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MUCCA PAZZA E SANGUE
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Comunicato 
18 settembre 2000 0:00
 


L’ESCALATION CONTINUA, MA IN ITALIA NON ESISTE IL PROBLEMA? SIAMO IN UNA BOTTE DI FERRO, IN UN SIMULACRO DI CARTAPESTA O AGLI INIZI DELLA DERIVA? CHIEDIAMO CERTEZZE ALL’AUTORITA’!

Firenze, 18 Settembre 2000. Dopo gli esperimenti positivi di un Istituto di Edimburgo, che hanno rilevato la possibilita’ di trasmissione del morbo della mucca pazza attraverso il sangue, l’escalation continua. E’ di ieri la notizia che su alcuni donatori di sangue in Gran Bretagna sarebbe stato riscontrato lo sviluppo del morbo della mucca pazza. Confermato dalla National Blood Authority, prodotti con questo plasma sarebbero stati distribuiti in alcuni ospedali, tant’e’ che la stessa Autorita’ sta considerando di non usare plasma da donatori britannici. Una situazione che conferma le precauzioni –in vigore in Usa e Canada- col divieto di trasfusione di sangue per coloro che avrebbero soggiornato almeno sei mesi in Gran Bretagna.
Nello stesso tempo si e’ registrato il primo caso di contagio da utero: una bambina di 11 mesi, con danni cerebrali irreversibili identici ai sintomi del morbo della mucca pazza. La prima prova della trasmissione materna della neuropatia: la madre di 24 anni avrebbe trasmesso il morbo attraverso la placenta durante la gestazione. E fa anche impressione la giovane madre che, visti i tempi conosciuti di incubazione della malattia, avrebbe dovuto contrarre il morbo da infante …… ma, il fatto che la neonata ne sia stata subito contagiata –9 mesi di gestazione e 11 mesi dopo la nascita, fanno 20 mesi: tempi di contagio finora ignoti che, probabilmente, fanno saltare le certezze che si avevano in materia.
Interviene il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito.
Non siamo assolutamente felici di questa situazione, perche’ avremmo voluto sbagliarci ed essere considerati eccessivamente allarmisti. Ma non e’ cosi’. Anzi. Forse lo siamo stati troppo poco, e siamo stati carenti nel descrivere la situazione alle nostre autorita’ sanitarie. Perche’ abbiamo l’impressione che quanto stia succedendo non sia considerato importante per la sicurezza sanitaria in Italia, cosi’ come avveniva agli inizi degli anni Ottanta con l’Hiv/Aids, i cui risvolti sono decisamente noti a tutti.
Quello che piu’ ci preoccupa e su cui chiediamo che le Autorita’ pongano la massima attenzione, e’ che molte delle certezze fino ad oggi in materia, non sono piu’ tali: prima fra tutte il periodo di incubazione della malattia.
E chi ci dice che, per esempio, anche il fatto che le morti in Italia non sono considerate della variante umana del morbo della mucca pazza, ma di una simile infezione, con gli stessi sintomi, ma di diversa origine, pero’ ignota, sia una di quelle certezze che sono prossime a sgretolarsi?
Non dimentichiamo che il ministero francese dell’Agricoltura, in virtu’ del fatto che a tutte le precauzioni prese da anni, sta corrispondendo un aumento della diffusione del morbo, sono arrivati alla conclusione che forse si e’ sbagliato tutto negli studi sulla prevenzione.
L’altro giorno abbiamo chiesto al ministero della Sanita’ di bloccare l’importazione del plasma da Paesi a rischio come Gran Bretagna, Svizzera, Francia, Portogallo e Danimarca. Non ci sembra eccessivo. Anzi. Anche perche’, considerato che non crediamo si tratti di quantita’ eccessive il cui blocco comporterebbe chissa’ quale difficolta’, ne vale proprio la pena, anche per creare un primo "ufficio di prevenzione" che segua attentamente gli sviluppi della situazione e sia in grado di allertarsi velocemente per ogni evenienza o modifica in peggio dell’esistente.



IL PARLAMENTO E LA POLITICA MUSICALE

DA DOMANI IN SENATO SI COMINCIA A DISCUTERE CON UNA SONORA STECCA

Firenze, 18 Settembre 2000. E prevista domani, al Senato della Repubblica, la ripresa dei lavori, con l'esame di alcune proposte di legge sulla musica.
Ed e' anche di questo che si occupa il nuovo numero della rubrica quindicinale dell'Aduc - Stupidario parlamentare- curata dalla responsabile dell'ufficio stampa dell'associazione, Donatella Poretti.
La storia risale a quando l'allora ministro dei beni Culturali Walter Veltroni decise che lo Stato doveva assolutamente occuparsi della musica, presento' una proposta di legge dal sintomatico titolo "Interventi pubblici per le attività musicali".
In un crescendo di passaggi tra Stato e autonomie locali (federalismo?), si prevede come e perché occuparsi della musica; leggendo i titoli di alcuni articoli possiamo già farci un'idea: Finalità pubbliche delle attività musicali, Compiti dello Stato, Compiti delle regioni, dei comuni e delle province, Interventi pubblici per le attività musicali, Amministrazione centrale dello spettacolo, Centro Nazionale per la Musica (società costruita ad hoc il cui "capitale sociale é interamente sottoscritto dallo Stato"), e poi l'iscrizione obbligatoria all'albo, l'unico contratto collettivo nazionale...
Ovviamente questo provvedimento non e' l'unico che si interessa dell'argomento, ed infatti l'iter nelle varie commissioni -ed ora la discussione in aula- prevede anche altre proposte collegate.
Cosi' ci sono "quelli che la musica..." la conoscono davvero, capeggiati dal sen. Mele, che si concentrano nell'elencare i vari generi "Jazz, Rock, Blues, Folk, Pop, Rap, Hip Hop, Reggae, Etnomusic, e simili", dove resta solo un dubbio: cosa sono i "simili"?
Ma i Popolari con il sen. Polidoro propongono una sfida titanica cercando di regolamentare il numero di musicisti rispetto agli spettatori di un concerto: uno a duecento! Qualcuno deve essersi fatto due conti: un concerto a San Siro, 85.000 posti=475 musicisti, e cosi' l'articolo seguente spiega che per locali con capienza superiore a 1.200 posti non devono esserci meno di sei musicisti, fissando cosi' solo il tetto minimo! La sfida non si ferma, e si prevede la definizione del lavoro intermittente, lo sconto fiscale del 75% per i soli artisti italiani, e la penalita', sempre fiscale, qualora si finga di suonare dal vivo; manca un unico dettaglio: la dettatura degli spartiti e dei testi delle canzoni.
Ma se l'italianita' viene solo suggerita dalla proposta precedente, da destra il sen. Servello rilancia prevedendo trasmissioni radiofoniche che diffondano musica italiana in misura non inferiore al 60% del totale, poi comprende che ci sarebbe qualche problema per le tv e "laddove vi sia apparizione in video di artisti stranieri, a condizione che siano di chiara e riconosciuta notorietà internazionale, il tetto massimo di cui al comma 1 é ridotto al 20 per cento".
Ma una nota non puo' apparire che stonata, e' quella del "Fondo Nazionale" -gratta gratta- il Fondo che elargisce i soldi, e' sempre presente... e su quello cantano in coro!
Abbiamo cercato di capire dove potrrebbero essersi ispirati, e l'unico precedente storico -che poi ha fatto una certa scuola- e' quello dell'Unione Sovietica degli albori, quando nacquero i sindacati dei musicisti, dei poeti, degli artisti in generali, e quando dal piacere dell'arte si passo alla sua irregimentazione, sotto il paravento del diritto.
 
 
 
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18 settembre 2000 0:00
 


L’ESCALATION CONTINUA, MA IN ITALIA NON ESISTE IL PROBLEMA? SIAMO IN UNA BOTTE DI FERRO, IN UN SIMULACRO DI CARTAPESTA O AGLI INIZI DELLA DERIVA? CHIEDIAMO CERTEZZE ALL’AUTORITA’!

Firenze, 18 Settembre 2000. Dopo gli esperimenti positivi di un Istituto di Edimburgo, che hanno rilevato la possibilita’ di trasmissione del morbo della mucca pazza attraverso il sangue, l’escalation continua. E’ di ieri la notizia che su alcuni donatori di sangue in Gran Bretagna sarebbe stato riscontrato lo sviluppo del morbo della mucca pazza. Confermato dalla National Blood Authority, prodotti con questo plasma sarebbero stati distribuiti in alcuni ospedali, tant’e’ che la stessa Autorita’ sta considerando di non usare plasma da donatori britannici. Una situazione che conferma le precauzioni –in vigore in Usa e Canada- col divieto di trasfusione di sangue per coloro che avrebbero soggiornato almeno sei mesi in Gran Bretagna.
Nello stesso tempo si e’ registrato il primo caso di contagio da utero: una bambina di 11 mesi, con danni cerebrali irreversibili identici ai sintomi del morbo della mucca pazza. La prima prova della trasmissione materna della neuropatia: la madre di 24 anni avrebbe trasmesso il morbo attraverso la placenta durante la gestazione. E fa anche impressione la giovane madre che, visti i tempi conosciuti di incubazione della malattia, avrebbe dovuto contrarre il morbo da infante …… ma, il fatto che la neonata ne sia stata subito contagiata –9 mesi di gestazione e 11 mesi dopo la nascita, fanno 20 mesi: tempi di contagio finora ignoti che, probabilmente, fanno saltare le certezze che si avevano in materia.
Interviene il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito.
Non siamo assolutamente felici di questa situazione, perche’ avremmo voluto sbagliarci ed essere considerati eccessivamente allarmisti. Ma non e’ cosi’. Anzi. Forse lo siamo stati troppo poco, e siamo stati carenti nel descrivere la situazione alle nostre autorita’ sanitarie. Perche’ abbiamo l’impressione che quanto stia succedendo non sia considerato importante per la sicurezza sanitaria in Italia, cosi’ come avveniva agli inizi degli anni Ottanta con l’Hiv/Aids, i cui risvolti sono decisamente noti a tutti.
Quello che piu’ ci preoccupa e su cui chiediamo che le Autorita’ pongano la massima attenzione, e’ che molte delle certezze fino ad oggi in materia, non sono piu’ tali: prima fra tutte il periodo di incubazione della malattia.
E chi ci dice che, per esempio, anche il fatto che le morti in Italia non sono considerate della variante umana del morbo della mucca pazza, ma di una simile infezione, con gli stessi sintomi, ma di diversa origine, pero’ ignota, sia una di quelle certezze che sono prossime a sgretolarsi?
Non dimentichiamo che il ministero francese dell’Agricoltura, in virtu’ del fatto che a tutte le precauzioni prese da anni, sta corrispondendo un aumento della diffusione del morbo, sono arrivati alla conclusione che forse si e’ sbagliato tutto negli studi sulla prevenzione.
L’altro giorno abbiamo chiesto al ministero della Sanita’ di bloccare l’importazione del plasma da Paesi a rischio come Gran Bretagna, Svizzera, Francia, Portogallo e Danimarca. Non ci sembra eccessivo. Anzi. Anche perche’, considerato che non crediamo si tratti di quantita’ eccessive il cui blocco comporterebbe chissa’ quale difficolta’, ne vale proprio la pena, anche per creare un primo "ufficio di prevenzione" che segua attentamente gli sviluppi della situazione e sia in grado di allertarsi velocemente per ogni evenienza o modifica in peggio dell’esistente.



IL PARLAMENTO E LA POLITICA MUSICALE

DA DOMANI IN SENATO SI COMINCIA A DISCUTERE CON UNA SONORA STECCA

Firenze, 18 Settembre 2000. E prevista domani, al Senato della Repubblica, la ripresa dei lavori, con l'esame di alcune proposte di legge sulla musica.
Ed e' anche di questo che si occupa il nuovo numero della rubrica quindicinale dell'Aduc - Stupidario parlamentare- curata dalla responsabile dell'ufficio stampa dell'associazione, Donatella Poretti.
La storia risale a quando l'allora ministro dei beni Culturali Walter Veltroni decise che lo Stato doveva assolutamente occuparsi della musica, presento' una proposta di legge dal sintomatico titolo "Interventi pubblici per le attività musicali".
In un crescendo di passaggi tra Stato e autonomie locali (federalismo?), si prevede come e perché occuparsi della musica; leggendo i titoli di alcuni articoli possiamo già farci un'idea: Finalità pubbliche delle attività musicali, Compiti dello Stato, Compiti delle regioni, dei comuni e delle province, Interventi pubblici per le attività musicali, Amministrazione centrale dello spettacolo, Centro Nazionale per la Musica (società costruita ad hoc il cui "capitale sociale é interamente sottoscritto dallo Stato"), e poi l'iscrizione obbligatoria all'albo, l'unico contratto collettivo nazionale...
Ovviamente questo provvedimento non e' l'unico che si interessa dell'argomento, ed infatti l'iter nelle varie commissioni -ed ora la discussione in aula- prevede anche altre proposte collegate.
Cosi' ci sono "quelli che la musica..." la conoscono davvero, capeggiati dal sen. Mele, che si concentrano nell'elencare i vari generi "Jazz, Rock, Blues, Folk, Pop, Rap, Hip Hop, Reggae, Etnomusic, e simili", dove resta solo un dubbio: cosa sono i "simili"?
Ma i Popolari con il sen. Polidoro propongono una sfida titanica cercando di regolamentare il numero di musicisti rispetto agli spettatori di un concerto: uno a duecento! Qualcuno deve essersi fatto due conti: un concerto a San Siro, 85.000 posti=475 musicisti, e cosi' l'articolo seguente spiega che per locali con capienza superiore a 1.200 posti non devono esserci meno di sei musicisti, fissando cosi' solo il tetto minimo! La sfida non si ferma, e si prevede la definizione del lavoro intermittente, lo sconto fiscale del 75% per i soli artisti italiani, e la penalita', sempre fiscale, qualora si finga di suonare dal vivo; manca un unico dettaglio: la dettatura degli spartiti e dei testi delle canzoni.
Ma se l'italianita' viene solo suggerita dalla proposta precedente, da destra il sen. Servello rilancia prevedendo trasmissioni radiofoniche che diffondano musica italiana in misura non inferiore al 60% del totale, poi comprende che ci sarebbe qualche problema per le tv e "laddove vi sia apparizione in video di artisti stranieri, a condizione che siano di chiara e riconosciuta notorietà internazionale, il tetto massimo di cui al comma 1 é ridotto al 20 per cento".
Ma una nota non puo' apparire che stonata, e' quella del "Fondo Nazionale" -gratta gratta- il Fondo che elargisce i soldi, e' sempre presente... e su quello cantano in coro!
Abbiamo cercato di capire dove potrrebbero essersi ispirati, e l'unico precedente storico -che poi ha fatto una certa scuola- e' quello dell'Unione Sovietica degli albori, quando nacquero i sindacati dei musicisti, dei poeti, degli artisti in generali, e quando dal piacere dell'arte si passo alla sua irregimentazione, sotto il paravento del diritto.
 
 
 
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