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Il dialogo impossibile
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Articolo di Pietro Yates Moretti
13 luglio 2006 0:00
 
"No alla liberta' dell'individuo come soggetto autonomo"
(Benedetto XVI - Valencia, 9 luglio 2006)

Parto con una constatazione: il dialogo sul tema dell'eutanasia -ma anche su testamento biologico, aborto, ricerca con le cellule staminali embrionali- e' impossibile. Lo sa bene anche chi invoca e partecipa a tavoli di discussione, dibattiti, ed in generale al dialoghiamismo. Si scontrano infatti due visioni dell'uomo inconciliabili. Ogni concessione nell'una o nell'altra direzione non puo' che essere percepita dall'una e dall'altra parte come il disconoscimento di principi e dogmi irrinunciabili. Questo non per la cattiva volonta' delle parti, ma per la natura delle convinzioni di cui sono portatrici. Quando si invita, anche da parte nostra, ad un dibattito concreto su temi come l'eutanasia, non lo si fa' per convincere l'altra parte, ma per informare e convincere coloro che una parte non l'hanno ancora scelta definitivamente.

Il tema della vita e della morte, di cui l'eutanasia e' espressione estrema, e' il fronte piu' avanzato di una battaglia fra chi crede nella centralita' dell'individuo e della sua autonomia, e chi invece crede in valori universali che trascendono l'uomo.

Da una parte, quindi, quel "very simple principle" con cui John Stuart Mill dichiarava l'individuo sovrano di se stesso laddove le sue azioni non sono lesive di altri individui. Lo Stato non puo' regolare -censurando o premiando- comportamenti, scelte, opinioni di un singolo individuo se non vi e' un dimostrabile danno procurato alla societa'. Una posizione che -con imprecisione ma per comodita' chiameremo liberale- ha come punto di partenza l'individuo e da questo trae le regole che ne proteggono la sovranita' e favoriscono la sua realizzazione.

L'altra posizione ha come punto di partenza alcuni principi assoluti (oggi in Italia prevalentemente di derivazione cattolica) da cui sono estratte le regole di convivenza fra individui. L'inviolabilita' di principi prevale sull'autonomia individuale. Nel caso dell'eutanasia, alla liberta' di scegliere sul proprio corpo e sulla propria vita, la posizione "trascendentale" oppone una Verita' assoluta: la sacralita' della vita.

Il dialogo fra queste due visioni puo' apparire spesso possibile in quanto su alcune -forse anche molte- aree vi e' fra queste sostanziale convergenza. Siamo tutti d'accordo che stuprare un bimbo di pochi anni deve essere vietato, punito e possibilmente prevenuto. Lo sostiene il liberale in quanto trattasi di una azione di un individuo lesiva di un altro individuo. Lo sostiene il trascendentale cattolico in quanto peccato mortale che viola la morale cristiana (checche' ne dicano i piu' maliziosi quando ricordano come proprio la Chiesa cattolica stia collezionando numerosissime condanne negli Stati Uniti per violenze sessuali su minori perpetrate da preti).

Ma la convergenza su temi che ci appaiono oggi scontati non e' sempre stata -e non necessariamente rimarra'- tale, come certamente non lo e' oggi in moltissimi Paesi. Nessuno in Italia si sognerebbe mai di condannare a morte una donna stuprata per aver violato il sacro vincolo dell'unione matrimoniale. Eppure questo accade oggi in Paesi dove la legge dello Stato deriva da quella religiosa. E cio' non e' sempre e solo il frutto di uno Stato che impone per legge i dogmi di una religione, ma di qualsiasi societa' che non pone i diritti della singola persona al centro del proprio codice di autoregolamentazione. La liberta' di opinione, il diritto di autodeterminazione, la democrazia, i diritti delle minoranze, e la liberta' di culto sono tutti figli della centralita' dell'individuo.

Un dialogo impossibile, quindi, se non fosse per occasionali e fortuite coincidenze di obiettivi. Ma al cattolico, al fedele, e -con disperato scetticismo- al rappresentante delle istituzioni cattoliche, chiedo di riflettere su una fondamentale, straordinaria differenza che separa queste due visioni inconciliabili e non comunicanti della vita. Una legge che legalizzasse l'eutanasia non imporrebbe a nessuno di terminare la propria vita (se lo facesse, si chiamerebbe omicidio); al contrario, l'odierno divieto dell'eutanasia, per il quale si battono in primis i gruppi religiosi, impone a tutti (nessuno escluso) lo stesso comportamento e lo stesso concetto di vita. In altre parole, l'approccio liberale non preclude, ma anzi protegge ferocemente, tutte le idee e comportamenti individuali; la visione trascendentale, basandosi su Verita' che appunto superano l'uomo, annienta ogni visione dissonante e blasfema.

La Chiesa cattolica ha naturalmente il diritto di esprimere le proprie convinzioni. Essa pero' ha sfortunatamente scelto di influenzare direttamente il processo legislativo, e non semplicemente le coscienze dei fedeli, per dare forza e (pre)potenza di legge ai propri dogmi. Questo sarebbe accettabile ed anche doveroso qualora fosse approvata una legge che limitasse la liberta' di scelta e di coscienza del fedele. Ma grazie soprattutto ad un legislatore debole e poco autonomo, la Chiesa si adopera affinche' la visione sacrale della vita rimanga regola -e non libera scelta- per tutti. Questo vale per l'eutanasia, ma anche per il testamento biologico, per l'aborto, per la ricerca con le cellule staminali embrionali, per le unioni di fatto e matrimoni gay, ecc. ecc.. Per questo motivo le gerarchie cattoliche sono il piu' grande ed efficace nemico della liberta' individuale. Ed ecco il loro motto nelle parole di Papa Benedetto XVI: "No alla liberta' dell'individuo come soggetto autonomo".

Un invito ai cattolici, elettori e legislatori: non dimenticatevi mai che nel nome di ideologie, dogmi, principi universali, filosofie, etiche (e ora anche bioetiche?) di Stato, e' stata spesso soffocata la liberta' dell'individuo, ivi inclusa la sua liberta' di credere e celebrare il proprio Dio cristiano.

Lo scontro sull'eutanasia, sul testamento biologico, sulla ricerca con le cellule staminali embrionali, potrebbe anche apparire piccolo ed irrilevante di fronte ai gravi conflitti che sconvolgono il mondo. Ma non e' cosi'. Esso rappresenta il fronte interno di un piu' vasto confronto, talvolta violento, fra liberta' e totalitarismo.
 
 
 
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Articolo di Pietro Yates Moretti
13 luglio 2006 0:00
 
"No alla liberta' dell'individuo come soggetto autonomo"
(Benedetto XVI - Valencia, 9 luglio 2006)

Parto con una constatazione: il dialogo sul tema dell'eutanasia -ma anche su testamento biologico, aborto, ricerca con le cellule staminali embrionali- e' impossibile. Lo sa bene anche chi invoca e partecipa a tavoli di discussione, dibattiti, ed in generale al dialoghiamismo. Si scontrano infatti due visioni dell'uomo inconciliabili. Ogni concessione nell'una o nell'altra direzione non puo' che essere percepita dall'una e dall'altra parte come il disconoscimento di principi e dogmi irrinunciabili. Questo non per la cattiva volonta' delle parti, ma per la natura delle convinzioni di cui sono portatrici. Quando si invita, anche da parte nostra, ad un dibattito concreto su temi come l'eutanasia, non lo si fa' per convincere l'altra parte, ma per informare e convincere coloro che una parte non l'hanno ancora scelta definitivamente.

Il tema della vita e della morte, di cui l'eutanasia e' espressione estrema, e' il fronte piu' avanzato di una battaglia fra chi crede nella centralita' dell'individuo e della sua autonomia, e chi invece crede in valori universali che trascendono l'uomo.

Da una parte, quindi, quel "very simple principle" con cui John Stuart Mill dichiarava l'individuo sovrano di se stesso laddove le sue azioni non sono lesive di altri individui. Lo Stato non puo' regolare -censurando o premiando- comportamenti, scelte, opinioni di un singolo individuo se non vi e' un dimostrabile danno procurato alla societa'. Una posizione che -con imprecisione ma per comodita' chiameremo liberale- ha come punto di partenza l'individuo e da questo trae le regole che ne proteggono la sovranita' e favoriscono la sua realizzazione.

L'altra posizione ha come punto di partenza alcuni principi assoluti (oggi in Italia prevalentemente di derivazione cattolica) da cui sono estratte le regole di convivenza fra individui. L'inviolabilita' di principi prevale sull'autonomia individuale. Nel caso dell'eutanasia, alla liberta' di scegliere sul proprio corpo e sulla propria vita, la posizione "trascendentale" oppone una Verita' assoluta: la sacralita' della vita.

Il dialogo fra queste due visioni puo' apparire spesso possibile in quanto su alcune -forse anche molte- aree vi e' fra queste sostanziale convergenza. Siamo tutti d'accordo che stuprare un bimbo di pochi anni deve essere vietato, punito e possibilmente prevenuto. Lo sostiene il liberale in quanto trattasi di una azione di un individuo lesiva di un altro individuo. Lo sostiene il trascendentale cattolico in quanto peccato mortale che viola la morale cristiana (checche' ne dicano i piu' maliziosi quando ricordano come proprio la Chiesa cattolica stia collezionando numerosissime condanne negli Stati Uniti per violenze sessuali su minori perpetrate da preti).

Ma la convergenza su temi che ci appaiono oggi scontati non e' sempre stata -e non necessariamente rimarra'- tale, come certamente non lo e' oggi in moltissimi Paesi. Nessuno in Italia si sognerebbe mai di condannare a morte una donna stuprata per aver violato il sacro vincolo dell'unione matrimoniale. Eppure questo accade oggi in Paesi dove la legge dello Stato deriva da quella religiosa. E cio' non e' sempre e solo il frutto di uno Stato che impone per legge i dogmi di una religione, ma di qualsiasi societa' che non pone i diritti della singola persona al centro del proprio codice di autoregolamentazione. La liberta' di opinione, il diritto di autodeterminazione, la democrazia, i diritti delle minoranze, e la liberta' di culto sono tutti figli della centralita' dell'individuo.

Un dialogo impossibile, quindi, se non fosse per occasionali e fortuite coincidenze di obiettivi. Ma al cattolico, al fedele, e -con disperato scetticismo- al rappresentante delle istituzioni cattoliche, chiedo di riflettere su una fondamentale, straordinaria differenza che separa queste due visioni inconciliabili e non comunicanti della vita. Una legge che legalizzasse l'eutanasia non imporrebbe a nessuno di terminare la propria vita (se lo facesse, si chiamerebbe omicidio); al contrario, l'odierno divieto dell'eutanasia, per il quale si battono in primis i gruppi religiosi, impone a tutti (nessuno escluso) lo stesso comportamento e lo stesso concetto di vita. In altre parole, l'approccio liberale non preclude, ma anzi protegge ferocemente, tutte le idee e comportamenti individuali; la visione trascendentale, basandosi su Verita' che appunto superano l'uomo, annienta ogni visione dissonante e blasfema.

La Chiesa cattolica ha naturalmente il diritto di esprimere le proprie convinzioni. Essa pero' ha sfortunatamente scelto di influenzare direttamente il processo legislativo, e non semplicemente le coscienze dei fedeli, per dare forza e (pre)potenza di legge ai propri dogmi. Questo sarebbe accettabile ed anche doveroso qualora fosse approvata una legge che limitasse la liberta' di scelta e di coscienza del fedele. Ma grazie soprattutto ad un legislatore debole e poco autonomo, la Chiesa si adopera affinche' la visione sacrale della vita rimanga regola -e non libera scelta- per tutti. Questo vale per l'eutanasia, ma anche per il testamento biologico, per l'aborto, per la ricerca con le cellule staminali embrionali, per le unioni di fatto e matrimoni gay, ecc. ecc.. Per questo motivo le gerarchie cattoliche sono il piu' grande ed efficace nemico della liberta' individuale. Ed ecco il loro motto nelle parole di Papa Benedetto XVI: "No alla liberta' dell'individuo come soggetto autonomo".

Un invito ai cattolici, elettori e legislatori: non dimenticatevi mai che nel nome di ideologie, dogmi, principi universali, filosofie, etiche (e ora anche bioetiche?) di Stato, e' stata spesso soffocata la liberta' dell'individuo, ivi inclusa la sua liberta' di credere e celebrare il proprio Dio cristiano.

Lo scontro sull'eutanasia, sul testamento biologico, sulla ricerca con le cellule staminali embrionali, potrebbe anche apparire piccolo ed irrilevante di fronte ai gravi conflitti che sconvolgono il mondo. Ma non e' cosi'. Esso rappresenta il fronte interno di un piu' vasto confronto, talvolta violento, fra liberta' e totalitarismo.
 
 
 
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