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 ITALIA - ITALIA - Italia. Topi con sclerosi multipla tornano a camminare con le staminali
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17 aprile 2003 18:31
 
Grazie a un esperimento italiano, topi colpiti dalla sclerosi multipla hanno ripreso a camminare dopo l'iniezione di cellule staminali adulte. Il risultato, finora senza precedenti, accende la speranza di poter mettere a punto una terapia contro la malattia nell'uomo, anche se per raggiungere questo obiettivo occorrono ancora anni. Le cellule staminali iniettate nei topi malati sono riuscite a ricostruire la mielina, ossia lo strato di cellule che riveste le cellule nervose (neuroni) e che permette di condurre gli impulsi elettrici.
L'esperimento pubblicato su Nature e' stato presentato nel corso di una conferenza stampa all'Istituto San Raffaele di Milano lo scorso 16 aprile. Presenti i due ricercatori che hanno condotto lo studio: Angelo Vescovi e Gianvito Martino con il direttore scientifico dell'Istituto, Claudio Bordignon. "Questo che presentiamo oggi e' uno studio epocale -ha dichiarato durante la conferenza stampa Bordignon- perche' ci da' dei risultati non su cosa potrebbero, ma su cosa possono fare effettivamente le cellule staminali. Ed e' solo l'inizio".
Il lavoro, iniziato nel 2000 e costato tra i 500 mila e 1 milione di euro, e' stato finanziato in gran parte con risorse del S.Raffaele e per il resto con fondi trovati dagli stessi ricercatori e da finding agency. Si tratta di una ricerca che potrebbe avere un grande impatto, visto che la sclerosi multipla colpisce 3 milioni di persone in tutto il mondo, di cui 50mila solo in Italia, ed e' la causa piu' frequente di disabilita' nelle persone giovani. L'eta' di esordio della malattia e' infatti tra i 20 e i 40 anni e colpisce in una percentuale maggiore le donne.
La novita' dello studio dei ricercatori del S. Raffaele, che attualmente sta sperimentando 10 protocolli di cura su questa malattia, e' proprio nell'impostazione. "Finora si era sempre partiti dalle cellule staminali -spiega Gianvito Martino, responsabile dell'unita' di neuroimmunologia- per arrivare alla malattia, mentre questa volta siamo partiti dalla malattia per arrivare alle cellule staminali. Abbiamo considerato infatti le sue specificita', come l'infiammazione del sistema immunitario, la multifocalita', cioe' il cagionare lesioni diffuse in tutto il corpo, e la demielinazzazione, ossia il rallentamento degli impulsi nervosi e da li' abbiamo avuto l'illuminazione di agire a livello sistemico e non della singola lesione". Cio' ha determinato una strategia di cura diversa, piu' organica, che ha consentito ai roditori, affetti da sclerosi, di riprendere a camminare e usare di nuovo la coda. "Sfruttando la capacita' di moltiplicarsi delle cellule staminali trapiantate, e' stato possibile stimolare la produzione di nuove cellule nelle zone danneggiate -prosegue Angelo Vescovi, co-direttore dell'istituto di ricerca sulle cellule staminali-. Il che significa che si puo' intervenire non solo per prevenire le lesioni, come si e' fatto finora con gli immunosoppressori, ma per curare quelle gia' presenti nell'organismo".
Nel lavoro, cellule staminali prelevate dal tessuto cerebrale di topi adulti sono state iniettate in topi utilizzati come modello della sclerosi multipla e li hanno messi nuovamente in condizione di camminare. Entro un mese i ricercatori prevedono di cominciare l'esperimento cruciale, quello sulle scimmie, che durera' circa un anno e mezzo e dal quale si attendono le risposte decisive per passare alla sperimentazione sull'uomo. Occorrono ancora degli anni, quindi, prima di passare ai test clinici. "Tra un paio di mesi partiremo con la sperimentazione sulle scimmie, questa volta utilizzando cellule staminali umane di origine fetale -continua Martino-. Abbiamo gia' avuto l'ok della Commissione Europea per i finanziamenti e dal Comitato etico e dovremmo finire nel 2004. Prima di poter arrivare all'uomo dovranno passare minimo 5 anni, se non 10".
Nel frattempo, hanno detto i due ricercatori, "utilizzando nei topi cellule staminali neurali siamo riusciti a ricostruire la mielina", lo strato di cellule che riveste le cellule nervose (neuroni) e che permette il passaggio degli impulsi elettrici. Proprio la guaina di mielina e' il bersaglio della sclerosi multipla: la malattia progressivamente distrugge questo strato protettivo provocando il graduale peggioramento dei pazienti e costringendoli sulla sedia a rotelle. Una volta iniettate, le cellule staminali sono riuscite a raggiungere "il posto giusto", vale a dire che non soltanto sono arrivate in corrispondenza della lesione, ma li' hanno cominciato a differenziarsi fino a diventare cellule di mielina. Non solo: hanno anche cominciato a moltiplicarsi e a stimolare la formazione di altre cellule di mielina. "In questo modo le lesioni sono state riparate e tutti i topi trattati sono stati nuovamente in grado di camminare: 7 su 10 con un recupero significativo e 3 su 10 con un recupero completo", ha detto Martino. "Dopo 12 anni di lavoro sull'isolamento delle staminali, questo risultato e' il coronamento di un sogno", ha detto Vescovi. E' stato anche una sorpresa senza precedenti. Era infatti impensabile, fino ad oggi, utilizzare le cellule staminali per curare una malattia complessa e con lesioni diffuse. "All'inizio delle ricerche sulle cellule staminali era difficile fare previsioni, ma si pensava che sarebbe stato piu' facile ottenere risultati su malattie dalle lesioni localizzate, come il Parkinson...e invece e' regolarmente successo il contrario", ha detto Vescovi. "Per la prima volta -ha aggiunto Martino- cellule neurali somatiche hanno funzionato in una malattia caratterizzata da un gran numero di lesioni disseminate in tutto il cervello e nel midollo".

L'ESPERIMENTO: cellule progenitrici delle cellule nervose sono state prelevate dai ventricoli cerebrali del topo e iniettate in topi con una malattia molto simile alla sclerosi multipla che colpisce l'uomo. In un gruppo di topi le cellule sono state iniettate direttamente nel cervello, in un altro nella vena della coda. In entrambi i casi, grazie a particolari sensori che utilizzano per localizzare le infiammazioni, queste cellule bambine hanno raggiunto le zone colpite dalle lesioni. Qui hanno cominciato a produrre la mielina in almeno due modi: alcune cellule si sono trasformate in cellule di mielina (astrociti); altre hanno risvegliato le cellule produttrici di mielina che erano state bloccate e le hanno nuovamente attivate. I segnali che hanno reso possibile questa attivazione sono ancora sconosciuti.
I TEST SULL'UOMO: sono indubbiamente lontani, ma sono anche la grande sfida con cui i ricercatori cominciano fin da oggi a misurarsi. Il prossimo passo importante sara' il test sulle scimmie e poi, ha detto Vescovi, "la cruna dell'ago sara' utilizzare sui pazienti le cellule staminali neurali umane". Queste ultime sono state isolate dallo stesso Vescovi nel 1999, localizzate dietro il bulbo olfattivo. "Se le cellule umane dimostreranno di avere le stesse proprieta' delle cellule staminali neurali del topo, forse il passaggio all'uomo sara' relativamente facile, anche se richiedera' comunque anni".

Soddisfatto e ottimista il presidente dell'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), Mario Battaglia, per le nuove speranze nella lotta contro la sclerosi multipla aperte da questo esperimento, ma invita i pazienti alla prudenza e alla pazienza, perche' i test sull'uomo richiederanno ancora molto tempo. La ricerca in parte finanziata dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, "e' per noi motivo di grande soddisfazione", ha rilevato Battaglia. Tuttavia, ha precisato, "e' una sperimentazione preclinica sugli animali e ci vorranno ancora 5 anni prima di passare alla sperimentazione sull'uomo. In questa fase l'Aism e la Fondazione San Raffaele comunque raccomandano alle persone con sclerosi multipla di continuare a seguire le indicazioni dei propri neurologi di fiducia". Lo studio, ha aggiunto, e' stato possibile grazie ai finanziamenti privati. "L'Aism e la Fism -ha rilevato- hanno creduto nella ricerca e l'hanno finanziata. Con la nostra Fondazione siamo infatti sempre stati al fianco dei ricercatori italiani. Gianvito Martino ne e' un esempio: e' stato il primo borsista Aism ad andare all'estero ed e' stato poi sempre seguito dall'Associazione nei suoi studi fino a questo sulle cellule staminali". Dal 1993 ad oggi il contributo di Aism e Fism per la ricerca e' stato di oltre 11 milioni di euro ed ha coinvolto circa 300 tra medici, biologi e tecnici impegnati in 163 progetti di ricerca e 80 borse di studio. Alla ricerca, conclude la nota dell'Aism, e' dedicata anche la settimana nazionale della Sclerosi Multipla, in programma dal 17 al 25 maggio. "La ricerca scientifica -ha concluso Battaglia- ci aiutera' ad ottenere, per le persone colpite da sclerosi multipla, terapie ancora piu' efficaci nel fermare l'evoluzione della malattia al suo esordio, migliorare i disturbi nelle forme avanzate e, per tutti, ottenere la migliore qualita' di vita possibile.
 
 
 
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Grazie a un esperimento italiano, topi colpiti dalla sclerosi multipla hanno ripreso a camminare dopo l'iniezione di cellule staminali adulte. Il risultato, finora senza precedenti, accende la speranza di poter mettere a punto una terapia contro la malattia nell'uomo, anche se per raggiungere questo obiettivo occorrono ancora anni. Le cellule staminali iniettate nei topi malati sono riuscite a ricostruire la mielina, ossia lo strato di cellule che riveste le cellule nervose (neuroni) e che permette di condurre gli impulsi elettrici.
L'esperimento pubblicato su Nature e' stato presentato nel corso di una conferenza stampa all'Istituto San Raffaele di Milano lo scorso 16 aprile. Presenti i due ricercatori che hanno condotto lo studio: Angelo Vescovi e Gianvito Martino con il direttore scientifico dell'Istituto, Claudio Bordignon. "Questo che presentiamo oggi e' uno studio epocale -ha dichiarato durante la conferenza stampa Bordignon- perche' ci da' dei risultati non su cosa potrebbero, ma su cosa possono fare effettivamente le cellule staminali. Ed e' solo l'inizio".
Il lavoro, iniziato nel 2000 e costato tra i 500 mila e 1 milione di euro, e' stato finanziato in gran parte con risorse del S.Raffaele e per il resto con fondi trovati dagli stessi ricercatori e da finding agency. Si tratta di una ricerca che potrebbe avere un grande impatto, visto che la sclerosi multipla colpisce 3 milioni di persone in tutto il mondo, di cui 50mila solo in Italia, ed e' la causa piu' frequente di disabilita' nelle persone giovani. L'eta' di esordio della malattia e' infatti tra i 20 e i 40 anni e colpisce in una percentuale maggiore le donne.
La novita' dello studio dei ricercatori del S. Raffaele, che attualmente sta sperimentando 10 protocolli di cura su questa malattia, e' proprio nell'impostazione. "Finora si era sempre partiti dalle cellule staminali -spiega Gianvito Martino, responsabile dell'unita' di neuroimmunologia- per arrivare alla malattia, mentre questa volta siamo partiti dalla malattia per arrivare alle cellule staminali. Abbiamo considerato infatti le sue specificita', come l'infiammazione del sistema immunitario, la multifocalita', cioe' il cagionare lesioni diffuse in tutto il corpo, e la demielinazzazione, ossia il rallentamento degli impulsi nervosi e da li' abbiamo avuto l'illuminazione di agire a livello sistemico e non della singola lesione". Cio' ha determinato una strategia di cura diversa, piu' organica, che ha consentito ai roditori, affetti da sclerosi, di riprendere a camminare e usare di nuovo la coda. "Sfruttando la capacita' di moltiplicarsi delle cellule staminali trapiantate, e' stato possibile stimolare la produzione di nuove cellule nelle zone danneggiate -prosegue Angelo Vescovi, co-direttore dell'istituto di ricerca sulle cellule staminali-. Il che significa che si puo' intervenire non solo per prevenire le lesioni, come si e' fatto finora con gli immunosoppressori, ma per curare quelle gia' presenti nell'organismo".
Nel lavoro, cellule staminali prelevate dal tessuto cerebrale di topi adulti sono state iniettate in topi utilizzati come modello della sclerosi multipla e li hanno messi nuovamente in condizione di camminare. Entro un mese i ricercatori prevedono di cominciare l'esperimento cruciale, quello sulle scimmie, che durera' circa un anno e mezzo e dal quale si attendono le risposte decisive per passare alla sperimentazione sull'uomo. Occorrono ancora degli anni, quindi, prima di passare ai test clinici. "Tra un paio di mesi partiremo con la sperimentazione sulle scimmie, questa volta utilizzando cellule staminali umane di origine fetale -continua Martino-. Abbiamo gia' avuto l'ok della Commissione Europea per i finanziamenti e dal Comitato etico e dovremmo finire nel 2004. Prima di poter arrivare all'uomo dovranno passare minimo 5 anni, se non 10".
Nel frattempo, hanno detto i due ricercatori, "utilizzando nei topi cellule staminali neurali siamo riusciti a ricostruire la mielina", lo strato di cellule che riveste le cellule nervose (neuroni) e che permette il passaggio degli impulsi elettrici. Proprio la guaina di mielina e' il bersaglio della sclerosi multipla: la malattia progressivamente distrugge questo strato protettivo provocando il graduale peggioramento dei pazienti e costringendoli sulla sedia a rotelle. Una volta iniettate, le cellule staminali sono riuscite a raggiungere "il posto giusto", vale a dire che non soltanto sono arrivate in corrispondenza della lesione, ma li' hanno cominciato a differenziarsi fino a diventare cellule di mielina. Non solo: hanno anche cominciato a moltiplicarsi e a stimolare la formazione di altre cellule di mielina. "In questo modo le lesioni sono state riparate e tutti i topi trattati sono stati nuovamente in grado di camminare: 7 su 10 con un recupero significativo e 3 su 10 con un recupero completo", ha detto Martino. "Dopo 12 anni di lavoro sull'isolamento delle staminali, questo risultato e' il coronamento di un sogno", ha detto Vescovi. E' stato anche una sorpresa senza precedenti. Era infatti impensabile, fino ad oggi, utilizzare le cellule staminali per curare una malattia complessa e con lesioni diffuse. "All'inizio delle ricerche sulle cellule staminali era difficile fare previsioni, ma si pensava che sarebbe stato piu' facile ottenere risultati su malattie dalle lesioni localizzate, come il Parkinson...e invece e' regolarmente successo il contrario", ha detto Vescovi. "Per la prima volta -ha aggiunto Martino- cellule neurali somatiche hanno funzionato in una malattia caratterizzata da un gran numero di lesioni disseminate in tutto il cervello e nel midollo".

L'ESPERIMENTO: cellule progenitrici delle cellule nervose sono state prelevate dai ventricoli cerebrali del topo e iniettate in topi con una malattia molto simile alla sclerosi multipla che colpisce l'uomo. In un gruppo di topi le cellule sono state iniettate direttamente nel cervello, in un altro nella vena della coda. In entrambi i casi, grazie a particolari sensori che utilizzano per localizzare le infiammazioni, queste cellule bambine hanno raggiunto le zone colpite dalle lesioni. Qui hanno cominciato a produrre la mielina in almeno due modi: alcune cellule si sono trasformate in cellule di mielina (astrociti); altre hanno risvegliato le cellule produttrici di mielina che erano state bloccate e le hanno nuovamente attivate. I segnali che hanno reso possibile questa attivazione sono ancora sconosciuti.
I TEST SULL'UOMO: sono indubbiamente lontani, ma sono anche la grande sfida con cui i ricercatori cominciano fin da oggi a misurarsi. Il prossimo passo importante sara' il test sulle scimmie e poi, ha detto Vescovi, "la cruna dell'ago sara' utilizzare sui pazienti le cellule staminali neurali umane". Queste ultime sono state isolate dallo stesso Vescovi nel 1999, localizzate dietro il bulbo olfattivo. "Se le cellule umane dimostreranno di avere le stesse proprieta' delle cellule staminali neurali del topo, forse il passaggio all'uomo sara' relativamente facile, anche se richiedera' comunque anni".

Soddisfatto e ottimista il presidente dell'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), Mario Battaglia, per le nuove speranze nella lotta contro la sclerosi multipla aperte da questo esperimento, ma invita i pazienti alla prudenza e alla pazienza, perche' i test sull'uomo richiederanno ancora molto tempo. La ricerca in parte finanziata dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, "e' per noi motivo di grande soddisfazione", ha rilevato Battaglia. Tuttavia, ha precisato, "e' una sperimentazione preclinica sugli animali e ci vorranno ancora 5 anni prima di passare alla sperimentazione sull'uomo. In questa fase l'Aism e la Fondazione San Raffaele comunque raccomandano alle persone con sclerosi multipla di continuare a seguire le indicazioni dei propri neurologi di fiducia". Lo studio, ha aggiunto, e' stato possibile grazie ai finanziamenti privati. "L'Aism e la Fism -ha rilevato- hanno creduto nella ricerca e l'hanno finanziata. Con la nostra Fondazione siamo infatti sempre stati al fianco dei ricercatori italiani. Gianvito Martino ne e' un esempio: e' stato il primo borsista Aism ad andare all'estero ed e' stato poi sempre seguito dall'Associazione nei suoi studi fino a questo sulle cellule staminali". Dal 1993 ad oggi il contributo di Aism e Fism per la ricerca e' stato di oltre 11 milioni di euro ed ha coinvolto circa 300 tra medici, biologi e tecnici impegnati in 163 progetti di ricerca e 80 borse di studio. Alla ricerca, conclude la nota dell'Aism, e' dedicata anche la settimana nazionale della Sclerosi Multipla, in programma dal 17 al 25 maggio. "La ricerca scientifica -ha concluso Battaglia- ci aiutera' ad ottenere, per le persone colpite da sclerosi multipla, terapie ancora piu' efficaci nel fermare l'evoluzione della malattia al suo esordio, migliorare i disturbi nelle forme avanzate e, per tutti, ottenere la migliore qualita' di vita possibile.
 
 
 
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