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Colombia. Un medico racconta come e perche' applica l'eutanasia
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Articolo di Rosa a Marca
3 ottobre 2007 0:00
 
Il quotidiano El Tiempo pubblica la testimonianza di un medico colombiano, Gustavo Alfonso Quintana, che ha applicato l'eutanasia a 35 persone, malati terminali, tra cui un bambino di undici mesi. "Per me e' un atto d'amore verso il paziente, non di compassione". E aggiunge che non si pente di nessuno dei casi in cui e' intervenuto. "Credo, profondamente, che la gente abbia il diritto di scegliere quando morire". "La gente che non puo' avere una vita piena ha il diritto di scegliere una morte degna". Ricorda che la prima persona cui ha prestato aiuto a morire e' stato un famigliare colpito da un tumore cerebrale e che viveva in stato vegetativo. Quintana, che ha un consultorio privato a Bogota', spiega che la prima volta cui ha pensato all'eutanasia e' stato per se stesso, 25 anni fa, quando, in un incidente stradale fu sul punto di rimanere paralizzato. "Subii un trauma cranioencefalico e mi schiacciai due vertebre della colonna. Quando mi portarono in ospedale sentii che si stavano addormentando le braccia e le gambe. Supplicai un collega che, se mi fosse venuta una lesione cerebrale, non mi facessero niente". In quel momento comprese che "la vita vale la pena solo se e' piena e la morte non dev'essere legata al dolore, alla sofferenza". Sostiene che quando la malattia e' terminale non si puo' "prolungare la vita ostinatamente, bensi' vigilare affinche' la morte -che e' parte della vita- sia di qualita'".
Ha spiegato che una volta studiato il caso del paziente, e che questi decida di voler morire, inizia un iter di preparazione con la famiglia perche' "ci sia un processo d'accettazione che dura, in media, due settimane". Il percorso lo realizza in casa del paziente, poiche' e' "il luogo migliore per morire", e ha chiarito che invita il paziente a riconciliarsi con l'umanita', giacche' questa e' "un'opportunita' che non ha tutta la gente che muore". La procedura inizia con un sonnifero, poi applica tre volte la dose normale dell'anestesia generale e infine inietta il cloruro di potassio, in modo che il cuore si rilassi e smetta di battere senza dolore e senza sofferenze. Ha ricordato il caso di un uomo con un cancro alle ossa, il quale, prima di morire, chiese alla sua sposa se lo avesse perdonato, "e lei gli rispose si', ti ho perdonato tutto. In quel momento non riuscii a trattenermi e mi misi a piangere. Fu un momento molto duro". Ha citato anche il caso di un bambino malato di 11 mesi cui ha applicato l'eutanasia dopo che la madre era stata consigliata dai medici di lasciarlo morire di fame. "E tuttavia ricordo quello che mi disse: dottore, fin quando pensa che possa tollerare il pianto di mio figlio e di lasciarlo morire di fame?. Allora ricordai che dovevo mettermi nei panni del mio paziente e pensare: se fossi io quel paziente chiederei l'eutanasia?
In Colombia l'eutanasia e' permessa da dieci anni, benche' la sua pratica non sia regolamentata per legge.
 
 
 
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