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Francia. La vecchia signora che voleva morire
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Articolo di Cécile Prieur
13 febbraio 2008 0:00
 
Si e' spenta dolcemente, addormentandosi, esattamente come aveva desiderato. I 15 grammi di Pentotal che aveva assunto -un potente ipnotico utilizzato in anestesia- hanno avuto un effetto immediato. La sua testa e' ricaduta pesantemente sul petto, trascinata in un sonno senza sogni. I suoi amici l'hanno posata sul letto della camera d'albergo: qualche istante dopo il suo cuore si e' fermato. Un magistrato della procura, un cancelliere, tre poliziotti e un medico legale sono entrati nella stanza per constatarne il decesso.

Marguerite Messein ha avuto una morte quieta, serena, quella che aveva sempre rivendicato. Il suo suicidio medicalmente assistito, avvenuto il 20 novembre 2007 in un albergo anonimo vicino a Zurigo, in Svizzera, e' stato un atto ponderato a lungo, la conclusione di un percorso di molti anni. A 82 anni, Marguerite Messein e' ricorsa ai servizi di Dignitas, la sola associazione svizzera che offre agli stranieri colpiti da malattia incurabile la possibilita' di morire secondo il loro desiderio. Dopo la morte dell'attrice Maya Simon nelle stesse circostanze, il 19 settembre 2007, la morte di Marguerite Messein porta a diciotto il numero dei francesi che hanno deciso di trasferirsi all'estero per morire.

E' stata una scelta irrevocabile. A immagine della sua figura di donna dalla bellezza imponente che aveva sempre preso in mano il proprio destino. Allevata dalle suore, in rotta di collisione con la sua famiglia alla fine della guerra, e' stata indossatrice, commessa, maschera ed estetista, prima d'aprire una scuola d'estetica che ha diretto fino agli anni 1980. Nel quartiere Gambetta a Parigi, dove ha vissuto tutta la vita, era soprannominata la "dame du Pere-Lachaise" (il piu' noto cimitero civile di Parigi ndr). Tutti i giorni andava a passeggio al cimitero li' vicino, del quale conosceva ogni angolo remoto.

Nel 1982, la prima recidiva di un cancro all'utero la convince ad aderire all'Associazione per il diritto di morire con dignita' (ADMD). All'epoca aveva gia' l'idea di "partire quando e' l' ora". Nel 2000, il suo stato di salute s'aggrava, viene curata per un cancro al colon. Ma e' la morte di suo marito per le complicazioni di un cancro alle ossa, nel gennaio 2003, a forgiare la sua determinazione."Mi ha traumatizzato", raccontava, "e' stato qualcosa di spaventoso. Mio marito non aveva le mie idee, non voleva morire. Era alle cure palliative dell'ospedale des Diaconesses, un servizio formidabile. L'ho visto andare giu', andare giu', con la morfina. Alla fine era molto magro, non aveva piu' nulla di lui. Era assolutamente l'orrore".

Marguerite giura a se stessa che non conoscera' una decadenza fisica come quella. Suo marito e' morto, lei si ritrova sola, senza la famiglia vicina. Da qualche anno ha rotto i ponti con il suo unico figlio. Nel 2006, un attacco cardiovascolare la scombussola e la spinge nel "terrore d'essere impedita" se si ripresenta un nuovo attacco. Allora pensa al suicidio, ma le ripugna l'idea di attentare in modo violento all propria vita. E poi rivendica il diritto di morire in pace. "Ho militato per la battaglia dell'aborto negli anni 1970, d'ora in avanti milito per l'eutanasia", diceva. "Si e' permesso alle donne di gestire la vita, e si impedirebbe alle persone di gestire la loro morte? E' un non-senso, non comprendo perche' la Francia mi neghi questo diritto".

Nel 2006 contatta Dignitas. L'associazione registra la sua adesione, ma la mette al corrente delle difficolta' che incontra nel corrispondere alle sollecitazioni che riceve. "Alcune autorita' del canton Zurigo cercano di ostacolarci nell'adempimento del nostro compito", le scrive l'associazione il 28 marzo 2007. "Abbiamo sempre piu' difficolta' a trovare dei medici disponibili a esaminare i soci di Dignitas e a redigere la ricetta necessaria". Marguerite e' inquieta, teme di non poter arrivare in fondo al suo cammino. Ma la sua volonta' resta salda: ogni quattro mesi, in conformita' allo statuto dell'associazione, riempie un nuovo modulo con la domanda corredata da una lettera con la motivazione.

Qualche giorno prima del suicidio assistito di Maya Simon, Dignitas contatta Marguerite perche' s'incontri con un medico svizzero. L'11 settembre 2007 fa il viaggio a Zurigo accompagnata da Claude Hury, una militante e amica di ADMD, che l'accompagnera' fino alla fine. La vecchia signora e' nervosa, teme di mancare l'ora dell'appuntamento."La cosa ha funzionato a meraviglia, ma era terribilmente seria", ci raccontera' qualche giorno dopo. "Sono stata ricevuta da un medico barbuto dagli occhi blu molto penetranti, una sorta di Babbo Natale. Mi ha tenuto la mano per tutto il colloquio. Voleva verificare se la mia testa fosse tutta a posto, se non fossi depressa ne' sotto qualche influenza". Marguerite gli confida la sua determinazione a farla finita, costi quel che costi."Gli ho detto: se Lei non m'accetta, mi buttero' comunque sotto un treno o da un edificio". Dopo due ore di colloquio, il medico accetta di scrivere la ricetta che consentira' ai membri di Dignitas di ritirare il prodotto letale in farmacia. Poi le chiede di scegliere la data. Marguerite vuole fare presto: sara' il 20 novembre.

Tornata a Parigi, dice di sentirsi "serena", finalmente liberata dall'angoscia che il suo obiettivo le possa sfuggire. Le disposizioni testamentarie gia' regolate -una parte dei suoi beni e' andata all'ospedale des Diaconesses-, si occupa delle esequie, organizza con le pompe funebri l'accoglienza dell'urna che conterra' le sue ceneri. Sceglie le partecipazioni per la cerimonia al Pere-Lachaise, decide la lista degli invitati.

Qualche giorno prima della sua morte, sembrava piu' viva che mai. Nel suo grande appartamento haussmanniano, impregnato dell'odore inebriante del suo profumo, rivisitava i suoi ricordi, sfogliava gli album di fotografie, la sua nostalgia. Lo strano conto alla rovescia non pareva pesarle. "E' abbastanza curioso, conto i giorni", spiegava semplicemente. "Non sono ancora partita, ma non sono nemmeno del tutto qua. Sono tra due acque. E' come abbandonare una sponda. Ho un solo timore, di non arrivare". Qualche rimpianto, dei dubbi a volte? "Nessuno, sono sola, voglio farla finita. Non si puo' vivere senza amore. Ci vuole quel calore, quella presenza, se no e' impossibile".

Place Gambetta, un'indiscrezione e la notizia s'espande. Uno dopo l'altro, intimi e meno intimi, vicini, commercianti, amici, vengono a dirle addio. "E' una cosa inattesa, non ci pensavo, mi sconvolge un po'" La gente mi dice: "Ma non e' possibile fare una cosa simile, noi ci siamo, ti vogliamo bene..." Alcuni piangono, quasi quasi tocca a me consolarli". Il suo medico curante passa a trovarla a piu' riprese per indurla a rinunciare. Le sue buone intenzioni la esaperano. "Non sono una sventatella, non ho preso questa decisione alla leggera...", e' solita ripetere.

La vicenda di Marguerite Messein disturba. Venerdi' 16 novembre, l'antivigilia della partenza per la Svizzera, due poliziotti suonano alla porta. Avvertiti da una voce annima sulla sua intenzione di darsi la morte, tentano di dissuaderla dal partire per la Svizzera. Marguerite difende il suo buon diritto. I poliziotti se ne vanno, non senza averle suggerito misteriosamente di "fare attenzione ai controlli".

La vecchia signora e' presa dal panico all'idea che le si possa impedire di lasciare il Paese. Due giorni dopo, abbandona come una ladra il suo domicilio con Claude Hury che l'accompagna in macchina. Ritrova la serenita' solo nei luoghi della sua infanzia, a Thoissey, piccolo comune dell'Ain, dove viveva sua nonna, e dove le due donne fanno una sosta.

La mattina del 20 novembre, data programmata per il suo decesso, esse sono a Zurigo, in un piccolo albergo senza insegna. Telefonata di Dignitas: l'ufficio federale del Cantone ha ricevuto una lettera dalla Francia in cui si sostiene che Marguerite e' stata manipolata per due anni e che non e' piu' del tutto in se'. "Era molto contrariata", racconta oggi Claude Hury. "Diceva che fino alla fine le si voleva ostacolare la strada, il suo desiderio di farla finita". Alle 11.00, un poliziotto e un medico legale svizzero vengono a interrogarla e si rinchiudono con lei. Ancora una volta, la sua coscienza e la sua determinazione vengono soppesate. Poi, il medico legale esce, e fa segno a Claude Hury che nulla ormai puo' piu' opporsi alla sua volonta'.

Da quale momento, tutto procede molto in fretta. Due membri di Dignitas entrano nella camera d'albergo, preparano il letto rivestendolo di plastica. Seduta su una poltrona, Marguerite s'intrattiene per l'ultima volta con Claude e una coppia di vicini venuti da Parigi per accompagnarla negli ultimi istanti. Li abbraccia. In mano ha una foto di lei con il marito. Poi prende un antivomito. Gli svizzeri le dicono che puo' ancora rinunciare. Lei scuote la testa e tende la mano verso il Pentotal. Mentre lo beve, i membri di Dignitas la filmano. Come ultima prova che la sua morte e' volontaria e consenziente.

Tratto da Le Monde del 12-02-2008 (trad. di Rosa a Marca)
 
 
 
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