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E' TRA NOI LA MUCCA PAZZA
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Comunicato 
17 aprile 2000 0:00
 


DI FRONTE AD UNA FRANCIA SCIENTIFICAMENTE DISARMATA, OCCORRE INTERVENIRE SUBITO CON UN EMBARGO PER EVITARE CHE ANCHE IN ITALIA SUCCEDA COME IN QUEL PAESE, DOPO LE LEGGEREZZE VERSO QUELLO CHE SUCCEDEVA IN GRAN BRETAGNA.
IL PREZZO ECONOMICO E' ALTO, MA MINORE DEL PERICOLO SANITARIO.

Firenze, 17 Aprile 2000. Il ministro francese dell'agricoltura, Jean Glavany, in un'intervista al quotidiano Le Monde, e' stato molto esplicito: l'epidemia della mucca pazza e' tutt'altro che sotto controllo. Anzi. Mentre in Gran Bretagna (dove si continua a registrare il piu' alto numero di casi) le infezioni sono in calo, non e' cosi' in Francia: l'epidemia e' piu' recente rispetto alla Gran Bretagna, e, nonostante le precauzioni sui mangimi animali (ritenuti i principali responsabili) risalgono al 1991, le infezioni sono in aumento.
E' noto che la Francia non ha levato l'embargo alla carne britannica, cosi' come stabilito dalla Comunita' a partire dallo scorso 1 agosto, e per questo e' stata deferita alla Corte di Strasburgo. Nello stesso tempo sta predisponendo una mappatura e controllo su tutto il bestiame a rischio.
Ma, nonostante questo, le certezze scientifiche cominciano a venire meno, tant'e' che lo stesso Glavany ha avanzato l'ipotesi di una infezione che arriva da strade sconosciute ("la misteriosa terza via" -dopo quella ereditaria da vacca a vitello, e quella alimentare da farine animali con carne e ossa infette).
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Una situazione e una preoccupazione che fa riflettere, e ci fa leggere la ricerca della "misteriosa terza via" come un'appello a tutta la comunita' scientifica mondiale, sui limiti e la sottovalutazione che fino ad oggi sono stati fatti del fenomeno; sia da parte della scienza che da quelle istituzioni che -rispondendo a logiche politiche disgiunte da quelle sanitarie- hanno levato l'embargo alla carne britannica.
E' chiaro che quello che sta succedendo alla Francia ci riguarda direttamente, come consumatori italiani, europei e mondiali. Pensare che sia un fenomeno circoscritto a quella nazione e a quel territorio, significa perseverare testardamente negli errori fino ad oggi compiuti, quando si e' creduto che l'embargo da una parte e l'abbandono -di fatto- della ricerca scientifica delle cause alla sola Gran Bretagna dall'altra, fossero di per se' risolutivi. (Stendiamo un velo pietoso sulla commissione scientifica comunitaria, che ha dimostrato di essere essenzialmente il braccio delle necessita' politiche della Commissione -oggi- di Romano Prodi). Quello che succede in Francia e' il risultato di questa politica capace solo di sminuire i pericoli della realta' e non investire in prevenzione e informazione.
A nostro avviso ci sono i termini per interventi immediati, senza aspettare i pachidermi comunitari. Nel nostro Paese -cosi' come per molti altri in Europa- la Francia alimentare e' di casa, e occorre subito un embargo verso le sue carni bovine, e relativi prodotti derivati.
Ci rendiamo conto del danno economico che questo significa, ma dietro l'angolo c'e' il pericolo sanitario, di fronte al quale non c'e' prezzo che tenga.
 
 
 
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