testata ADUC
Spagna. Nutrita a forza perché non aveva fatto il testamento biologico
Scarica e stampa il PDF
Articolo di redazione *
17 maggio 2010 11:19
 
Il caso di Maria Antonia Astorga, la paziente in coma alimentata forzatamente da un tribunale di Madrid contro la volontà della sua famiglia, mette in evidenza le difficoltà sul fine vita in Spagna. L'ospedale Infanta Leonor della Comunidad de Madrid ha negato alla famiglia la sospensione della nutrizione artificiale per il fatto che il paziente non aveva lasciato un testamento biologico. Il Ministero della Salute ha preso la parte della famiglia: "Dobbiamo accettare la posizione della famiglia, che è meglio in grado di interpretare la volontà del paziente", ha detto il segretario generale della Sanità, José Martinez Olmos.
Secondo il quotidiano El Pais, il caso assomiglia a quella dell'italiana  Eluana Englaro, morta nel febbraio 2009 dopo una lunga battaglia legale del padre, a seguito della sospensione dell'alimentazione e idratazione. La giustizia italiana ha accettato le testimonianze della famiglia e degli amici di Eluana, da 17 anni in stato vegetativo. In vita, Englaro aveva infatti detto che non avrebbe voluto mai vivere nello stato in cui poi si è ritrovata dopo un incidente stradale.
In Spagna, invece, i giudici di Madrid hanno dato ragione ai medici. ordinando loro di alimentare Maria Antonia, anche se non aveva "alcuna possibilità di recupero o trattamento" dopo l'ictus che l'aveva colpita il 25 novembre scorso.
Martinez Olmos, numero due della Salute, dice che in questi casi "sarebbe logico accettare la volontà della famiglia" perché "sanno come pensa e che cosa avrebbe voluto fare in quella situazione".
I figli di Maria Antonia dicono che non era religiosa e che la sua volontà non sarebbe stata  quella di essere mantenuta in vita artificialmente. La storia delle opinioni e convinzioni del paziente dovrebbe essere importante per decidere come agire negli ultimi momenti della vita.
La legge sull'autodeterminazione del 2002 consente al paziente di rinunciare al trattamento sanitario e prevede che in caso di stato di incoscienza sia la famiglia a decidere.
Ma i legali dell'ospedale Infanta Leonor hanno ritenuto non rinunciabile l'alimentazione artificiale attraverso un sondino nasogastrico in quanto Maria Antonia non aveva lasciato alcun testamento biologico. Per questo, ha fatto ricorso al tribunale. "Ci sono decisioni che non sono facili," ha spiegato il responsabile del ministero, il quale sottolinea che questi casi aumenteranno con l'invecchiamento della popolazione.
"Incoraggiamo tutti a fare un testamento biologico in modo che non vi siano dubbi", ha detto Martinez Olmos, altrimenti decide un giudice nel caso di contrasto fra medici e famiglia. Attualmente circa 60.000 persone hanno fatto il testamento biologico. Il ministero sta lavorando al registro nazionale delle direttive anticipate di trattamento che sarà accessibile da tutti gli ospedali.
Dopo aver lasciato l'ospedale, Maria Antonia Liébana è morta sotto sedazione, seguita a domicilio dai medici Montes Luis e Fernando Marin, dell'associazione per il diritto ad una morte dignitosa "Admd". Il primo medico era stato accusato nel 2005 di aver praticato l'eutanasia a numerosi pazienti presso l'ospedale Legane, ma tutte le accuse sono state archiviate dalla giustizia.

* Articolo tratto dal quotidiano El Pais
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS