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 USA - USA - Usa. Rigenerare le dita amputate e' possibile
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12 aprile 2007 16:56
 
Muscoli, midollo spinale, cervello, nervi e perfino il pene, quello di un topo per ora. La scienza sta studiando cosi' come decifrare i segreti degli esseri viventi che sanno ricostruire i loro organi amputati o tessuti atrofizzati da gravi malattie. Gli studi stanno incalzando nei maggiori laboratori del mondo. E anche in Italia. Tanto che, negli Stati Uniti, un americano e' riuscito a farsi ricrescere un dito amputato ed ora, la stessa tecnica si e' deciso di provarla anche su alcuni reduci mutilati dall'Iraq.

La storia di Lee Spievack e' presto detta, stava lavorando tre anni fa nel suo negozio di aeromodellismo di Cincinnati (Usa), su un bimotore a elica di un cliente. Pochi minuti ed un centimetro del suo dito medio destro e' finito negli ingranaggi, tranciato di netto: unghia, osso e carne. Al pronto soccorso gli avevano proposto di coprire il moncone con un trapianto di pelle, per il suo centimetro di dito non c'era piu' nulla da fare, perso per sempre. Ma non l'ha pensata cosi' Alan Spievack, fratello di Lee, gia' chirurgo a Harvard, e fondatore della Acell Inc., azienda che produce una polverina di estratto di vescica di maiale autorizzata all'uso umano dall'Fda per curare ulcere, ferite e rigenerare le cartilagini.

La polverina contiene collagene e altre sostanze, ma non cellule. In 4-6 settimane il dito di Lee era tornato della lunghezza originale, in 4 mesi era come gli altri. Ad aprire una finestra su questo straordinario capitolo della scienza e' il periodico scientifico "Focus" diretto da Sandro Boeri che, nel numero in edicola lo scorso 7 aprile, riferisce tutte le prime importanti conquiste della ricerca verso la rigenerazione degli organi.
Nessuno osa dire che il merito sia della polvere, ma, racconta Amelia Beltramini sul prestigioso magazine scientifico, David Baer, medico di Fort Sam Houston di San Antonio, Texas, che ogni giorno ha a che fare con giovani che tornano dall'Iraq mutilati per l'esplosione di granate, si e' chiesto: "Perche' non provare sui miei ragazzi?". La sua sperimentazione, finanziata dal Pentagono, prevede di riaprire le ferite di 5 pazienti mutilati alle mani, di cospargerle di polvere 3 volte la settimana per 2 settimane documentando i progressi con le radiografie.

"Non mi aspetto che ricrescano dita intere, ma basterebbero moncherini di 1 cm per tenere una matita, la zip dei pantaloni, una forchetta... l'indipendenza. Per ora e' solo una speranza, ma non abbiamo nulla da perdere" dice Baer. La ricetta della polvere l'ha messa a punto Stephen Badylak, espertodi rigenerazione all'University of Pittsburgh. "L'uomo ha il potere di rigenerare qualsiasi cosa nella vita fetale. Ma questa capacita' si attenua a partire dalla 16a settimana di gestazione e si esaurisce con la nascita" dice Badylak.

"Le ricerche piu' recenti nel campo delle cellule staminali, della genetica e dell'ingegneria dei tessuti stanno pero' dimostrando che e' possibile riattivarla. Se i segnali genetici sono nelle nostre cellule, la domanda giusta da porsi e' come riaccenderli". E dalla 'ricostruzione' dell'aorta di un cane alla 'creazione' del pene di un topo, un animale che e' stato in grado anche di riprodursi dopo l'intervento realizzato in un laboratorio Usa, la scienza, in questa direzione, sta davvero compiendo passi cruciali. E l'Italia non sta certo a guardare.
Basti pensare agli studi sulle cellule staminali che si stanno in Italia facendo nel nostro Paese per riparare i danni di una malattia genetica. Alla banca di cellule staminali cerebrali di Terni, Angelo Vescovi, dell'Universita' Bicocca di Milano, sta preparando le cellule da trapiantare nei malati di sclerosi laterale amiotrofica, malattia genetica letale.

A Milano Giulio Cossu, direttore del laboratorio di cellule staminali dell'Istituto San Raffaele, studia come rigenerare il muscolo dei pazienti che soffrono di distrofia muscolare. Questi malati hanno una forma difettosa di un gene, quello che ha la ricetta della distrofina, proteina che rinforza la fibra muscolare, senza la quale il muscolo gradualmente si paralizza. Basterebbe inserire alla nascita, nei bimbi geneticamente predisposti, cellule sane che producono distrofina per prevenire la degenerazione.

Cossu ha scoperto il fattore di crescita (sdf1) che convince le cellule a prendere residenza nel muscolo invece di venire eliminate.
Somministrando le cellule staminali adulte sane a cani con una malattia genetica simile alla distrofia muscolare, Cossu e' riuscito a impedire la comparsa dei sintomi della malattia e a migliorare la mobilita' di quelli che avevano gia' cominciato a zoppicare. "Ma per passare alla sperimentazione sull'uomo ci sono mille vincoli. Li avesse avuti Christian Barnard, non si farebbero trapianti di cuore" dice al magazine Cossu. Che spera di iniziare la sperimentazione umana l'anno prossimo.
 
 
 
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Muscoli, midollo spinale, cervello, nervi e perfino il pene, quello di un topo per ora. La scienza sta studiando cosi' come decifrare i segreti degli esseri viventi che sanno ricostruire i loro organi amputati o tessuti atrofizzati da gravi malattie. Gli studi stanno incalzando nei maggiori laboratori del mondo. E anche in Italia. Tanto che, negli Stati Uniti, un americano e' riuscito a farsi ricrescere un dito amputato ed ora, la stessa tecnica si e' deciso di provarla anche su alcuni reduci mutilati dall'Iraq.

La storia di Lee Spievack e' presto detta, stava lavorando tre anni fa nel suo negozio di aeromodellismo di Cincinnati (Usa), su un bimotore a elica di un cliente. Pochi minuti ed un centimetro del suo dito medio destro e' finito negli ingranaggi, tranciato di netto: unghia, osso e carne. Al pronto soccorso gli avevano proposto di coprire il moncone con un trapianto di pelle, per il suo centimetro di dito non c'era piu' nulla da fare, perso per sempre. Ma non l'ha pensata cosi' Alan Spievack, fratello di Lee, gia' chirurgo a Harvard, e fondatore della Acell Inc., azienda che produce una polverina di estratto di vescica di maiale autorizzata all'uso umano dall'Fda per curare ulcere, ferite e rigenerare le cartilagini.

La polverina contiene collagene e altre sostanze, ma non cellule. In 4-6 settimane il dito di Lee era tornato della lunghezza originale, in 4 mesi era come gli altri. Ad aprire una finestra su questo straordinario capitolo della scienza e' il periodico scientifico "Focus" diretto da Sandro Boeri che, nel numero in edicola lo scorso 7 aprile, riferisce tutte le prime importanti conquiste della ricerca verso la rigenerazione degli organi.
Nessuno osa dire che il merito sia della polvere, ma, racconta Amelia Beltramini sul prestigioso magazine scientifico, David Baer, medico di Fort Sam Houston di San Antonio, Texas, che ogni giorno ha a che fare con giovani che tornano dall'Iraq mutilati per l'esplosione di granate, si e' chiesto: "Perche' non provare sui miei ragazzi?". La sua sperimentazione, finanziata dal Pentagono, prevede di riaprire le ferite di 5 pazienti mutilati alle mani, di cospargerle di polvere 3 volte la settimana per 2 settimane documentando i progressi con le radiografie.

"Non mi aspetto che ricrescano dita intere, ma basterebbero moncherini di 1 cm per tenere una matita, la zip dei pantaloni, una forchetta... l'indipendenza. Per ora e' solo una speranza, ma non abbiamo nulla da perdere" dice Baer. La ricetta della polvere l'ha messa a punto Stephen Badylak, espertodi rigenerazione all'University of Pittsburgh. "L'uomo ha il potere di rigenerare qualsiasi cosa nella vita fetale. Ma questa capacita' si attenua a partire dalla 16a settimana di gestazione e si esaurisce con la nascita" dice Badylak.

"Le ricerche piu' recenti nel campo delle cellule staminali, della genetica e dell'ingegneria dei tessuti stanno pero' dimostrando che e' possibile riattivarla. Se i segnali genetici sono nelle nostre cellule, la domanda giusta da porsi e' come riaccenderli". E dalla 'ricostruzione' dell'aorta di un cane alla 'creazione' del pene di un topo, un animale che e' stato in grado anche di riprodursi dopo l'intervento realizzato in un laboratorio Usa, la scienza, in questa direzione, sta davvero compiendo passi cruciali. E l'Italia non sta certo a guardare.
Basti pensare agli studi sulle cellule staminali che si stanno in Italia facendo nel nostro Paese per riparare i danni di una malattia genetica. Alla banca di cellule staminali cerebrali di Terni, Angelo Vescovi, dell'Universita' Bicocca di Milano, sta preparando le cellule da trapiantare nei malati di sclerosi laterale amiotrofica, malattia genetica letale.

A Milano Giulio Cossu, direttore del laboratorio di cellule staminali dell'Istituto San Raffaele, studia come rigenerare il muscolo dei pazienti che soffrono di distrofia muscolare. Questi malati hanno una forma difettosa di un gene, quello che ha la ricetta della distrofina, proteina che rinforza la fibra muscolare, senza la quale il muscolo gradualmente si paralizza. Basterebbe inserire alla nascita, nei bimbi geneticamente predisposti, cellule sane che producono distrofina per prevenire la degenerazione.

Cossu ha scoperto il fattore di crescita (sdf1) che convince le cellule a prendere residenza nel muscolo invece di venire eliminate.
Somministrando le cellule staminali adulte sane a cani con una malattia genetica simile alla distrofia muscolare, Cossu e' riuscito a impedire la comparsa dei sintomi della malattia e a migliorare la mobilita' di quelli che avevano gia' cominciato a zoppicare. "Ma per passare alla sperimentazione sull'uomo ci sono mille vincoli. Li avesse avuti Christian Barnard, non si farebbero trapianti di cuore" dice al magazine Cossu. Che spera di iniziare la sperimentazione umana l'anno prossimo.
 
 
 
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