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Europa. Appuntamento con la dolce morte, l'eutanasia ha bisogno di un quadro normativo
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Articolo di Redazione
19 ottobre 2007 0:00
 
In Belgio, come in Svizzera o nei Paesi Bassi, si fissa una data, s'invitano parenti e amici e magari anche un'infermiera o un medico di fiducia, per un appuntamento programmato con la dolce morte, in un quadro assolutamente legale. Liberato dall'angoscia di morire in solitudine, come avviene nel 20% dei decessi in ospedale, il malato si prepara, i parenti pure, e l'istante della morte scelta e' sereno, hanno affermato le associazioni che militano per l'eutanasia, a margine di un incontro che le associazioni europee hanno tenuto venerdi' e sabato a Strasburgo. "E' un'esperienza vissuta come favolosa", spiega Jacqueline Herremans, presidente della Federazione mondiale dell'associazione per il diritto a morire con dignita' (ADMD) e presidente dell'associazione belga. Per non intristire i momenti sereni futuri, le date scelte per l'evento evitano il compleanno di una persona cara, le festivita' o gli esami, ad esempio. Oppure ci si preoccupa di dare a un figlio il tempo per rientrare dall'estero.
Dolori fisici che nessuno puo' piu' alleviare (sono il 5%-10% dei casi), malattie degenerative gravi, incurabili e irreversibili: questi i motivi piu' frequenti di ricorso all'eutanasia in Belgio dopo la sua legalizzazione nel 2002. Si tratta spesso di cancro dopo cure palliative di lunga durata (83% dei casi) con dolori, spossatezza, piaghe, ostruzioni digestive, ripetute emorragie. Ma anche sofferenze psichiche quali dipendenza, perdita di dignita', disperazione. In Belgio vengono dichiarati 30-40 casi di eutanasia al mese, lo 0,5% dei decessi. Ma su dieci domande (per lo piu' dopo una diagnosi infausta), solo due vengono eseguite. Il 40% dei suicidi assistiti ha luogo in casa del paziente.
L'inquadramento legale dell'eutanasia, com'e' praticata in Belgio, ad esempio, e' una necessita' assoluta, giacche' i medici, gli infermieri o la cerchia famigliare del paziente agiscono "comunque" per porre fine alle sue sofferenze, che viva in Portogallo, in Francia o in Germania -sostiene la presidente della federazione mondiale (37 i Paesi rappresentati). "Non bisogna chiudere gli occhi, il 40% delle decisioni mediche ha un impatto sulla vita dei pazienti", insiste la giurista. Risultato: le decisioni non sono sempre adattate al paziente, poiche' spesso vengono prese di nascosto "per paura di denunce". "In Francia, tutti i processi per eutanasia sono scaturiti da una denuncia", ha ricordato la signora Herremans. Inoltre, secondo Jean-Luc Romero, presidente di ADMD-France, la legalizzazione dell'eutanasia permetterebbe d'evitare la morte orribile degli anziani, i quali, nel 40% dei casi tra chi si suicida, decide di farlo per impiccaggione.
La legge che in Svizzera autorizza il suicidio assistito ha consentito di dare "sicurezza e tranquillita'" al paziente, ma anche alla sua famiglia e al medico, afferma la presidente elvetica di ADMD, Elke Baezner. (Afp)
 
 
 
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