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 ITALIA - ITALIA - Italia. Convention europea sulle scelte della vita e biotecnologie
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27 novembre 2003 19:07
 
Il 21 e 22 novembre si e' tenuta a Roma presso il ministero degli Esteri la "Convention europea sulle scelte della vita e biotecnologie" organizzata come azione del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea.
Ad annunciare le ultime conquiste biotecnologiche e' stato il prof. Leonardo Santi, presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie: "I nuovi vaccini, individuati negli Usa e in Europa da una rete di centri di ricerca di cui fa parte anche l'Italia, hanno gia' superato la fase pre-clinica e dal prossimo anno verranno sperimentati sull'uomo". Dai pomodori bianchi i ricercatori sono riusciti a sintetizzare un vaccino che consentira' di curare la tubercolosi, una malattia che nel mondo uccide ancora 4 milioni di persone all'anno, mentre dal tabacco e dalle patate e' stato messo a punto un vaccino contro la diarrea infantile e il colera. "Nel Dna di queste piante -ha spiegato Santi- sono state inserite le proteine capaci di suscitare la difesa immunitaria. Attraverso la loro liofilizzazione sono stati quindi ricavati questi vaccini, che oltre alla purezza presentano l'ulteriore vantaggio di poter essere assunti per bocca, assorbiti direttamente dalla mucosa intestinale e dal sistema linfatico intestinale, ed hanno di conseguenza meno reazioni negative rispetto ai vaccini iniettabili".
Questi risultati si inseriscono nel filone delle biotecnologie applicate alla medicina, che ha gia' portato molti vantaggi nell'analisi della predisposizione genetica personale alle malattie, e quindi a controlli mirati, a diagnosi e terapie innovative, come i farmaci antitumorali capaci di colpire le cellule malate senza toccare quelle sane.
"Investire nella ricerca sulle biotecnologie -ha sottolineato il ministro per le Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione- e' importante perche' ci permette di restare competitivi a livello mondiale nei settori ad alto contenuto di conoscenza". A differenza che in altri settori tecnologici, in quelli 'giovani' come le bio e nanotecnologie, i nuovi materiali e le nuove fonti di energia, l'Italia puo' rimanere, secondo Buttiglione, in posizioni di eccellenza con impegni finanziari alla portata del nostro Paese. "Per questo bisogna avere fondamentalmente fiducia verso il progresso scientifico. No quindi al sospetto a priori verso le nuove scoperte, si invece al rigore di tutti i controlli possibili. Quanto all'azione del nostro Governo, nella legge finanziaria abbiamo dedicato alla ricerca finanziamenti sufficienti, anche se non ottimali. E comunque gli scienziati che si occupano di biotecnologie possono essere soddisfatti".

Luciano Caglioti, docente di chimica organica presso La Sapienza, collaboratore del Cnr sul quotidiano Il Messaggero ha pubblicato un intervento proprio a commento della Convention: Biotecnologie, l'Europa resta indietro.
Sono vari i fattori che consentono agli Usa di primeggiare in modo schiacciante nell'High-Tech biologico. "Innanzi tutto, la cura dei talenti. Negli Usa vengono fatti ponti d'oro ai giovani europei -ma non solo- che vogliono potersi realizzare nella scienza. In questo, sono accompagnati dalla Cina, che a sua volta cura la formazione di esperti mandandoli a specializzarsi nei migliori centri mondiali e facendoli rientrare. Un investimento decennale, destinato a portare vantaggi immensi. Il secondo punto riguarda le normative. La differenza fra Usa e Europa e' drammatica: da noi (non solo in Italia) lacci, impacci, pratiche, negli Usa una liberta' da sogno. In particolare, il Bayh-Dole Act del 1980: un sistema normativo che ha chiarito le relazioni fra universita' ed imprese. Il terzo punto riguarda il sistema finanziario Usa, che spesso sorregge imprese High-Tech in formazione senza ipoteche o altro. Infine entusiasmo di fondo verso il nuovo, al contrario delle opposizioni agli Ogm o alle cellule staminali proprie del Vecchio Continente. Conseguenze: la crescita di attivita' e di fatturato delle compagnie americane e' esponenziale non solo, ma sulla scena rimangono quasi esclusivamente ditte statunitensi e poche europee che peraltro stanno spostando le ricerche verso gli Usa".
Del resto la fuga dei cervelli e la mancanza di fondi e investimenti e' stata testimoniata lo scorso 25 novembre da due rapporti presentati a Bruxelles dal commissario europeo alla Ricerca Philippe Busquin. Solo il 25 per cento dei ricercatori europei che tra il 1991 e il 2000 sono andati a fare un dottorato negli Stati Uniti ha in programma di ritornare nel proprio Paese. Gli investimenti sono un altro problema: se negli Usa viene destinato il 2,8% del Pil, i Paesi dell'Ue vi destinano una media dell'1,9%, andando dal 4,2% della Svezia all0 0,67% della Grecia, passando dall'1% dell'Italia.
 
 
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Il 21 e 22 novembre si e' tenuta a Roma presso il ministero degli Esteri la "Convention europea sulle scelte della vita e biotecnologie" organizzata come azione del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea.
Ad annunciare le ultime conquiste biotecnologiche e' stato il prof. Leonardo Santi, presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie: "I nuovi vaccini, individuati negli Usa e in Europa da una rete di centri di ricerca di cui fa parte anche l'Italia, hanno gia' superato la fase pre-clinica e dal prossimo anno verranno sperimentati sull'uomo". Dai pomodori bianchi i ricercatori sono riusciti a sintetizzare un vaccino che consentira' di curare la tubercolosi, una malattia che nel mondo uccide ancora 4 milioni di persone all'anno, mentre dal tabacco e dalle patate e' stato messo a punto un vaccino contro la diarrea infantile e il colera. "Nel Dna di queste piante -ha spiegato Santi- sono state inserite le proteine capaci di suscitare la difesa immunitaria. Attraverso la loro liofilizzazione sono stati quindi ricavati questi vaccini, che oltre alla purezza presentano l'ulteriore vantaggio di poter essere assunti per bocca, assorbiti direttamente dalla mucosa intestinale e dal sistema linfatico intestinale, ed hanno di conseguenza meno reazioni negative rispetto ai vaccini iniettabili".
Questi risultati si inseriscono nel filone delle biotecnologie applicate alla medicina, che ha gia' portato molti vantaggi nell'analisi della predisposizione genetica personale alle malattie, e quindi a controlli mirati, a diagnosi e terapie innovative, come i farmaci antitumorali capaci di colpire le cellule malate senza toccare quelle sane.
"Investire nella ricerca sulle biotecnologie -ha sottolineato il ministro per le Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione- e' importante perche' ci permette di restare competitivi a livello mondiale nei settori ad alto contenuto di conoscenza". A differenza che in altri settori tecnologici, in quelli 'giovani' come le bio e nanotecnologie, i nuovi materiali e le nuove fonti di energia, l'Italia puo' rimanere, secondo Buttiglione, in posizioni di eccellenza con impegni finanziari alla portata del nostro Paese. "Per questo bisogna avere fondamentalmente fiducia verso il progresso scientifico. No quindi al sospetto a priori verso le nuove scoperte, si invece al rigore di tutti i controlli possibili. Quanto all'azione del nostro Governo, nella legge finanziaria abbiamo dedicato alla ricerca finanziamenti sufficienti, anche se non ottimali. E comunque gli scienziati che si occupano di biotecnologie possono essere soddisfatti".

Luciano Caglioti, docente di chimica organica presso La Sapienza, collaboratore del Cnr sul quotidiano Il Messaggero ha pubblicato un intervento proprio a commento della Convention: Biotecnologie, l'Europa resta indietro.
Sono vari i fattori che consentono agli Usa di primeggiare in modo schiacciante nell'High-Tech biologico. "Innanzi tutto, la cura dei talenti. Negli Usa vengono fatti ponti d'oro ai giovani europei -ma non solo- che vogliono potersi realizzare nella scienza. In questo, sono accompagnati dalla Cina, che a sua volta cura la formazione di esperti mandandoli a specializzarsi nei migliori centri mondiali e facendoli rientrare. Un investimento decennale, destinato a portare vantaggi immensi. Il secondo punto riguarda le normative. La differenza fra Usa e Europa e' drammatica: da noi (non solo in Italia) lacci, impacci, pratiche, negli Usa una liberta' da sogno. In particolare, il Bayh-Dole Act del 1980: un sistema normativo che ha chiarito le relazioni fra universita' ed imprese. Il terzo punto riguarda il sistema finanziario Usa, che spesso sorregge imprese High-Tech in formazione senza ipoteche o altro. Infine entusiasmo di fondo verso il nuovo, al contrario delle opposizioni agli Ogm o alle cellule staminali proprie del Vecchio Continente. Conseguenze: la crescita di attivita' e di fatturato delle compagnie americane e' esponenziale non solo, ma sulla scena rimangono quasi esclusivamente ditte statunitensi e poche europee che peraltro stanno spostando le ricerche verso gli Usa".
Del resto la fuga dei cervelli e la mancanza di fondi e investimenti e' stata testimoniata lo scorso 25 novembre da due rapporti presentati a Bruxelles dal commissario europeo alla Ricerca Philippe Busquin. Solo il 25 per cento dei ricercatori europei che tra il 1991 e il 2000 sono andati a fare un dottorato negli Stati Uniti ha in programma di ritornare nel proprio Paese. Gli investimenti sono un altro problema: se negli Usa viene destinato il 2,8% del Pil, i Paesi dell'Ue vi destinano una media dell'1,9%, andando dal 4,2% della Svezia all0 0,67% della Grecia, passando dall'1% dell'Italia.
 
 
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