Mascherine come strumento sanitario per evitare di diffondere o prendere il contagio. Questo il principio base che, oltre ai provvedimenti nazionali, sta inducendo diversi amministratori e privati cittadini a dare specifici contributi in materia. Gli amministratori con ordinanze che rendono obbligatorio l’uso di mascherine quando si frequentano locali chiusi all’esterno della propria abitazione (
talvolta anche senza che tutti gli amministrati siano stati messi in grado di avere una mascherina). I privati con iniziative, imprenditoriali o artigianali, di produzione e distribuzione. In questo contesto, ovviamente, si sono inseriti anche alcune organizzazioni delinquenziali violando le leggi doganali e/o sanitarie; di notizie in merito ce ne sono diverse facilmente reperibili.
In questo contesto, hanno fatto e fatto molta notizia le decisioni delle Regioni Lombardia e della Regione Toscana, le uniche, al momento, ad aver deciso l’obbligatorietà.
Su questo crediamo siano
significative due storie (una istituzionale e l’altra privata)
tra le tante che ci vengono segnalate. Una in Toscana, l’altra in Campania.
Entrambe accomunate da un aspetto sanitario:
Toscana - istituzionale
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A
Empoli (Firenze), su iniziativa del Comune stanno portando le mascherine casa per casa. Lasciate anche SFUSE in cassetta delle lettere (nello specifico caso si tratta di una cassetta esterna).
Campania - privata
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A
Gragnano (Napoli) un tappezziere, per se stesso e per gli altri a cui le ha donate, ha fatto le mascherine con scampoli di stoffa di magazzino.
I due episodi si commentano da soli. Pur nella loro generosità (istituzionale e privata) sono drammatici visto che entrambi riconducono ad un aspetto sanitario non secondario:
queste mascherine, ammesso che ci potrebbero salvare dal coronavirus... siamo sicuri che non saranno veicolo di altre infezioni, forse anche peggiori del coronavirus?