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Canada. Aiuto al suicidio ed eutanasia: "non c'e' vuoto giuridico"
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Articolo di Brigitte Saint-Pierre
5 giugno 2007 0:00
 
Da alcuni anni, periodicamente, si alzano voci che chiedono la depenalizzazione dell'eutanasia e dell'aiuto al suicidio per persone colpite da malattie degenartive o fortemente debilitanti. La direttrice dei programmi di diritto e delle politiche per la sanita' all'Universita' di Sherbrooke, Suzanne Philips-Nootens, ritiene che certe questioni importanti restino occultate nel dibattito che ruota attorno a questi temi, e afferma che i pazienti che lo desiderano possono gia' oggi optare per la cessazione dei trattamenti. Contrariamente a quanto si sente dire talvolta, in Canada non esiste un "vuoto giuridico" riguardo alla sospensione dei trattamenti, l'aiuto al suicidio o l'eutanasia, afferma la professoressa. L'interruzione dei trattamenti in Canada e' legale. Una persona, alla quale i trattamenti non diano piu' alcun giovamento, puo' chiedere che vengano interrotti. E in questa stessa ottica, e' permesso cessare d'alimentare e idratare un malato in fin di vita. Viceversa, l'aiuto al suicidio non e' autorizzato ed e' illegale l'eutanasia, ossia il dare intenzionalmente la morte ad altri per porre fine alle sue sofferenze.
Quando casi di persone che hanno aiutato a morire un parente malato o fortemente handicappato arrivano sulle prime pagine dei giornali, li si presenta spesso come soggetti coraggiosi e animati da amore e compassione, dice la professoressa che e' impegnata in ricerche di diritto, etica e medicina moderna. "Se si legge di questi casi e ci si ferma a riflettere, si nota una carenza di risorse e una carenza di sostegno sociale e medico. Vi si coglie soprattutto un'impressione di disperazione", afferma. La giurista, che e' anche medico di formazione, pensa che in questo dibattito ci siano delle questioni importanti nascoste. Osserva una certa confusione tra le nozioni di dignita' e di liberta'. Le persone favorevoli alla legalizzazione dell'eutanasia o dell'aiuto al suicidio invocano spesso la dignita' quando, di fatto, e' piuttosto in gioco la liberta' di scegliere il momento e le condizioni della propria morte. "La societa' deve porsi al servizio di una mia scelta?", si chiede. La professoressa segnala che i disegni di legge sulla legalizzazione dell'eutanasia o l'assistenza al suicidio concernono generalmente persone capaci di prendere una decisione e di comunicarla. Ora, le "persone incapaci" hanno anch'esse diritto alla dignita' quanto le "persone capaci", sostiene. Allo stesso modo, "perche' il diritto a non soffrire sarebbe riservato solo alle persone capaci d'intendere?", si domanda. E se si autorizzasse l'eutanasia per persone incapaci "come garantire che siano protette dagli abusi'"? Per la giurista, si confonde spesso la dignita' -il rispetto dovuto all'essere umano- e l'immagine che si ha di se'. Quando si e' in buona salute, non si riesce neppure a immaginare di vivere in certe condizioni. "Il valore dell'essere umano e' piu' profondo", afferma. L'argomento secondo cui sarebbe discriminatorio rifiutare l'assistenza al suicidio a una persona che non puo' farlo da sola, col pretesto che gli altri individui generalmente hanno la possibilita' di porre fine ai loro giorni se lo desiderano, potrebbe essere utilizzato a favore dell'eutanasia, ritiene la giurista. "Si pretende di stabilire una frontiera tra l'eutanasia e l'assistenza al suicidio. Per me, questa frontiera e' illusoria", dice.
L'aiuto al suicidio e l'eutanasia sono permessi in alcuni Paesi o Stati. Nell'Oregon, le persone maggiorenni affette da malattia in fase terminale possono ottenere l'assistenza di un medico per suicidarsi. In Belgio l'eutanasia effettuata da un medico e' autorizzata a precise condizioni. Anche l'Olanda ha legalizzato l'eutanasia e l'assistenza al suicidio da parte di un medico. Nei tre casi, le leggi varate pongono determinate condizioni. Per esempio, il paziente dev'essere in grado di prendere una decisione chiara e di comunicarla. In Canada, il deputato neo-democratico Chris Axworthy, nel 1991 presento' un disegno di legge per depenalizzare l'eutanasia in certe circostanze. Nel 1994, un altro deputato, dello stesso partito, Svend Robinson, propose di legalizzare l'aiuto al suicidio fornito da un medico a un malato in fase terminale. Nel 2005, la deputata bloquiste Francine Lalonde ha depositato un progetto di legge sul "diritto a morire degnamente". "Ogni persona lucida confrontata con un fine vita molto penoso, doloroso, che considera indegno di se', della vita che ha vissuto, della sua condizione di persona libera, deve poter decidere le condizioni in cui vuole morire, ivi compreso se vuole essere aiutata a morire", ha dichiarato alla Camera dei comuni nell'ottobre del 2005. "Una persona puo' vivere piu' facilmente con pienezza un fine vita di sofferenza o una vita anche di limitazioni estreme causate da un corpo che le puo' apparire come una prigione se sa gia' che, qualora questa vita le sembrasse definitivamente insopportabile, potra' essere aiutata a porvi fine con dignita'", aggiunse. Poi, per motivi elettorali, il disegno di legge non pote' essere votato. Ora la signora Lalonde conta di depositarlo nuovamente.
Suzanne Philips-Nootens teme alcune possibili ripercussioni dall'adozione di una legge che autorizzasse l'eutanasia o l'aiuto al suicidio, per esempio sulle persone anziane, che potrebbero sentirsi un peso per la propria famiglia e la societa'. Nell'affaire Sue Rodriguez, che voleva ottenere un aiuto al suicidio, la maggioranza dei giudici della Corte suprema aveva respinto il suo ricorso, invocando il carattere sacro della vita, ha ricordato la giurista. Lei e' favorevole a mantenere le leggi che proibiscono l'eutanasia e l'assistenza al suicidio, "lasciando ai tribunali di dare prova d'indulgenza", quando sia il caso. Ritiene che in questo modo le persone vulnerabili siano piu' protette. La sua richiesta va piuttosto nel senso di potenziare le cure palliative e, in un senso piu' generale, le cure per il fine vita. Se le persone malate fruiscono di buone cure alla fine della vita e sono ben circondate, capita raramente che chiedano l'aiuto al suicidio o l'eutanasia, conclude la professoressa.

Tratto da Le Devoir online del 2 giugno 2007
Traduzione di Rosa a Marca
 
 
 
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