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Pazienti in stato vegetativo persistente: reazioni cerebrali migliori del previsto
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Articolo di Rosa a Marca
8 giugno 2010 18:08
 
Bisognerebbe dare più fiducia alle persone in stato vegetativo persistente (coma vigile): recenti esperienze austriache mostrano che essi percepiscono più cose dell'ambiente circostante di quanto si pensi.

Circa un terzo dei pazienti in coma vigile “avverte” più di quanto i normali test clinici lascino intravedere, ciò che può avere conseguenze importanti a livello terapeutico e nei rapporti con chi vive in stato vegetativo magari da decenni. Un'équipe di psicologi dell'Università di Salisburgo, diretti da Manuel Schabus, sta elaborando dei processi diagnostici più attendibili sotto questo profilo.
Di solito, per cercare di misurare quanto un paziente in coma avverta dell'ambiente intorno, si misurano le sue reazioni a stimoli dolorosi, ai suoni o a contatti verbali. Ma ciò non si rivela sempre attendibile. “La persona che non si può muovere, non può nemmeno volgere il capo nella direzione da dove proviene il rumore”, spiega Schabus. “Poiché i pazienti non si possono esprimere attraverso i comportamenti, noi guardiamo direttamente nel loro cervello e misuriamo quello che ci può dire”. “Tramite la misurazione dei flussi cerebrali possiamo analizzare se il cervello mostra le reazioni che ci attendiamo dalle persone sane del gruppo di controllo”.
Sui pazienti in coma vigile, che non danno segni di consapevolezza, o solo minimi, vengono rilevati i flussi cerebrali mentre sono alle prese con diversi compiti verbali o motori. “E lì si vede che i pazienti che ogni tanto danno un segno di percezione consapevole (i cosiddetti pazienti minimally conscious state) reagiscono alle istruzioni con oscillazioni cerebrali più marcate. Ciò indica che comprendono i nostri ordini e percepiscono qualcosa del mondo intorno”. Per esempio, quando sentono il loro nome reagiscono con una maggiore attivazione teta nella corteccia prefrontale.
Nel frattempo, i ricercatori salisburghesi esaminano se questi pazienti abbiano delle fasi ordinate del sonno, ossia una sana “architettura del sonno”. “Ci interessano soprattutto determinati modelli, i cosiddetti fusi del sonno, che indicano se il cervello è ancora ben collegato”. Potrebbe essere un parametro per dare un giudizio sullo stato presente e futuro del malato.
Alla ricerca collaborano alcune cliniche di Vienna, Graz e Salisburgo che assistono persone in stato vegetativo persistente. Sul capo dei pazienti vengono applicati 21 elettrodi per 24 ore, e per poter ottenere dati significativi, essi sono sottoposti per due volte a reazioni cerebrali mediante compiti diversi. Dai primi risultati è emerso un aspetto interessante: “I malati reagiscono soprattutto agli stimoli complessi”, dice Schabus. Mentre i toni deboli attivano poco le regioni cerebrali implicate, una voce nota che pronunci una certa frase suscita reazioni documentabili. “Evidentemente il cervello cerca informazioni significative e filtra ciò che non considera rilevante”, chiarisce lo psicologo, che così conclude: bisognerebbe  dare più fiducia ai pazienti in stato vegetativo persistente.
 
 
 
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