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 GERMANIA - GERMANIA - Germania. La nuova voglia di clonazione degli etici. Dove la parola chiave e' gradualita'
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Articolo di Rosa a Marca
30 marzo 2006 19:24
 
E' una svolta che sembra uscita dalla sceneggiatura di un film. La ricerca sulla clonazione e' a pezzi dopo il grande imbroglio sudcoreano, i suoi avversari trionfano, ed ecco che, improvvisamente, come fulmine a ciel sereno, parte il nuovo input. E parte dal cuore del campo avverso. Come a dire: l'accusatore che si fa avvocato del reo.
E' vero che Zekos, la commissione etica interna all'Ordine federale dei medici non alberga sotto le potenti ali istituzionali: non e' emanazione del Governo, nemmeno del Parlamento e ha una sua autonomia anche rispetto all'Ordine. Ma e' altrettanto vero che, con la loro attivita' "di salvaguardia dei principi etici in medicina e territori di frontiera", i sedici membri di questo consesso interdisciplinare si sono guadagnati prestigio ed autorevolezza. Difficile, pero', prevedere se, questa volta, verra' accolto con il consueto rispetto il documento intitolato "Presa di posizione riguardo alla ricerca sulla clonazione ad uso terapeutico" che il presidente della commissione, il filosofo di Tubinga Urban Wiesing illustrera' tra qualche giorno ai presidenti degli Ordini dei medici e, probabilmente, anche alla Conferenza dei medici tedeschi prevista a maggio. C'e' da dubitarne. Perche' quel documento non stigmatizza l'approccio politico ne' sposa lo spirito bioetico che considera un tabu' la clonazione terapeutica -due atteggiamenti prevalenti anche tra la classe medica.
Se, dunque, da un lato abbiamo il presidente della Comunita' scientifica tedesca Ernst Ludwig Winnacker che, sotto l'influsso dello scandalo sudcoreano, ancora pochi giorni fa definiva la clonazione "una strada sbagliata" per coltivare tessuti e organi, dall'altro, c'e' appunto il filosofo Wiesing che guarda in quella direzione. "Vogliamo raggiungere un nuovo livello di discussione", ha annunciato subito dopo la pubblicazione del documento sul Bollettino Medico (fascicolo 10; pagina 645 di Deutsches Aerzteblatt). E i due estensori del testo, il teologo evangelico Peter Dabrock dell'Universita' di Marburg e il filosofo di Duesseldorf Dieter Birnbacher fanno ben trasparire la voglia di riprendere a discutere di clonazione. Piu' precisamente, il loro desiderio di arrivare a un compromesso. "Nel nostro modello sono tutelati i principi di fondo di tutt'e due le parti", sostiene Birnbacher. Un grande progetto, quasi la quadratura del cerchio. La struttura del piano vede al centro un modello graduato di gestione dell'embrione. Dove ad essere valutate sono le finalita' mediche e non "le azioni e le procedure" sull'embrione. E' l'opposto di quello che si era inteso finora, quando a prevalere era lo status giuridico ed etico dell'embrione nei suoi primi stadi di sviluppo che, per alcuni, e' qualcosa di intoccabile, mentre per altri, i "gradualisti", il valore cambia in funzione del suo livello di sviluppo. "Non ci illudiamo di riuscire a superare il conflitto tra queste due concezioni di fede e di valori", e' scritto nel documento. Ma si fa notare che "esistono anche altri campi in cui la morale e il diritto non si esprimono soltanto con un Si' o con un No". Per esempio, dovendo giudicare l'uccisione di una persona -omicidio premeditato, colposo, per negligenza- non e' determinante lo stato ontologico della persona, bensi' la valutazione del suo comportamento. Dabrock: "Status e azione non dovranno piu' essere indipendenti". In questo senso la commissione etica ha elaborato una sorta di graduatoria per valutare il trattamento delle blastocisti derivate da trasferimento nucleare o anche per autorizzare la donazione di cellule. "La situazione piu' problematica" sara' la produzione concreta di blastocisti capaci di svilupparsi, dal lato opposto della scala avremo invece "blastocisti o strutture simili" da cui ricavare linee di cellule staminali, pero' incapaci di evolvere in un organismo completo (magari a causa di una manipolazione genetica)". Esiste poi un'analoga valutazione graduale relativa alla donazione di cellule. Piu' sono garantiti la volontarieta' della donazione, l'autodeterminazione della donna e il divieto di commercializzazione, tanto maggiore sara' il consenso di chi deve decidere. Nella prima graduatoria l'optimum e' rappresentato dalla produzione di blastocisti clonate, aventi un potenziale evolutivo quanto mai limitato, derivate da ovociti prodotte in provetta.
Sulla base di questo diverso approccio, con il livello di elaborazione ora descritto, appare immaginabile che anche in Germania si possa fare ricerca sulla clonazione terapeutica senza troppi patemi d'animo. Del resto, e' un tipo di scenario dibattuto anche di recente al Congresso Usa e che trova ospitalita' nelle riviste scientifiche. Diciamo che la commissione etica ha per lo meno raggiunto una maggiore aderenza con il dibattito internazionale sugli aspetti giuridici del problema. Certamente, la realta' giuridica di questo suo "pensiero gradualista" e' una visione in sintonia con il mondo scientifico.
 
 
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