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 ITALIA - ITALIA - Italia. Le Accademie Nazionali di Medicina, le staminali e l'Ue
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27 maggio 2004 20:11
 
Tutte le linee di cellule staminali, sia quelle adulte che di derivazione embrionale, devono essere oggetto di ricerche scientifiche per sapere quali potrebbero portare dei benefici per la salute umana. Solo sulla base di queste esperienze si potra' ragionare sugli aspetti etici della questione.
E' quanto sostenuto da Giulio Cossu, direttore dell'Istituto di Ricerca sulle cellule staminali Dibit di Milano, nel corso del meeting della federazione delle Accademie Nazionali di Medicina che il 22 e il 23 maggio ha visto riuniti al Policlinico Umberto I di Roma i rappresentanti di ciascuna accademia.
Dall'incontro, spiega Luigi Frati, vice-presidente della Federazione e preside della Facolta' di Medicina e Chirurgia dell'Umberto I, scaturira' nel giro di un mese un documento finale della federazione in materia di ricerca sulle staminali embrionali, che sara' poi presentato alla Commissione Europea per spingere la ricerca in questo ambito.
"E' abbastanza duro comprendere la logica dietro la posizione del Comitato di Bioetica secondo cui bisogna prima vedere gli aspetti etici, poi quelli scientifici della questione", ribadisce a sua volta Frati spiegando che alla consegna del documento si auspica l'apertura della Unione Europea a una visione comunitaria in materia di ricerca sulle staminali embrionali, si' che tutti i membri abbraccino una visione e modi d'agire comuni.
Ci sono circa 31 mila embrioni congelati in Italia e qualcosa come 100-200 mila nella sola Inghilterra, osserva Cossu, basterebbe studiarne un decimo per saperne di piu' in fatto di utilita' clinica delle staminali. D'altronde, afferma lo scienziato, questi embrioni, senza un utero, sono 'cadaveri', quindi usarli come fonte di staminali da utilizzare nelle sperimentazioni e' eticamente identico alla donazione degli organi da cadavere. Ai 'genitori' di questi embrioni spetta la podesta' di decidere se donarli alla ricerca, prosegue Cossu.
E' gia' chiaro che non tutte le patologie possono beneficiare della stessa linea di cellule staminali, spiega lo scienziato, per esempio allo stato attuale delle conoscenze sembra impossibile che una cura per il diabete possa arrivare dalle staminali adulte. Non e' scientificamente sensato, quindi, abbandonare gli studi sulle embrionali.
La valutazione etica da sola e' monca, dichiara Cinzia Caporale, bioeticista e membro del Comitato Nazionale di Bioetica, va integrata a quella scientifica che pero' a sua volta non puo' avere il primato.
Si spera nell'approvazione del documento da parte di tutti i membri della Federazione delle accademie, conclude Frati, perche' la forza del documento sara' importante per produrre un effetto sulla Ue.
 
 
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