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Gb. Uomo condannato a tre anni per assistenza al suicidio. Chiesa di Halifax: condanna eccessiva
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Articolo di Redazione
25 maggio 2007 0:00
 
Condanna a vita e minimo di tre anni di carcere per l'uomo che ha aiutato la moglie a morire dopo che la stessa lo aveva pregato di aiutarla a morire. Questa la sentenza della Corte reale di Liverpool contro Frank Lund, per aver soffocato la moglie Patricia, 65 anni, con un cuscino ed una busta di plastica lo scorso settembre.

Lund ha detto ad un giudice del tribunale di Liverpool che si era rifiutato ripetutamente di assisterla fino a quando non ha ceduto nell'agosto del 2006. Un commercialista in pensione, Lund ha detto alla giuria di essersi deciso dopo aver visto un programma televisivo in cui alcune persone famose dichiaravano di volere un aiuto a morire: "Era uno scenario ipotetico in cui tre persone conosciute parlavano di come si sarebbero aiutate reciprocamente a togliersi la vita con vari meccanismi, tra cui il soffocamento tramite una busta di plastica".
La decisione l'ha presa il 17 agosto dopo una "discussione tristissima" con la moglie, che gli ribadiva il suo diritto a scegliere. "Non so perche' ho cambiato idea. Forse per stanchezza, ma quelle parole mi hanno davvero convinto che lei avesse il diritto di scegliere. Sono andato a letto e la mattina seguente era tutto chiaro nella mia mente".
Ha detto di aver fatto un giuramento solenne alla compagna: l'avrebbe aiutata a morire con dignita', nel suo letto, quando lei voleva. Il 1 settembre e' arrivato il giorno in cui la moglie ha detto "oggi e' il momento. Voglio morire oggi".
Cosi' e' andato a comprare quasi cento pasticche di paracetamolo, mazzi di rose e cartoline di addio.
La moglie ha cosi' ingerito le pasticche ed ha cominciato a vomitare, ma si rifiutava di andare in ospedale. Cosi' Lund l'ha aiutata a morire con un cuscino ed un sacchetto di plastica.

La signora Lund soffriva di depressione incurabile ed aveva tentato gia' cinque volte di suicidarsi a partire dagli anni '70.

La Corte ha anche letto la lettera dei figli della signora Lund, Daniel e Stephen, con cui hanno descritto il patrigno come uomo innamorato e dedito "completamente e generosamente" alla moglie e hanno chiesto al giudice di essere indulgente. Per l'avvocato di Lund, i figli hanno ora subito un doppio lutto, la devastazione per la malattia della madre e la sua morte, e ora la perdita del padre adottivo.

Insolitamente, le prime critiche contro la sentenza arrivano dalla Chiesa Cattolica. Padre Kevin Firth, decano di Halifax, definisce i tre anni di carcere una punizione eccessivamente severa: "Gli insegnamenti cristiani e' che la vita debba essere difesa dal concepimento alla morte. La Chiesa cattolica giudicherebbe sbagliato il suicidio assistito ma sembra davvero una sentenza dura viste le circostanze".
Un portavoce dell'associazione per la legalizzazione dell'eutanasia Dignity in Dying ha commentato: "L'attuale legislazione sulla morte assistita non protegge i piu' vulnerabili. Cosi' come stanno le cose, non e' possibile sapere davvero cosa avrebbe voluto Patricia Lund. Se la proposta di legge presentata al Parlamento (Assisted Dying for the Terminally Ill Bill) fosse in vigore, richieste di aiuto nel morire potrebbero essere fatte alla luce del sole".
 
 
 
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