VATICANO - Vaticano. L'embrione e' un figlio: un bambino o una bambina
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2 marzo 2006 20:27
"L'embrione e', in ogni caso, un figlio: un bambino o una bambina, che ha una relazione speciale con i propri genitori e per chi crede ha anche una relazione speciale con Dio". Monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mette subito in chiaro i presupposti con cui il Vaticano ribadisce le proprie posizioni sulla vita umana allo stato nascente: "l'embrione e' il nodo cruciale sia per l'antropologia, sia per l'etica, sia per l'epistemologia dell'intera bioetica", ha detto presentando il Congresso internazionale "L'embrione umano nella fase del reimpianto, aspetti scientifici e considerazioni bioetiche", in programma in Vaticano (Aula del Sinodo), prima della 12/ma Assemblea generale della Pontificia Accademia. "L'embrione preimpiantatorio e' l'embrione che attende nei laboratori prima di essere impiantato, quando si pratica la fecondazione artificiale; e' l'embrione che viene selezionato e poi congelato; e' l'embrione che subito dopo la fecondazione e prima che arrivi all'utero puo' essere intercettato dalla pillola del giorno dopo, cioe' dalla contraccezione d'emergenza; e' il frutto della clonazione, dal quale prima vengono prese le cellule staminali embrionali". Al centro del dibattito, con circa 350 tra scienziati, medici e ricercatori, la questione se l' embrione umano, nei primi stadi dello sviluppo, vada considerato una persona umana e come tale detentrice di diritti. Una questione etica assai dibattuta. "La Chiesa da molti anni si e' espressa affermando chiaramente che l'essere umano originato dal concepimento dei due gameti maschile e femminile e' una persona umana a tutti gli effetti, da rispettare nel suo diritto alla vita intra ed extrauterina". E lo e', ha proseguito, anche quando viene manipolato o distrutto. "La posizione della Chiesa e' apparsa come una posizione aprioristica. Da qualcuno e' stata ritenuta come ispirata a fattori unicamente religiosi. Si sa che il Comitato Warnock in Inghilterra ha preso una posizione diversa. Oggi molti sostengono che si puo' sperimentare, si puo' congelare, si puo' somministrare la pillola del giorno dopo, si possono costruire embrioni fatti apposta per la sperimentazione, per avere un fratello uguale al fratello, e cosi' via. Allora noi ci domandiamo in questa assise: la posizione che e' stata presa dalla Chiesa cattolica e' una posizione che ha degli argomenti scientifici a suo favore, filosofici a suo favore e quindi, eticamente, e' sostenibile anche oggi questa posizione? Vogliamo dare una risposta. Pensiamo di avere argomenti sufficienti, di averli validi, e vogliamo proporli".
Conoscere le fasi dello sviluppo embrionale
Il Congresso esamina gli aspetti scientifici del dilemma per vedere se vi sia continuita' tra il momento iniziale -l'"ora zero" della fecondazione- e gli stadi successivi, illustrati in conferenza stampa dal professor Adriano Bompiani, direttore dell'Istituto scientifico internazionale (Isi) della Cattolica di Roma. Conoscere le singole fasi dello sviluppo embrionale, ha affermato, permette anche di dare un'interpretazione etica di quanto avviene nel grembo materno. E la biologia indica nelle prime cellule embrionali l'esistenza di un'attivita', di un'individualita', al punto da ipotizzare la definizione di uno "status" anche per l' embrione pre-impiantatorio, proteggendolo da sperimentazioni distruttive. Come quella del congelamento degli embrioni da utilizzare per la fecondazione artificiale, sulla quale si e' soffermato lo stesso prof. Bompiani: "Meno 96 gradi portano all'arresto dello sviluppo embrionale, ma non portano alla regressione dello sviluppo. Possono pero' dare delle grosse difficolta' per la ripresa dello sviluppo. Il 50% degli embrioni sghiacciati riportati a temperatura normale non proseguono lo sviluppo, perche' in qualche modo sono lesi dal fatto del congelamento. Questo non si vuol dire, non si vuol sapere, non si vuol far sapere alla gente, ma e' una realta', una realta' di tutte le documentazioni scientifiche". Altro aspetto, quello dei test genetici prenatali, che dovrebbero rientrare nell'"area generale della medicina predittiva", ma in realta' diventano spesso strumenti di "selezione" dell' embrione, magari per motivi di "pianificazione familiare" che nascondono vere e proprie "pratiche di eugenetica". L'allarme e' giunto da Kevin Fitzgerald, professore associato di genetica alla Georgetown University di Washington. Sottolineando l'"enfasi" attribuita oggi allo screening prenatale, il genetista ha fatto notare che i test "cercano soltanto di determinare quali embrioni hanno gia' difetti genetici indesiderabili, ma non si chiedono come prevenire tali difetti". Inoltre, ha affermato Fitzgerald, tali test servono alla "pianificazione familiare" che non e' diretta a prevenire "ne' difetti, ne' malattie", ma e' spinta solo "dal desiderio di avere un bambino o una bambina", quindi tende a individuare la presenza o meno del cromosoma "y". Da qui la recente condanna della Commissione di bioetica americana verso il fatto che la pratica dello screening prenatale si fonda sul principio che "i genitori possono scegliere le qualita' dei loro figli, e selezionarle sulla base delle conoscenze genetiche". La parola del Papa sull'embrione
"L'amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l'uomo maturo o l'anziano". Benedetto XVI torna a parlare "della dignita' della persona umana" che "ha le sue radici nell'intimo legame che la unisce al suo creatore". Un giudizio morale, questo, che vale "gia' agli inizi della vita di un embrione prima ancora che si sia impiantato nel seno materno". L'occasione per tornare a mettere in guardia una scienza poco rispettosa della vita e' stata l'udienza ai partecipanti al Congresso sull'embrione umano della Pontificia accademia per la Vita dello scorso 27 febbraio.
L'amore "sconfinato e quasi incomprensibile" di Dio per l'uomo, nelle parole del Papa, "rivela fino a che punto la persona umana sia degna di essere amata in se stessa, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione - intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrita' e cosi' via". "In definitiva -ha aggiunto papa Ratzinger, riprendendo un passo della Evangelium vitae di Giovanni Paolo II-, la vita umana e' sempre un bene, poiche' 'essa e' nel mondo manifestazione di Dio, segno della sua presenza, orma della sua gloria'". "Nell'uomo, in ogni uomo, in qualunque stadio o condizione della sua vita, risplende un riflesso della stessa realta' di Dio. Per questo il Magistero della Chiesa ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale". Il Papa, "anche in mancanza di espliciti insegnamenti sui primissimi giorni di vita del nascituro", rintraccia anche nelle Sacre Scritture "preziose indicazioni che motivano sentimenti d'ammirazione e di riguardo nei confronti dell'uomo appena concepito. I libri sacri, infatti, intendono mostrare l'amore di Dio verso ciascun essere umano ancor prima del suo prendere forma nel seno della madre". "La vita umana -ha ribadito quindi citando ancora la Evangelium vitae- e' sacra e inviolabile in ogni momento della sua esistenza, anche il quello iniziale che precede la nascita".
"Il Papa, com'e' naturale, ha ogni diritto di affermare e difendere le sue convinzioni morali e religiose", commenta Daniele Capezzone, segretario di Radicali italiani. "Ma queste convinzioni religiose non possono divenire una imposizione (o, in questo caso, una proibizione) per tutti gli altri, anche per chi non le condivide. E' un principio fondamentale quello della separazione tra precetti morali e religiosi da una parte, e leggi civili dall'altra, cioe' tra "peccati" e "reati". Altrimenti, non si capirebbe la ragione per cui ci affanniamo a chiedere che questa separazione sia sancita anche in Medio Oriente... In caso contrario, il danno sara' doppio: da una parte si imporranno terapie e si proibiranno sofferenze; dall'altra, si minera' il principio della laicita' dello Stato".
La sperimentazione su embrioni e' soppressione della vita
Altola' del Vaticano alla ricerca sugli embrioni. "Il trattamento degli embrioni per fini scientifici e' un'altra forma di soppressione della vita": lo ha detto il card. Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, tenendo la prolusione del Congresso internazionale "L' embrione umano nella fase del preimpianto", in occasione dell'Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita. L'embrione, ha affermato l'esponente vaticano - come riferisce l'agenzia Sir, promossa dalla Cei -, non va trattato "come semplice materiale di sperimentazione", o come oggetto di "manipolazioni" nell'ambito dell'ingegneria genetica, quando "si procede senza nessun rispetto della vita come tale". Per il relatore, il ricorso agli anticoncezionali, la sterilizzazione, la legittimazione dell'aborto, ma anche il primato del "figlio unico", sono alcune forme di "cultura della morte" in voga nella societa' attuale, improntata ad una concezione materialistica del sesso, inteso come pura "ricerca del piacere". Di qui le forme di "limitazione" o di "soppressione della natalita', quando quest'ultima non e' completamente sottomessa a tutti i capricci egoistici dell'uomo". Contrastare tale "cultura della morte", in una "collettivita' di individui egoisti che cercano solo i propri interessi", e' quindi, per Barragan, la sfida piu' urgente per i credenti, chiamati a far affermare una "qualita' della vita" che nel campo dell'ingegneria genetica deve avere come "fine" quello di "rispettare la vita umana e divina di ciascuna persona".
La Chiesa deve intervenire
Per la Chiesa è "irrinunciabile" intervenire sulle questioni che riguardano i principi, anche per evitare che su passaggi importanti si rischi la "diaspora culturale" dei cattolici. E su queste questioni, al di fuori degli schieramenti, i cattolici impegnati in politica "devono far sentire la loro voce" perché il loro impegno "non è procrastinabile". Lo ha sostenuto monsignor Rino Fisichella, rettore della Pontificia università lateranense. Il vescovo ha invocato un "recupero della razionalità nella politica", in modo anche da uscire da "connotazioni ideologiche e poco razionali". Ed ha invitato a dare più spazio alla ragione per dare più possibilità al confronto con la scienza che non deve l'ultima parola su tutto". Ciò premesso, Fisichella difende il diritto della Chiesa di intervenire nelle questioni più importanti: "Siamo pastori, abbiamo l'obbligo di intervenire. La società non può darci il permesso di parlare. Abbiamo l'obbligo di intervenire per risvegliare le coscienze di fronte al relativismo". "Sui principi è utile e irrinunciabile prendere posizione, quindi, come anche stimolare i cattolici in politica a far sentire la propria voce". Monsignor Fisichella ha quindi concluso ricordando il richiamo di Benedetto XVI, in occasione del mercoledì delle ceneri, primo giorno di Quaresima: "Prima di qualsiasi altra cosa il bene più profondo è quello di dire la verità al popolo e quindi in un contesto dominato dal relativismo noi suggeriamo di puntare sulla verità, sulla capacità di riscoprire fino in fondo la dignità della persona".
Il voto e la complicita' nel delitto
"Votare a favore di un candidato le cui convinzioni non sono rispettose dell' embrione costituisce una complicita' con l'omicidio di quest' embrione, e quindi una grave mancanza di carita'". Lo ha detto Jean-Marie Le Mene', membro della Pontificia Accademia per la vita, durante la tavola rotonda che ha concluso il Convegno.
Soffermandosi sul "dovere" di "proteggere per legge l'embrione nella fase preimpiantatoria", Jean Marie Le Mene' ha proposto di "creare, in ogni diocesi, una struttura strategica specializzata nel rispetto della vita, distinta dalla cura pastorale per la famiglia, composta di esperti convinti dell'umanita' e della personalita' dell' embrione", in modo da diffondere "una resistenza attiva al genocidio programmato dell' embrione nella fase del pre-impianto, anticamera della clonazione umana". Di qui la necessita' di "imporre a tutti coloro che hanno una funzione di insegnamento o una responsabilita' pastorale nella Chiesa, a livello parrocchiale, il dovere di esprimersi sistematicamente prima di ogni consultazione elettorale, ed almeno una volta all'anno", sui temi della vita. I politici cristiani, in particolare, per l'esperto "non dovrebbero accontentarsi di non fare", ma al contrario "hanno l'obbligo di fare proposte positive e innovative per proteggere l'embrione".
La diagnosi preimpianto e' eugenetica
La diagnosi preimpianto "e' la tappa piu' avanzata della selezione eugenetica": e' quanto affermato da Angelo Fiori, professore emerito di Medicina Forense all'Universita' Cattolica del Sacro Cuore, che ha posto l'accento sui problemi tecnici della diagnosi preimpiantatoria, nella quale sono sempre in agguato "falsi negativi e falsi positivi". Ma ancor piu' gravi, ha affermato, sono i problemi di natura etica: "Qui e' inutile usare giri di parole. Gia' la diagnosi prenatale, qualunque argomento si possa portare avanti, in una sua quota non irrilevante e' finalizzata alla soppressione dell'embrione e, quindi, alla selezione di quegli embrioni che si ritiene siano affetti da malattia".
Una tesi, questa, condivisa dal professor Carlo Bellieni, pediatra al Policlinico di Siena, che nel suo intervento ha messo l'accento sui propositi eugenetici e non curativi di questo tipo di diagnosi. "Nella diagnosi prenatale, nella diagnosi preimpianto, il punto di fondo sta nel fatto che non e' una diagnosi curativa per il malato, se non in rarissimi casi, ma e' una diagnosi eliminatoria, cioe' si eliminano i feti o gli embrioni che hanno quel tratto caratteristico che a noi non piace. Cosa significa questo? Significa che, per esempio, si avra' una perdita degli embrioni in eccesso. In uno studio del 2005, preso come esempio, si parte da 33 embrioni, che vengono creati per arrivare ad una sola gravidanza". Tali perplessita', ha proseguito Bellieni, non vengono sollevate solo "da chi ha una visione religiosa della vita". Sono in molti, nella comunita' scientifica, che cominciano ad interrogarsi sui rischi collegati a questo tipo di diagnosi. Da ultimo, ha osservato, "preoccupazioni sono state espresse dalla commissione per la genetica umana del governo britannico".
La professoressa Marie Odile Rethore', genetista all'Ospedale Necker di Parigi, ha affermato dal canto suo che la diagnosi genetica preimpiantatoria "viene proposta come mezzo di selezione fra gli embrioni". La finalita' e' dunque di "scegliere quelli le cui vite corrispondono ai requisiti essenziali per trovare posto nella nostra societa'". Una societa', e' stata la sua denuncia, dove le persone disabili non sono gradite. Nell'udienza ai partecipanti al Congresso, papa Benedetto XVI aveva ribadito con forza il "carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale". Un "giudizio morale", ha affermato il Papa, che "vale gia' agli inizi della vita di un embrione, prima ancora che si sia impiantato nel seno materno".