuati all'Ospedale. In realta' le loro preghiere sono rivolte al centro di fecondazione assistita del Policlinico, diretto dal professor Annibale Volpe, primario di Ginecologia e Ostetricia. Un laboratorio all'avanguardia, che effettua tre-quattrocento interventi l'anno e che conta un migliaio di coppie in lista di attesa.
"Tutte le tecniche di fecondazione extracorporea -scrivono quelli dell'associazione di don Benzi- sono gravemente lesive della dignita' umana. Produrre un essere umano in laboratorio equivale a farlo diventare un oggetto, un prodotto industriale, che come tale viene trattato: cosi' viene scartato se difettoso (gettato nello scarico ancora vivo), immagazzinato se in eccesso o nel caso in cui non serva subito (congelamento degli embrioni umani), scelto in base alle sue caratteristiche (selezione eugenetica), esportato per completarne la produzione (utero in affitto in America), prodotto in serie (clonazione)". "Il numero di morti provocati, tra bambini 'scartati', bambini congelati e poi distrutti, impianti non riusciti, e' pari al 95 per cento del totale dei bambini generati con queste tecniche: questo dato e' assolutamente inaccettabile, e nessuna industria produrrebbe un qualsiasi oggetto con simili 'perdite'".
In realta', secondo i dati del Centro, la percentuale di gravidanze o comunque nascite fra le donne in cura, si aggira attorno al 28%. Ma l'associazione rincara la dose e paventa problemi cerebrali per i nascituri venuti alla luce con tecnica "artificiale".
Il fatto di riuscire a dare un figlio a una coppia che altrimenti sarebbe sterile non viene valutato solo in termini positivi: "E' necessario ricordare che questo accanimento, nel voler dare ad ogni costo un figlio alla donna che pare non poterlo avere naturalmente, e' pure un insuccesso quasi totale rispetto alla singola donna, poiche' piu' di quattro su cinque donne, che si sottopongono a queste pesantissime pratiche, tornano poi a casa senza un figlio, lasciandone decine di morti nei laboratori; senza parlare del calvario a cui conducono comunque anche le tecniche piu' avanzate". "Invitiamo percio' tutti i medici che si occupano di queste tecniche ad abbandonarle per dedicarsi invece alla cura della sterilita' delle coppie con problemi. Se desiderano confrontarsi su questi temi, possono incontrarci tutti i lunedi' mattina alle 7 davanti al Policlinico cittadino, all'incontro per la preghiera pubblica per la vita nascente".
 
 
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