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MUCCA PAZZA E QUALITA’ DELLA CARNE: GLI ALLEVATORI SONO INAFFIDABILI?
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Comunicato 
2 luglio 2002 0:00
 


SCOPERTO UN BOVINO CON DOCUMENTI FALSIFICATI PER NON SOTTOPORLO AI CONTROLLI BSE, NELLO STESSO ALLEVAMENTO IN CUI C’ERANO STATE IRREGOLARITA’ NEI GIORNI PRECEDENTI.
UN INVITO AI CONSUMATORI A DIFFIDARE DELLE CAMPAGNE PROMOZIONALI PER IL CONSUMO DI CARNE BOVINA: OCCHI CHIUSI? NO GRAZIE!

Firenze, 2 Luglio 2002. Non sappiamo se gli allevatori di bovini da carne sono inaffidabili, e non spetta a noi stabilirlo. Ma spetta a noi segnalare ai consumatori e alle autorita’ cosa succede intorno, in pieno clima da mucca pazza nonostante l’abbassamento della guardia in modo particolare da parte dell’informazione e, di conseguenza, dei consumatori. Non –sembra- da parte dell’autorita’ (e gliene facciamo un merito), perche’ cio’ che e’ stato scoperto ieri a Pessina Cremonese e’ sintomatico di controlli che continuano, cosi’ come e’ sintomatico di allevatori su cui non puo’ non venire il dubbio di affidabilita’.
In questo allevamento della provincia di Cremona i Nas hanno scoperto che il documento di accompagnamento di un bovino era contraffatto. Giungendo in un macello del mantovano, il bovino e’ stato scoperto dai Nas che, giustamente, sospettano un suo ringiovanimento per evitare i test della Bse. I 700 capi di cui faceva parte il bovino sono stati posti sotto controllo da parte della Asl e ne sara’ anche informata l’autorita’ giudiziaria. Alcune settimane fa, nello stesso allevamento i Carabinieri avevano trovato una trentina di bestie non identificate.
Una notizia che giunge quasi contemporanea all’apertura, alcuni giorni fa, della campagna promozionale dell’Assocarni per invitare i consumatori all’uso di carne bovina. Con lo slogan "Noi teniamo gli occhi aperti sulla carne. Cosi’ voi potete mangiare ad occhi chiusi", grazie a finanziamenti del ministero delle Salute e della Commissione Europea (cioe’ soldi dei contribuenti), e’ partita in pompa magna una campagna che avevamo gia’ definita dubbia perche’ le etichette (per legge) non riportano le informazioni base per cui un consumatore possa sentirsi tranquillo, cioe’ che il bovino e’ stato allevato senza l’uso di farine animali (le principali responsabili –secondo quanto si sa ad oggi- della contaminazione che, grazie alla farine italiane non distrutte, sembra sia giunta anche in Giappone).
Occhi chiusi? No grazie! Ma apertissimi e diffidenti. Perche’ i documenti falsi del bovino cremonese non sappiamo se siano l’eccezione che confermi la regola. E’ proprio grazie alla considerazione leggera e superficiale di cio’ che stava accadendo, nonche’ l’incoscienza economica degli allevatori, che, negli anni passati, a partire dalla Gran Bretagna, il morbo si e’ diffuso ed ha anche colpito esseri umani.
Non avremmo voluto essere qui a scrivere queste righe, perche’ abbiamo interesse anche noi che interi settori produttivi di largo consumo non siano penalizzati, ma non siamo certamente noi ad aver stilato i documenti falsi del bovino in questione. E siccome temiamo, visto l’andazzo delle politiche preventive in Italia, che possa essere solo la punta di un iceberg che mai vedremo emergere, l’invito alla diffidenza e alla prudenza per i consumatori e’ quantomeno doveroso: l’Assocarni degli "occhi chiusi" e’ fatta anche di gente come quella del bovino cremonese.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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