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 MONDO - MONDO - Ritardi, indecisioni e indicazioni ondivaghe. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), a margine dell’emergenza sanitaria, verrà ricordata sopratutto per questo
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Notizia di Redazione
10 giugno 2020 8:18
 
Ieri l’Oms è stata protagonista dell’ennesimo dietrofront, dopo aver sostenuto inizialmente che gli asintomatici non sono «un motore principale» di nuove infezioni da coronavirus. Un’affermazione che ha riscosso le critiche del mondo accademico e scientifico, costringendo Maria Van Kerkhove, PhD, responsabile tecnico dell’Oms e autrice della frase, ad aggiustare il tiro.
«Stavo solo rispondendo a una domanda, non stavo affermando una politica dell’Oms o qualcosa del genere», ha detto la dottoressa. Ribadendo che è stato un «malinteso» affermare che la trasmissione asintomatica è rara a livello globale.
Van Kerkhove ha sottolineato anche che le stime della trasmissione da persone senza sintomi provengono principalmente da modelli che potrebbero non fornire una rappresentazione accurata.
Insomma, nulla di nuovo. L’Oms ci ha abituati a certi scivoloni nella comunicazione. Partendo da quel 28 gennaio quando il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus elogiò apertamente la gestione del governo cinese nonostante la sua Organizzazione non avesse ancora fatto un’ispezione in Cina.
L’Oms farà la sua prima missione sul campo solo 18 giorni dopo, a febbraio, quando il disastro è già avvenuto. L’organizzazione ha inoltre dichiarato la pandemia solo l’11 marzo quando ormai vi erano già più di 100mila casi in tutto il mondo con oltre 4mila morti sparsi in più di cento Paesi, mentre in Italia si contavano già 827 e 12mila positivi.
C’è poi la questione delle indicazioni date in merito al sistema di contenimento nazionale da adottare in questa pandemia. «Un modello da seguire sulla strada di una nuova normalità» definì Mike Ryan, capo del programma emergenze sanitarie, il modello intrapreso dalla Svezia.
La stessa Svezia che lo scorso 3 giugno ha ammesso, tramite l’epidemiologo Anders Tegnell che ha contribuito a decidere la strategia contro il coronavirus, di aver commesso degli errori, e che se si potesse tornare indietro agirebbe in maniera diversa.
Oltre alle critiche che lo accusano di adottare una politica filocinese, l’Oms ha collezionato un album di rettifiche e modifiche in corso d’opera anche sulle disposizione più tecniche. Le mascherine, da principio definite inutili, sono diventate imprescindibile per gli operatori sanitari.
Per poi, pochi giorni fa, raccomandarne l’uso anche ai cittadini: negli spazi dove non è sempre possibile il distanziamento e soprattutto per le persone di oltre 60 anni e a quelle con patologie pregresse.

(articolo di Pietro Mecarozzi, pubblicato su Linkiesta del 10/06/2020)

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