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LA BSE E' FRA NOI?
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Comunicato 
29 aprile 2003 0:00
 

LE LEGGI NON GARANTISCONO, PER CUI L'UNICA GARANZIA E' NON FIDARSI? PREMIARE CHI HA ETICHETTE CHIARE, ESPLICITE E SENZA TERMINI CONFUSI!
Firenze, 29 Aprile 2003. Quello che e' successo in Gran Bretagna ad un giovane ventenne vegetariano morto per la variante umana della Bse, e' un campanello di allarme non secondario. La malattia che lo ha portato alla morte dopo un'agonia durata un paio di anni, e' stata con molta probabilita' contratta non dall'ingestione di carne di animali malati, ma attraverso le gelatine utilizzate nella produzione di yogurt e vino, fatte con ossa bollite, pelli e tendini animali.
Una situazione incontrollabile? Sembra proprio di si'. Specialmente perche' si ha a che fare con prodotti (nello specifico vino e yogurt, ma anche molti altri) in cui l'uso di gelatine animali e' nella filiera tradizionale di produzione. Certo fa effetto a noi italiani sapere che per la produzione del vino (bevanda nazionale per eccellenza) vengono utilizzate delle gelatine animali. Ma non c'e' da stupirsi, anche perche', per esempio, tutte le volte che abbiamo esternato a produttori e autorita' la necessita' che sulle bottiglie di vino ci fosse l'indicazione di tutto quanto viene utilizzato per la produzione, quelle rare volte che ci hanno risposto, abbiamo solo raccolto fumose risposte e vere e proprie canzonature per l'eccessiva richiesta di precauzione e informazione. E' scattato un meccanismo del tipo "il vino non si tocca" e "chiunque ne parla vuole rovinare l'economia nazionale". Per cui "zitto, compra, paga (salato) e consuma".
Anche al di la' di questi specifici prodotti, e' frequente leggere sulle etichette dizioni come "aromi naturali", "gelatine animali", "gelatine vegetali" e tutto quanto di piu' generico si possa immaginare. Ora, nonostante della questione Bse non se ne parli praticamente piu', e' proprio di ieri la notizia che in Italia e' stato ufficialmente registrato il 95mo caso di animale infettato da questo morbo. Quindi non parlarne, non vuol dire che non ci sia e, soprattutto, che non continui l'infezione nonostante divieti e precauzioni. Ora si aggiunge il tragico episodio del giovane britannico, e l'attualita' diventa piu' struggente e, soprattutto, imprendibile.
Da parte nostra non ci stanchiamo di chiedere trasparenza, etichette e informazione, ma evidentemente non abbiamo voce sufficiente per farci sentire e, cosa piu' probabile, molte orecchie di chi dovrebbe e potrebbe ascoltare sono volutamente tappate (il caso del vino sopra ricordato, e' emblematico).
Per il consumatore la situazione diventa sempre piu' difficile. Per cui, pur nella relativita' del meccanismo, non resta che difenderci cercando di premiare quei prodotti che hanno etichette chiare ed esplicite senza termini confusi, e senza l'indicazione di contenere sostanze sulla cui origine e manifattura non c'e' certezza. Il libero mercato -pur con tutti i diretti che spesso denunciamo per la finzione italiana dello stesso- ci consente di operare queste scelta. Conviene avvalersene.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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