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 ITALIA - ITALIA - Italia. Appello di 2.500 docenti: subito i fondi per la ricerca
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Notizia 
11 luglio 2002 17:11
 
Oltre 2.500 accademici hanno firmato una lettera ai ministri Letizia Moratti (Istruzione, Universita' e Ricerca scientifica) e Giulio Tremonti (Economia e Finanze) che illustra le gravi conseguenze della riduzione dei finanziamenti avvenuta nel 2002. I professori chiedono che vengano assegnati subito i fondi necessari a sostenere la ricerca nel settore pubblico.
Questo il testo della lettera:
"Onorevoli Ministri Moratti e Tremonti,
E' noto che con la finanziaria 2002 si e' avuta una riduzione del rapporto tra spesa pubblica per ricerca e universita' e il PIL, che pur essendo intollerabilmente basso rispetto alle necessita' e alle potenzialita' dell'Italia, l'anno precedente aveva finalmente cominciato a crescere. In vista della programmazione economico finanziaria deve essere considerata la gravita' delle conseguenze di questi tagli:
- in termini reali i fondi degli enti pubblici di ricerca sono arrivati ai livelli piu' bassi degli ultimi 10 anni, si e' cosi' impedito il finanziamento di molte attivita', inclusi programmi di ricerca e progetti per cui la comunita' scientifica nazionale e i giovani ricercatori avevano gia' investito mesi di lavoro. La diminuita disponibilita' di fondi per la ricerca pubblica e universitaria ha compromesso la possibilita' di partecipare a ricerche in cofinanziamento internazionale e si ripercuotera' negativamente anche negli anni a venire;
- non e' stato rifinanziato il Fondo per l'Incentivazione della Ricerca di Base, introdotto nel 2001, e progetti approvati e finanziabili sono fermi da mesi. Anche per il sostegno alla ricerca industriale l'aumento dei fondi e' stato cosi' esiguo che i progetti presentati dopo marzo 2002 non potranno essere finanziati;
- sono state bloccate le assunzioni stabili negli enti pubblici di ricerca e il turn-over, quando gli stessi esperti del governo riconoscono che gravi anomalie del sistema ricerca italiano sono proprio la carenza di risorse umane stabilmente impiegate in attivita' di Ricerca e Sviluppo e l'invecchiamento dei ricercatori, quasi la meta' dei quali andra' in pensione entro sei anni.
Nelle Universita' e' venuta a mancare la certezza dei fondi per l'innovazione didattica, proprio mentre sarebbero stati indispensabili per sostenere la riforma appena avviata e, in generale, risultano evidentemente insufficienti le risorse per riequilibrare il sistema universitario e incentivare i risultati;
- sono stati ridotti i fondi per il diritto allo studio, cosa mai avvenuta nei cinque anni precedenti[6] e illogica rispetto all'intervenuto aumento delle immatricolazioni degli studenti (+12%) nei nuovi corsi di laurea e del conseguente aumento degli idonei a conseguire borse e altri sostegni.
- sono state bloccate le assunzioni di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), mentre per realizzare gli obbiettivi della riforma universitaria sono aumentati i carichi di lavoro e gli impegni per docenti e studenti e cresce l'importanza delle attivita' che dovrebbero essere svolte da personale ATA.
Il Governo si appresterebbe a prolungare i termini della possibilita' di trasformare Universita' ed Enti pubblici di ricerca in enti di diritto privato introdotta dall'articolo 28 della finanziaria. E' legittimo temere che, se perdurasse il grave sottofinanziamento di universita' e di enti pubblici di ricerca, essi saranno costretti ad affidarsi, in condizione di necessita' e di debolezza, a fondazioni private cosi' che lo sviluppo e la trasmissione delle conoscenze saranno esposte a politiche e regole che possono compromettere le liberta' dell'insegnamento e della ricerca garantite dalla costituzione.
Nell'accogliere il suo impegno a portare la quota destinata alla ricerca al 2.5% del PIL entro il 2006 , facciamo appello a Lei, al Governo e al Parlamento perche' venga garantita subito, e in ogni caso sin dal 2003, la attribuzione degli indispensabili finanziamenti per il sistema pubblico delle universita' e degli enti di ricerca almeno fino ai livelli previsti dal DPEF del 2001. Stanti i danni provocati quest'anno, se cio' non avvenisse, si avrebbero irreversibili deterioramenti della qualita' della ricerca pubblica e della formazione di livello universitario, che invece, tra molte difficolta', hanno sinora mantenuto standard di notevole livello".
 
 
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Oltre 2.500 accademici hanno firmato una lettera ai ministri Letizia Moratti (Istruzione, Universita' e Ricerca scientifica) e Giulio Tremonti (Economia e Finanze) che illustra le gravi conseguenze della riduzione dei finanziamenti avvenuta nel 2002. I professori chiedono che vengano assegnati subito i fondi necessari a sostenere la ricerca nel settore pubblico.
Questo il testo della lettera:
"Onorevoli Ministri Moratti e Tremonti,
E' noto che con la finanziaria 2002 si e' avuta una riduzione del rapporto tra spesa pubblica per ricerca e universita' e il PIL, che pur essendo intollerabilmente basso rispetto alle necessita' e alle potenzialita' dell'Italia, l'anno precedente aveva finalmente cominciato a crescere. In vista della programmazione economico finanziaria deve essere considerata la gravita' delle conseguenze di questi tagli:
- in termini reali i fondi degli enti pubblici di ricerca sono arrivati ai livelli piu' bassi degli ultimi 10 anni, si e' cosi' impedito il finanziamento di molte attivita', inclusi programmi di ricerca e progetti per cui la comunita' scientifica nazionale e i giovani ricercatori avevano gia' investito mesi di lavoro. La diminuita disponibilita' di fondi per la ricerca pubblica e universitaria ha compromesso la possibilita' di partecipare a ricerche in cofinanziamento internazionale e si ripercuotera' negativamente anche negli anni a venire;
- non e' stato rifinanziato il Fondo per l'Incentivazione della Ricerca di Base, introdotto nel 2001, e progetti approvati e finanziabili sono fermi da mesi. Anche per il sostegno alla ricerca industriale l'aumento dei fondi e' stato cosi' esiguo che i progetti presentati dopo marzo 2002 non potranno essere finanziati;
- sono state bloccate le assunzioni stabili negli enti pubblici di ricerca e il turn-over, quando gli stessi esperti del governo riconoscono che gravi anomalie del sistema ricerca italiano sono proprio la carenza di risorse umane stabilmente impiegate in attivita' di Ricerca e Sviluppo e l'invecchiamento dei ricercatori, quasi la meta' dei quali andra' in pensione entro sei anni.
Nelle Universita' e' venuta a mancare la certezza dei fondi per l'innovazione didattica, proprio mentre sarebbero stati indispensabili per sostenere la riforma appena avviata e, in generale, risultano evidentemente insufficienti le risorse per riequilibrare il sistema universitario e incentivare i risultati;
- sono stati ridotti i fondi per il diritto allo studio, cosa mai avvenuta nei cinque anni precedenti[6] e illogica rispetto all'intervenuto aumento delle immatricolazioni degli studenti (+12%) nei nuovi corsi di laurea e del conseguente aumento degli idonei a conseguire borse e altri sostegni.
- sono state bloccate le assunzioni di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), mentre per realizzare gli obbiettivi della riforma universitaria sono aumentati i carichi di lavoro e gli impegni per docenti e studenti e cresce l'importanza delle attivita' che dovrebbero essere svolte da personale ATA.
Il Governo si appresterebbe a prolungare i termini della possibilita' di trasformare Universita' ed Enti pubblici di ricerca in enti di diritto privato introdotta dall'articolo 28 della finanziaria. E' legittimo temere che, se perdurasse il grave sottofinanziamento di universita' e di enti pubblici di ricerca, essi saranno costretti ad affidarsi, in condizione di necessita' e di debolezza, a fondazioni private cosi' che lo sviluppo e la trasmissione delle conoscenze saranno esposte a politiche e regole che possono compromettere le liberta' dell'insegnamento e della ricerca garantite dalla costituzione.
Nell'accogliere il suo impegno a portare la quota destinata alla ricerca al 2.5% del PIL entro il 2006 , facciamo appello a Lei, al Governo e al Parlamento perche' venga garantita subito, e in ogni caso sin dal 2003, la attribuzione degli indispensabili finanziamenti per il sistema pubblico delle universita' e degli enti di ricerca almeno fino ai livelli previsti dal DPEF del 2001. Stanti i danni provocati quest'anno, se cio' non avvenisse, si avrebbero irreversibili deterioramenti della qualita' della ricerca pubblica e della formazione di livello universitario, che invece, tra molte difficolta', hanno sinora mantenuto standard di notevole livello".
 
 
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