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MUCCA PAZZA E' TRA NOI?
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Comunicato 
13 novembre 2000 0:00
 


LA TOSCANA A RISCHIO PIU' DI ALTRE REGIONI?
INTANTO AL MINISTERO PENSANO A RESTRIZIONI DAL PROSSIMO 1 APRILE 2001 (NON E' UNO SCHERZO, MA IL DECRETO DEL MINISTERO DELLA SANITA').
DI FRONTE A TALE NEGLIGENZA DI PREVENZIONE, E' BENE CHE OGNUNO PENSI PER SE', A PARTIRE DAL NON MANGIARE CARNE E PRODOTTI DI ORIGINE BOVINA .

Firenze, 13 Novembre 2000. Una donna di 64 anni e' in coma all'ospedale fiorentino di Careggi con il sospetto che si tratti della variane umana del virus della mucca pazza.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Per essere precisi si tratta della sindrome di Creutzfeldt-Jakob, una malattia simile nei sintomi e nella patologia alla variante umana del morbo della mucca pazza: almeno questo continuano a dirci le autorita' sanitarie italiane, che ci ricordano anche che sono circa 50 all'anno i casi del genere nel nostro Paese. Ma noi non ne siamo tanto sicuri, perche' da osservatori e attenti quali siamo, non possiamo notare che la certezza non c'e' neanche nelle autorita' sanitarie. Infatti, in questo caso, come negli altri, ai parenti vengono fatte tutta una serie di domande sulle abitudini alimentari del malato, che sono tipiche per la individuazione della variante umana della Bse (se mangiava molta carne bovina ….). Tra l'altro di questa Creutzfeldt-Jakob, si sa solo quali sono i sintomi e la patologia, ma non da dove venga: in assenza di certezze, non ci sembra di essere azzardati nel credere che il metodo della comparazione del manifestarsi della malattia abbia una certa rilevanza. Tra l'altro non viviamo in una campana sterile di vetro, ma a contatto strettissimo, continuo e ad alto rischio con Paesi come Francia, Svizzera e Gran Bretagna, dove, non filosofeggiando sulle differenze tra Creutzfeldt-Jakob e variante umana della Bse, sono gia' scattati diversi provvedimenti restrittivi.
La cosa piu' grave, in Italia, e' che il decreto ministeriale in materia parla solo del 1 aprile 2001 come data in cui si potrebbe pensare a qualche forma di restrizione delle importazioni: incredibile, ma vero.
Lo ripetiamo: l'unica forma di sicurezza e' l'embargo immediato non solo per la carne, ma per tutti i prodotti di origine bovina che vengono fabbricati in Francia, Gran Bretagna, Svizzera e Portogallo. Non solo, ma siccome le nostre autorita' stanno troppo temporeggiando, c'e' poco da fidarsi: per cui cominciamo subito a non mangiare carne bovina, anche perche' le etichette di questo prodotto, oggi, ci dicono solo dove e' macellato l'animale, ma non da dove viene.
Il caso della signora fiorentina e' molto grave, anche perche' la Toscana non e' nuova al manifestarsi di queste situazioni: a mente ricordiamo casi simili e recenti a Empoli e Pistoia, e ci viene una domanda: non e' che questa regione, piu' che altre, ha "smaltito" carni e prodotti sospetti? Sicuramente sentiremo tuonare tutte le autorita' possibili e immaginabili -oltre alle corporazioni di categoria- che butteranno acqua sul fuoco, ma la signora sta per morire all'ospedale di Careggi, non a quello di un paesino del Galles o della Bretagna.
Perche' rischiare? Siamo tutti coscienti che la migliore cura e' la prevenzione, ma non quando il male gia' si manifesta, ma solo molto, ma proprio molto prima? E abbiamo l'impressione che gia' questo "prima", sia un po' superato ….
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS
 
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13 novembre 2000 0:00
 


LA TOSCANA A RISCHIO PIU' DI ALTRE REGIONI?
INTANTO AL MINISTERO PENSANO A RESTRIZIONI DAL PROSSIMO 1 APRILE 2001 (NON E' UNO SCHERZO, MA IL DECRETO DEL MINISTERO DELLA SANITA').
DI FRONTE A TALE NEGLIGENZA DI PREVENZIONE, E' BENE CHE OGNUNO PENSI PER SE', A PARTIRE DAL NON MANGIARE CARNE E PRODOTTI DI ORIGINE BOVINA .

Firenze, 13 Novembre 2000. Una donna di 64 anni e' in coma all'ospedale fiorentino di Careggi con il sospetto che si tratti della variane umana del virus della mucca pazza.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Per essere precisi si tratta della sindrome di Creutzfeldt-Jakob, una malattia simile nei sintomi e nella patologia alla variante umana del morbo della mucca pazza: almeno questo continuano a dirci le autorita' sanitarie italiane, che ci ricordano anche che sono circa 50 all'anno i casi del genere nel nostro Paese. Ma noi non ne siamo tanto sicuri, perche' da osservatori e attenti quali siamo, non possiamo notare che la certezza non c'e' neanche nelle autorita' sanitarie. Infatti, in questo caso, come negli altri, ai parenti vengono fatte tutta una serie di domande sulle abitudini alimentari del malato, che sono tipiche per la individuazione della variante umana della Bse (se mangiava molta carne bovina ….). Tra l'altro di questa Creutzfeldt-Jakob, si sa solo quali sono i sintomi e la patologia, ma non da dove venga: in assenza di certezze, non ci sembra di essere azzardati nel credere che il metodo della comparazione del manifestarsi della malattia abbia una certa rilevanza. Tra l'altro non viviamo in una campana sterile di vetro, ma a contatto strettissimo, continuo e ad alto rischio con Paesi come Francia, Svizzera e Gran Bretagna, dove, non filosofeggiando sulle differenze tra Creutzfeldt-Jakob e variante umana della Bse, sono gia' scattati diversi provvedimenti restrittivi.
La cosa piu' grave, in Italia, e' che il decreto ministeriale in materia parla solo del 1 aprile 2001 come data in cui si potrebbe pensare a qualche forma di restrizione delle importazioni: incredibile, ma vero.
Lo ripetiamo: l'unica forma di sicurezza e' l'embargo immediato non solo per la carne, ma per tutti i prodotti di origine bovina che vengono fabbricati in Francia, Gran Bretagna, Svizzera e Portogallo. Non solo, ma siccome le nostre autorita' stanno troppo temporeggiando, c'e' poco da fidarsi: per cui cominciamo subito a non mangiare carne bovina, anche perche' le etichette di questo prodotto, oggi, ci dicono solo dove e' macellato l'animale, ma non da dove viene.
Il caso della signora fiorentina e' molto grave, anche perche' la Toscana non e' nuova al manifestarsi di queste situazioni: a mente ricordiamo casi simili e recenti a Empoli e Pistoia, e ci viene una domanda: non e' che questa regione, piu' che altre, ha "smaltito" carni e prodotti sospetti? Sicuramente sentiremo tuonare tutte le autorita' possibili e immaginabili -oltre alle corporazioni di categoria- che butteranno acqua sul fuoco, ma la signora sta per morire all'ospedale di Careggi, non a quello di un paesino del Galles o della Bretagna.
Perche' rischiare? Siamo tutti coscienti che la migliore cura e' la prevenzione, ma non quando il male gia' si manifesta, ma solo molto, ma proprio molto prima? E abbiamo l'impressione che gia' questo "prima", sia un po' superato ….
 
 
 
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