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 ITALIA - ITALIA - Utero in affitto. Assolta coppia di milanesi
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8 aprile 2014 15:22
 
Una coppia è stata assolta dall'accusa di alterazione di stato che gli veniva contestata per aver ottenuto la trascrizione in Italia dell'atto di nascita di un bimbo che era nato in India attraverso una ''maternità surrogata'' ed era così diventato figlio dei due. Lo ha deciso il gup di Milano Gennaro Mastrangelo che nelle motivazioni della sentenza fa riferimento, tra le altre cose, all'''avanzamento della tecnologia'' che rende la ''definizione'' di ''maternità'' ormai ''controversa''.
 I due, entrambi milanesi, lui 48 anni e lei ''paziente oncologica'' di 54 anni e sterile per le cure a cui si era sottoposta, nel dicembre del 2011 hanno deciso, come si legge nelle motivazioni, ''di recarsi in India per procedere a fecondazione eterologa con materiale genetico donato'' dall'uomo ''e donazione anonima dell'ovocita''. In questo caso di cosiddetto 'utero in affitto' ''sono intervenute due donne anonime, l'una ha fornito l'ovulo da fecondare e l'altra ha portato avanti la gravidanza'' e il bimbo è nato il 2 gennaio del 2012. La coppia, assolta dall'accusa per cui erano stati portati a processo con rito abbreviato, sono stati condannati a un anno e 4 mesi (pena sospesa) soltanto per dichiarazioni mendaci alle autorità italiane, ossia per aver dichiarato che la donna era madre del bimbo. Bimbo che, dunque, resterà figlio loro, anche perché il Tribunale per i Minorenni di Milano ha 'bloccato' la procedura di adottabilità che era stata aperta in questo caso. I due imputati, assistiti dall'avvocato Lamberto Rongo, erano accusati di alterazione di stato per aver richiesto, il 25 gennaio 2012, ''la trascrizione dell'atto di nascita formato'' a Mumbai prima al Consolato Generale d'Italia in India e poi all'ufficio di Stato Civile del Comune di Milano, ''trascrizione effettuata in data 27 febbraio 2012'', facendo risultare, dunque, la donna milanese come madre del bimbo ''contrariamente al vero''. Da quest'accusa i due sono stati assolti, mentre il pm chiedeva per loro una condanna a 1 anno e 8 mesi. Il giudice nelle complesse motivazioni, in cui ha dovuto ricostruire, tra le altre cose, anche la normativa indiana, sottolinea prima di tutto la ''estrema incertezza giuridica circa la legittimità dei cosiddetti contratti di surrogazione (...) tutt'al più tollerati dall'ordinamento'' indiano. Ma ciò che conta, chiarisce il gup, in relazione al reato contestato è ''il momento della formazione dell'atto di nascita''. E gli imputati, scrive ancora, ''pur consapevoli,secondo l'ordinamento italiano, della contrarietà alla realtà materiale dello stato di filiazione 'a latere matris', hanno approfittato dello stato della 'normazione' locale indiana che (...) lasciava ampio spazio all'autonomia privata''. Il gup, inoltre, nelle motivazioni chiarisce che ''con l'avanzamento della tecnologia si è assistito all'avveramento della profezia di quel giurista inglese che, nella seconda metà dell'800, delineando le linee evolutive del diritto, coniò la famosa espressione 'from status to contract'''. Anche il diritto di famiglia, si legge ancora, ''è stato investito dalla dissociazione tra il dato naturale della procreazione e la contrattualizzazione delle forme di procreazione, quest'ultimo fenomeno variamente normato dai sistemi giuridici nazionali''. Di fronte a questo stato di cose, spiga il giudice, ''la stessa definizione della maternità è ormai controversa''.
 Nelle motivazioni della sentenza con cui una coppia milanese è stata assolta dall'accusa, il gup di Milano Gennaro Mastrangelo, oltre a complesse e dettagliate valutazioni giuridiche, fa anche alcune considerazioni sulle ''possibilità offerte dalla scienza in questa materia'' che ''sono talmente vaste da potersi immaginare esiti tali da'' cancellare ''qualunque considerazione dei diritti del nascituro''. Nascituro che, secondo il gup, ''potrebbe diventare strumento per la soddisfazione del desiderio di genitorialità''. Il giudice chiarisce, prima di tutto, che il dibattito ''intorno all'applicazione delle scoperte tecnologiche in materia di filiazione è assolutamente aperto nell'opinione pubblica, nelle scienze e nella bioetica'', ma che di fronte alle ''possibilità offerte dalla scienza'' il ''nascituro'' potrebbe divenire anche ''strumento per la soddisfazione del desiderio di genitoralità della madre malata terminale, del padre psicotico (...) di genitori assai in là negli anni, dei cugini primi, ecc.''. Tali condotte, spiega ancora il gup che prescinde ''da ogni valutazione etica'', ''metterebbero, come hanno messo, il diritto con le 'spalle al muro', nella penosa scelta di tutelare il minore e di non privarlo dei suoi genitori 'tecnologici'''. I due imputati sono stati assolti dall'accusa di alterazione di stato (il bimbo era nato in India con madre 'surrogata') e condannati soltanto per dichiarazioni mendaci. Tuttavia, il gup ha precisato che a loro non può essere concessa l'attenuante dell'aver agito ''per motivi di particolare valore morale o sociale'', come aveva chiesto la difesa, perché se è vero che ''il desiderio di genitorialità è pregevole'' ed è tutelato dalla Costituzione, ciò ''non vale allorché tale desiderio sia soddisfatto ad ogni costo, anche a probabile discapito del nascituro''. Nelle motivazioni, inoltre, il gup fa notare come oramai, dati anche i progressi scientifici e la diversità delle normative vigenti nei vari Stati, si possa dire che ''l'attribuzione della maternità e della paternità non è più un fatto naturale ma un fatto 'istituzionale', dipendendo dalle scelte del Legislatore''. A fronte della maternità ''surrogata'', ad esempio, spiega ancora il gup, ''in dottrina si dà rilievo, alternativamente, alla gestazione, al legame genetico, al progetto di genitorialità, oppure si crea un criterio composto che attribuisce la maternità a colei che assume due tra le tre funzioni (volontà, apporto genetico, gravidanza) che costituiscono la maternità''.
 
 
 
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