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 U.E. - U.E. - Ue. Osservare il comportamento delle cellule staminali
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Articolo di Rosa a Marca
2 marzo 2006 18:52
 
Gia' oggi, in alcuni malati di diabete o Parkinson vengono iniettate cellule staminali fetali umane. Quello che non e' chiaro e' se e quanto sopravvivano e se si trasformino veramente in cellule tissutali.
L'osservazione di come si comportano le cellule in un organismo vivo e' sempre stato uno dei grandi sogni dei biologi, e poiche' ora sono disponibili nuove tecnologie come la risonanza magnetica, gettare uno sguardo in tempo reale nella vita delle cellule e dell'habitat circostante e' impresa fattibile. Seguendo la procedura chiamata Cellular MRI occorre che, per via sanguigna, la cellula sia irrorata con una soluzione di contrasto. In questo modo, le cellule che la contengono, sono visibili e rintracciabili nel tessuto. Sia la risonanza magnetica, sia la sostanza usata per il contrasto non danneggiano la cellula, che puo' dunque essere tenuta d'occhio per diversi mesi. Finora sono state condotte osservazioni soprattutto su animali e solo raramente in studi clinici riguardanti processi di malattia di un organo, come ad esempio la massa cancerogena del fegato. Con l'aiuto della risonanza magnetica i ricercatori vorrebbero avere qualche nozione ulteriore. Che cosa fanno le cellule staminali iniettate? Sopravvivono? Quanto a lungo? Ancora: sono in grado di trasformarsi in specifiche cellule tissutali? Se cosi' fosse, le nuove cellule s'integrerebbero nella rete cellulare per sostituire quelle morte. Come si diceva, succede gia' oggi che, nel pancreas o nel cervello di alcuni pazienti diabetici e parkinsoniani si iniettino cellule staminali umane provenienti da feti abortiti. Ma sono ancora terapie sperimentali. Per saperne di piu', diversi gruppi in varie parti del mondo iniettano nel cervello di ratti e topi le cellule staminali embrionali irrorate della soluzione di contrasto e ne seguono il percorso. Qualche tempo fa, l'équipe di Mathias Hoehn dell'Istituto Max-Planck per la ricerca neurologica di Colonia ha dimostrato che le cellule staminali embrionali si spostano dal luogo d'iniezione nel cervello a quello della lesione provocata alla velocita' di 10-30 micron all'ora e che lì si fermano. Al simposio internazionale Ringberg, organizzato recentemente a Rottach-Egern in Baviera, Hoehn ha spiegato che nel corso delle sperimentazioni si e' compreso come non ogni segnale captato dalla risonanza magnetica provenisse dalle staminali evidenziate. Potrebbero essere macrofagi, ossia gli "spazzini dell'organismo", tanto importanti per il sistema immunitario in quanto eliminano le cellule morte o estranee. Succede che, quando i macrofagi fagocitano le cellule staminali evidenziate, diventino visibili anche loro. Ma Hoehn ha spiegato che in seguito e' stato possibile distinguere un macrofago da una staminale grazie alla struttura dell'immagine e al calcolo della durata della soluzione di contrasto.
Dunque, con il lavoro di Hoehn e di altri gruppi e' stato dimostrato che le cellule staminali approdano la' dove e' necessario che arrivino. Adesso si tratta di capire se sopravvivono, e quanto a lungo. Hoehn spiega che gia' oggi, tramite la colorazione convenzionale di una sezione del cervello, e' possibile stabilire se una cellula fosse morta o viva all'atto del prelievo. Ma quello che interessa e' avere quest'informazione dall'organismo vivente. Per ottenerla si usano due procedure non invasive, quindi non dannose. Le cellule staminali ricevono dunque sia la soluzione di contrasto per la risonanza magnetica, di cui s'e' detto, sia una particolare sostanza contenente il gene di una proteina luminosa. Quest'ultima invia un segnale fluorescente soltanto se la cellula e' viva. Nell'animale con cellula staminale a doppia marcatura, prima si procede con la risonanza magnetica e poi, con una telecamera ultrasensibile, si segue il segnale luminoso. Attraverso analisi computerizzate si sovrappongono le immagini della risonanza magnetica e della fluorescenza per capire in quale parte del cervello si trovino le cellule evidenziate, e se siano vive. E' un esperimento nuovo, ma gia' in fase di realizzazione, spiega Hoehn. La prossima tappa servira' a comprendere se le cellule staminali si differenziano e come si integrano. A questo scopo, il gruppo di Hoehn sta gia' collaborando con i colleghi olandesi diretti da Clemens Loewik dell'Universita' di Leiden. Insieme stanno preparando il terreno per scoprire, con l'aiuto di segnali luminosi, se le cellule staminali si trasformino effettivamente in cellule nervose e in quale misura.
 
 
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