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Francia. Maia Simon: "Deploro i tabu' della Francia"
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Articolo di Rosa a Marca
25 settembre 2007 0:00
 
Malata di cancro, l'attrice francese Maia Simon la settimana scorsa e' andata in Svizzera per fare ricorso al "suicidio medicalmente assistito". Riportiamo qui ampi stralci di un'intervista che aveva rilasciato all'emittente radiofonica RTL e trasmessa il giorno dopo la sua morte.
E' un'arringa post mortem. Prima di morire l'attrice spiega che "deplora l'ipocrisia in Francia e i tabu'" sull'argomento. "Perche' se io parto perche' mi piace compiere questo viaggio, ci sono persone che preferirebbero restare a casa in famiglia e non hanno nessuna voglia d'andare all'estero a compiere questa cosa", ha spiegato nell'intervista. "Lo fanno comunque, perche' trovano sempre delle persone che le possono aiutare. Ma e' assolutamente ignobile giacche' i medici o gli anestesisti rischiano d'essere puniti. Sono ridicoli tutti quei medici che sono un po' reazionari o tutte quelle persone che sono troppo religiose e che vogliono imporre il loro punto di vista a tutti". Maia Simon ha reso partecipi gli ascoltatori del "degrado" del suo corpo e ha spiegato come ha organizzato il suo "ultimo viaggio". "Non e' solo il polmone, sono tante piccole cose che non vanno piu' e sento che arrivo al limite, ossia che soffoco, che non posso piu' uscire e che ci sono un sacco di altre cose che si deteriorano. Penso che sia il momento buono per farlo" "Poiche' il problema con una malattia come questa e' che si possono superare delle fasi e poi, bruscamente, ti ricoverano in ospedale e allora s'entra nel cerchio infernale delle cure, anche se si rifiuta la chemio", cosa che lei ha fatto. "Anziche' aspettare la morte in maniera passiva, organizzo il mio ultimo viaggio con la mia famiglia e i miei amici. Poiche' non abbiamo la possibilita' di fare questa cosa in Francia, sono obbligata ad andare all'estero. In un certo senso l'idea mi seduce poiche' mi da' la possibilita' di una scappata (...). E quando arrivero' la', sara' il grande balzo".
Maia Simon nell'ottobre 2006 aveva aderito all'Associazione per il diritto a morire con dignita' (ADMD). Quest'associazione francese milita per la legalizzazione dell'eutanasia attiva "a condizioni ben precise, per persone che si trovino in uno stadio avanzato di una malattia incurabile, o in uno stato di dipendenza incompatibile con la loro dignita'", ha spiegato il suo presidente. "Come facciamo in casi simili, abbiamo sottoposto Maia Simon alla nostra commissione medica, poi l'abbiamo messa in contatto con l'associazione svizzera Dignitas, che e' presieduta da un medico e assiste le persone che hanno preso quella decisione", ha detto. Dignitas, insieme ad Exit e' una delle associazioni che fornisce una pozione letale ai candidati al suicidio, che devono prendere loro stessi. "All'inizio non e' stato facile fargli accettare la mia decisione", spiega Maia Simon nella sua testimonianza sonora. "E poi, a poco a poco hanno comunque compreso (...) che cio' che sceglievo era essenziale per me. Dunque, sono andati al di la' dei loro a priori e delle loro paure". Ha poi spiegato: "Una delle mie grandi ossessioni era lo stato di dipendenza e di decadenza. Ho accompagnato mia madre che e' morta di cancro anche lei (...). Quando si e' in un centro di cure palliative, s'aspetta la morte in modo passivo, non si fa praticamente piu' nulla, si e' un po' in uno stato vegetativo. Io sono stata una nomade, sempre tra due viaggi. Se non ho piu' la liberta' di andarmene a caracollare all'estero, e' come se m'assassinassero, come se fossi ridotta a un uccellino in gabbia".
 
 
 
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