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 U.E. - U.E. - Dagli Usa, una lezione per non commettere gli stessi errori
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Articolo di Pietro Yates Moretti
2 marzo 2006 18:53
 
Il dibattito sulla ricerca con le cellule staminali negli Stati Uniti e' ormai diventato, insieme alla guerra in Iraq e alla migrazione dei posti di lavoro in Paesi asiatici, uno dei temi centrali (cosiddetti "decisivi") nella competizione elettorale. Cosi' centrale che il vice-governatore del Massachussetts si e' pubblicamente dissociato dal collega repubblicano, il governatore uscente Mitt Romney, energico oppositore di questo tipo di ricerca. E questo eclatante e pubblico scontro nelle fila del Partito Repubblicano del New England, sicuramente frutto di una strategia elettorale piu' che di una sincera presa di coscienza, non e' che l'ultimo episodio di un dibattito che sta spaccando i repubblicani un po' dovunque, dalle realta' locali ai vertici nazionali.
Ecco alcuni esempi piu' recenti. Poco prima delle elezioni presidenziali nel novembre del 2004, rammentiamo tutti l'accorata quanto commovente difesa della ricerca scientifica della ex First Lady Nancy Reagan (l'ex Presidente degli Usa Ronald Reagan e' morto a causa del morbo di Parkinson), che arrivo' addirittura ad appoggiare su questo punto il candidato democratico John Kerry non trovando nelle fila del proprio partito chi la ascoltasse. E piu' recentemente, una delle figure di spicco dei Repubblicani, il sindaco di New York Michael Bloomberg, ha donato 100 milioni di dollari al programma di ricerca sulle staminali della sua alma mater, la John Hopkins University. In Missouri ed in Kansas, dove da tempo sono in discussione proposte di legge sul finanziamento della ricerca sulle staminali, il Partito Repubblicano e' in continua apprensione per le divergenti dichiarazioni dei suoi esponenti in materia.
Contrariamente a qualche anno fa, quando il Partito Repubblicano cavalcava con disinvoltura la posizione delle potenti lobby cristiane in nome della sacralita' della vita, un qualche elemento di novita' ha trasformato rapidamente l'energico galoppo in un trotto scoordinato ed incerto. Ma cosa e' cambiato? Sono state forse i promettenti, ma non ancora rivoluzionari, progressi della scienza medica? Crediamo che i motivi siano altri.
Da tempo infatti si sta infrangendo il mito secondo il quale il dibattito sulle cellule staminali rappresenta il fronte piu' avanzato di una guerra culturale, di un dibattito che spacca l'opinione pubblica senza possibilita' di trovare una soluzione. In realta' e' ora chiaro che una maggioranza schiacciante degli americani sostiene la ricerca sulle cellule staminali, anche embrionali. E gli uomini politici, anche senza ammetterlo, lo sanno bene e si stanno adeguando.
Un recente sondaggio della Genetics and Public Policy Center, ad esempio, ha riscontrato che il 67% dell'opinione pubblica e' a favore della ricerca sulle staminali embrionali. Addirittura la meta' degli evangelici, il gruppo di pressione cristiano piu' irruento ed influente nella politica americana, sostiene questo tipo di ricerca (cosa straordinaria di per se', quando si pensa che i suoi esponenti piu' conosciuti sono fortemente ed unanimemente contrari).
Moltissimi i sostenitori anche nelle fila dell'elettorato repubblicano. Il sondaggista di area repubblicana Fred Steeper ha evidenziato che due elettori del Kansas su tre sono a favore della ricerca sulle staminali embrionali e sono contrari alla messa al bando della clonazione terapeutica. Lo stesso risultato si ottiene in Missouri. E' importante ricordare che in entrambi gli Stati, il dibattito sulle staminali e' gia' stato ampio e da tutti accessibile in quanto sono in discussione proposte di legge molto controverse e consultazioni elettorali su questa materia. I due sondaggi riflettono quindi una opinione pubblica informata e formatasi con un dibattito pubblico che va avanti da molto tempo.
Ed ecco che, dopo anni di proclami per la messa al bando di ogni forma di clonazione umana, il candidato repubblicano del Missouri al Senato federale Jim Talent ha recentemente preso le distanze dal fronte proibizionista. Lo stesso accade in Maryland, dove il candidato repubblicano al Senato Michael Steele, dopo aver dichiarato che la ricerca sulle staminali e' degna solo di scienziati nazisti (dichiarazione fatta dinnanzi ad una ammutolita platea ebrea), si dichiara ora favorevole alla ricerca sulle staminali embrionali "se fatta in modo attento".
E' evidente che il fronte della sacralita' della vita negli Stati Uniti, almeno per quanto riguarda il tema della ricerca sulle staminali, si avvia alla sconfitta, massacrato da continue defezioni al suo interno. Ed e' altrettanto chiaro che queste defezioni (anche se con notevoli eccezioni) non avvengono a seguito di una profonda riflessione interiore, bensi' sono la conseguenza dell'acquisita consapevolezza che la maggioranza degli americani la pensa in maniera opposta alla loro. Ed appare evidente che piu' i cittadini vengono informati e dibattono, piu' si schierano a favore della liberta' di ricerca scientifica.
Del resto, e' probabile che anche le posizioni piu' intransigenti e proibizioniste fossero il frutto di un calcolo elettorale. In un'epoca non cosi' lontana, quando l'argomento era ancora poco conosciuto dai piu', le uniche voci percepibili erano quelle fioche e sommesse dei ricercatori da una parte, e quelle potenti ed influenti dei tele-pastori (i ministri cristiani che la domenica mattina popolano gli schermi televisivi degli americani) dall'altra. Su un tema ancora cosi' poco sentito e dibattuto, era scontato che gran parte degli esponenti repubblicani si schierasse con i portavoce ufficiali della cristianita' americana (aiutati in questo anche dal colpevole ritardo -e la poca convinzione- con cui il Partito Democratico ha recepito l'importanza del tema)
Quello a cui assistiamo negli Usa e' un percorso che probabilmente l'Italia seguira' in un futuro, si spera, non lontanissimo. Come i tele-evangelici americani, il Papa ci appare in televisione ogni domenica mattina per ricordarci che l'embrione e' come un uomo adulto, mentre l'Accademia Pontificia condanna di complicita' in omicidio tutti coloro che voteranno quelle forze politiche che non difendono l'embrione. Come i repubblicani, il centro-destra italiano non trovera' piu' conveniente appiattirsi sulle posizioni retrograde ed intolleranti dei leader religiosi. Il centro-sinistra lascera' alle spalle le sue incertezze e indifferenza, autoproclamandosi come quella che, in solitudine, da sempre difende la liberta' di ricerca.
Ma questo avverra' solo quando in Italia ci sara' un dibattito vero, profondo, che coinvolga tutta l'opinione pubblica. E non potra' non esserci. La ricerca, anche se fortemente limitata nel nostro Paese, va avanti altrove, anche a pochi chilometri dalle nostre frontiere. E va avanti anche grazie ai nostri migliori scienziati che sono costretti a trasferirsi all'estero. Cio' che puo' apparire remoto ed incomprensibile oggi (anche grazie alla complicita' di una informazione disattenta ed una classe politica pigra e poco lungimirante) sara' prima o poi non solo una questione di liberta', ma una realta' che puo' significare la differenza fra la vita e la morte, l'infermita' e la salute.
Allora, come in passato, i cittadini italiani smentiranno i propri leader politici e religiosi. E se le gerarchie ecclesiastiche manterranno per molti secoli, in tutta legittimita', le loro posizioni, questo non avverra' per i nostri politici, molto piu' attenti -per evidenti motivi di sopravvivenza- all'opinione pubblica.
Rimane comunque viva la speranza che la politica non si accodi all'opinione pubblica solo quando ne va della propria rielezione. Quello che sta accadendo negli Stati Uniti potrebbe e dovrebbe spingere i nostri leader a disconoscere posizioni intransigenti o di indifferenza che caratterizzano la quasi totalita' (con qualche importante eccezione) delle forze politiche italiane. Se non per immediato ritorno elettorale, almeno per coloro che moriranno quando alcuni trattamenti saranno disponibili all'estero ma non ancora in una Italia ritardataria.
 
 
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