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Germania. Processo a una dottoressa sospettata d'aver causato la morte di otto pazienti
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Articolo di Rosa a Marca
3 marzo 2008 0:00
 
Il 28 febbraio, ad Hannover s'e' aperto il processo a un'oncologa di 58 anni, accusata d'aver somministrato analgesici in dosi tali da procurare la morte prematura di otto persone ricoverate in una clinica di Langenhagen tra il 2001 e il 2003.

La dottoressa era consapevole che la somministrazione di antidolorifici in quelle quantita' avrebbe avuto un esito letale, ha esordito la procura generale, rappresentata da Regina Dietzel-Gropp. Degli otto pazienti in eta' compresa tra i 52 e 96 anni, solo quattro erano malati di cancro, ha proseguito la procuratrice. Tre soffrivano di patologie diverse -polmonite, diarrea, un disturbo all'addome non chiarito; infine, una paziente cardiopatica era ricoverata li' in seguito a una caduta. L'accusa sostiene che, su indicazione della dottoressa, ai pazienti venivano somministrati 20 milligrammi di morfina a distanza di sei ore (per iniezione o infusione), il malato entrava in uno stato di narcosi e poi moriva. Per sei degli otto pazienti, il trattamento con morfina non sarebbe stato nemmeno necessario; per gli altri due si parla di dosi eccessive.

L'internista lavorava in quella clinica dal 1987. Nel 2003 venne coinvolta in un'indagine relativa a un altro medico sospettato di suicidio assistito (vietato in Germania). A seguito di quella vicenda, le fu sospesa provvisoriamente l'abilitazione a esercitare la professione, intanto che la procura indagava su 76 decessi di suoi pazienti. Nel febbraio 2004 scatto' contro di lei un provvedimento di custodia cautelare, concluso dopo tre settimane dietro pagamento di una cauzione. Attualmente lavora in un ambulatorio di medicina preventiva a Bad Salzdetfurth.

Durante la prima udienza la dottoressa e' rimasta in silenzio. In compenso, uno dei difensori ha dato lettura di una sua dichiarazione, con cui respinge l'accusa d'aver procurato intenzionalmente la morte dei pazienti. La dottoressa continua a essere convinta d'aver agito con il consenso dei pazienti, in prevalenza malati cronici e in fase terminale. Questo, fino a quando le e' stata tolta l'abilitazione nel luglio 2003. Il secondo difensore ha spiegato che alla dottoressa premeva soprattutto garantire ai malati terminali una morte dignitosa e senza sofferenze.

Il processo appena iniziato ha grande risonanza mediatica, poiche' e' in gioco anche la definizione di criteri quali accompagnamento alla morte e trattamento del dolore. In Germania l'eutanasia attiva e' proibilta, ed e' proprio questa l'accusa che la Procura muove all'oncologa. Prima che iniziasse l'udienza, varie decine di ex pazienti, sostenitori e collaboratori della dottoressa, hanno dimostrato davanti a tribunale chiedendo la sua assoluzione. "E' sempre stata disponibile, ha sempre parlato molto con le persone e analizzato le situazioni. Non dev'essere condannata", ha sostenuto una sua ex paziente. I dimostranti si sono rivolti anche al legislatore affinche' emani una legge con direttive chiare sul fine vita.

Anche Deutsche Hospiz Stiftung (struttura per l'assistenza ai malati gravi e terminali) si augura che questo processo serva a fare chiarezza sull'uso di oppiacei nel trattamento di persone gravemente malate o in fin di vita. "Oggi ci troviamo in una zona grigia dal punto di vista medico e giuridico", afferma il suo direttore Eugen Brysch. "Non e' che con la medicina palliativa si muoia prima", risponde agli oppositori delle terapie palliative. Al contrario, questo tipo di trattamento permette al malato terminale di gestire consapevolmente il tempo che ancora gli resta da vivere.
 
 
 
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