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 ITALIA - ITALIA - Italia. All'Universita' di Perugia ricerche sui trapianti di cellule staminali
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27 maggio 2004 19:43
 
La Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha erogato un contributo di 100 mila euro al Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell'Ateneo di Perugia per sostenere la ricerca nel campo del trapianto di cellule staminali da donatore incompatibile. Il progetto, della durata di un anno, verra' svolto presso il Centro Trapianti della sezione di Ematologia, diretto dal prof. Massimo Fabrizio Martelli con la collaborazione dell'Azienda Ospedaliera di cui e' responsabile il prof. Franco Aversa.
L'esigenza di impiegare nel trapianto di cellule staminali ematopoietiche anche donatori non perfettamente compatibili con il ricevente deriva dal fatto che solo il 25-30% dei pazienti hanno un familiare compatibile e che una minoranza di quelli che cercano un donatore compatibile al di fuori della famiglia riescono a ricevere il trapianto. Molti pazienti, in particolare quelli affetti da forme acute per le quali il trapianto deve essere realizzato in tempi brevissimi, finiscono con non essere trapiantati perche' perdono l'indicazione al trapianto per progressione di malattia o muoiono nell'attesa di trovare un donatore compatibile. Per contro, quasi tutti questi pazienti hanno in genere a disposizione membri della famiglia non compatibili che possono essere impiegati immediatamente come donatori. Negli anni 1980, i tentativi di effettuare trapianti tra soggetti incompatibili sono stati sempre fallimentari a causa dell'elevata mortalita' connessa con il rigetto o con la reazione opposta, la malattia trapianto-contro-ricevente.
Nel corso di questi ultimi 20 anni, il Centro Trapianti Midollo Osseo della Sezione di Ematologia dell'Universita' di Perugia e Azienda Ospedaliera di Perugia, ha messo a punto, dopo una lunga fase sperimentale nel modello murino condotta in collaborazione con il Dipartimento di Immunologia dell'Istituto Weizmann di Israele, una nuova strategia di trapianto che ha consentito di superare con successo la barriera della incompatibilita'. Questa metodologia si basa essenzialmente sulla infusione di una "megadose" di cellule staminali emopoietiche altamente purificate in laboratorio prima dell'infusione nel paziente.
Utilizzando questa strategia, e' stato possibile ottenere in 180 pazienti trapiantati per leucemia acuta ad alto rischio a partire dal Marzo 1993 l'attecchimento delle cellule emopoietiche incompatibili in circa il 100% dei casi ed e' stata, al contempo, ampiamente prevenuta la temibile malattia del trapianto-contro-ricevente.
I risultati in termine di guarigione variano, come in ogni tipo di trapianto di midollo, a seconda della malattia e della fase della malattia al momento del trapianto. Se nei pazienti in fase terminale, e quindi con una prospettiva di sopravvivere ancora per poche settimane, la percentuale di guarigione non supera il 10%, nei pazienti trapiantati in fasi piu' precoci di malattia si ottengono guarigioni superiori al 50%. Questi risultati sono sovrapponibili, e in alcuni casi anche superiori, a quelli conseguiti per analoghe fasi di malattia in pazienti trapiantati da donatori volontari dei registri nazionali e internazionali o da cordone ombelicale.
Questa procedura terapeutica e' innanzitutto una realta' clinica che consente di offrire l'opportunita' del trapianto a tutti i pazienti che ne hanno necessita' senza piu' il vincolo della compatibilita', e poi rappresenta un modello di ricerca per ulteriori applicazioni cliniche.
Accanto all'azione delle Istituzioni, Universita' e Azienda Ospedaliera, preposte a sostenere e finanziare la ricerca scientifica e l'assistenza clinica, ha una particolare rilevanza il contributo deliberato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena al Centro Trapianti dell'Universita' di Perugia necessario per il proseguimento delle ricerche volte a perfezionare i risultati finora raggiunti e ad estendere la procedura di trapianto tra soggetti incompatibili anche a pazienti affetti da altre malattie maligne del sangue.
 
 
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