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 VATICANO - VATICANO - Vescovi contro la ricerca sulle staminali embrionali. E su Galileo Galilei la Chiesa dice: e' stato un malinteso
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Notizia 
27 maggio 2009 0:00
 
"Dietro la ricerca sulle staminali embrionali c'e' solo una guerra di brevetti". Lo denuncia l'Osservatore Romano che titola cosi' un articolo a firma del prof. Angelo Vescovi, genetista dell'Ospedale Niguarda di Milano e docente dell'Universita' Bicocca, da sempre contro la ricerca sulle staminali embrionali e grande sostenitore della legge 40 (recentemente dichiarata incostituzionale dalla Consulta). "La produzione di cellule di tipo embrionale mediante riprogrammazione di cellule adulte, scoperta recentemente non solo e' superiore a quella che prevede l'uso degli embrioni umani, ma si fonda su tecniche nuovissime, le quali non ricadono sotto l'egida di quei brevetti che, attualmente, sfruttano l'uso di staminali derivate da embrioni. Molti Paesi sono pero' leader storici solo in quest'ultimo settore".
Secondo il genetista, che a dispetto del suo cognome e' notoriamente laico, "numerosi laboratori, miliardi di dollari d'investimenti, un'intera filiera brevettuale e tecnico-scientifica e intere carriere si basano proprio sull'uso di embrioni". "In una situazione di questo genere - osserva Vescovi - sarebbe ingenuo pensare che tutto questo possa essere abbandonato per abbracciare tecniche di origine diversa, solo perche' sono piu' efficienti ed eticamente accettabili". Insomma, e questo spiega il titolo dell'Osservatore, "ci sono troppi interessi perche' l'uso degli embrioni umani possa essere abbandonato senza alcuna reazione".
E Vescovi trovo "discutibile" presentare scelte fatte su queste basi "come la risposta del 'giusto' che tenta di contrapporsi a supposti atteggiamenti moralistici o di origine religiosa e, come tali, irrazionali e immotivati. Questi ultimi atteggiamenti sono poi marchiati come antiscientifici e contro l'interesse dei malati, e si invitano i supposti oscurantisti a guardare ai fatti". "Questa posizione - conclude - e' indifendibile e distorta, poiche' i fatti sono quelli discussi sopra e non possono esser smentiti: nulla piu' frena la ricerca e lo sviluppo di possibili terapie; l'uso degli embrioni umani non e', in alcun modo, un'inderogabile necessita'".

MONS. BETORI, OCCORRE SERENO RIESAME 'CASO GALILEO', UN MALINTESO - "Vi sono tutte le premesse per un riesame sereno e obiettivo del 'Caso Galileo', di quella 'tragica reciproca incomprensione' e 'doloroso malinteso' -come ribadiva Giovanni Paolo II nel 1992- che hanno portato alla condanna non solo del fondatore della scienza moderna, ma di una delle menti piu' geniali dello scorso millennio". Lo ha detto monsignor Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, in occasione della cerimonia inaugurale del convegno internazionale di studi "Il caso Galilei", che si e' aperto oggi a Firenze nella Basilica di Santa Croce, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
"Purtroppo questo 'doloroso malinteso' e' spesso stato erroneamente interpretato come il riflesso di una opposizione costitutiva tra scienza e fede. Mi auguro che questo evento -ha aggiunto Betori- mostri l'infondatezza di tale opinione". Monsignor Betori ha auspicato "una ripresa e una riproposizione creativa del fondamentale dialogo tra ragione e fede, nella prospettiva di una permanente e costruttiva collaborazione tra la Chiesa e le istituzioni di ricerca scientifica, di sviluppo economico e di promozione sociale".
"La fede non cresce con il rifiuto della razionalita', ma si inserisce su un orizzonte di ragionevolezza piu' ampia. La stessa ragione, senza fede, rischia di ridursi al calcolo -ha sostenuto Betori- e a esclusiva valutazione di conflitti di interessi, spesso ignara o cieca di fronte a vitali interrogativi, a fondamentali valori e a drammatiche situazioni umane. Per questo il dialogo tra ragione e fede deve continuare".
 
 
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Secondo il genetista, che a dispetto del suo cognome e' notoriamente laico, "numerosi laboratori, miliardi di dollari d'investimenti, un'intera filiera brevettuale e tecnico-scientifica e intere carriere si basano proprio sull'uso di embrioni". "In una situazione di questo genere - osserva Vescovi - sarebbe ingenuo pensare che tutto questo possa essere abbandonato per abbracciare tecniche di origine diversa, solo perche' sono piu' efficienti ed eticamente accettabili". Insomma, e questo spiega il titolo dell'Osservatore, "ci sono troppi interessi perche' l'uso degli embrioni umani possa essere abbandonato senza alcuna reazione".
E Vescovi trovo "discutibile" presentare scelte fatte su queste basi "come la risposta del 'giusto' che tenta di contrapporsi a supposti atteggiamenti moralistici o di origine religiosa e, come tali, irrazionali e immotivati. Questi ultimi atteggiamenti sono poi marchiati come antiscientifici e contro l'interesse dei malati, e si invitano i supposti oscurantisti a guardare ai fatti". "Questa posizione - conclude - e' indifendibile e distorta, poiche' i fatti sono quelli discussi sopra e non possono esser smentiti: nulla piu' frena la ricerca e lo sviluppo di possibili terapie; l'uso degli embrioni umani non e', in alcun modo, un'inderogabile necessita'".

MONS. BETORI, OCCORRE SERENO RIESAME 'CASO GALILEO', UN MALINTESO - "Vi sono tutte le premesse per un riesame sereno e obiettivo del 'Caso Galileo', di quella 'tragica reciproca incomprensione' e 'doloroso malinteso' -come ribadiva Giovanni Paolo II nel 1992- che hanno portato alla condanna non solo del fondatore della scienza moderna, ma di una delle menti piu' geniali dello scorso millennio". Lo ha detto monsignor Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, in occasione della cerimonia inaugurale del convegno internazionale di studi "Il caso Galilei", che si e' aperto oggi a Firenze nella Basilica di Santa Croce, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
"Purtroppo questo 'doloroso malinteso' e' spesso stato erroneamente interpretato come il riflesso di una opposizione costitutiva tra scienza e fede. Mi auguro che questo evento -ha aggiunto Betori- mostri l'infondatezza di tale opinione". Monsignor Betori ha auspicato "una ripresa e una riproposizione creativa del fondamentale dialogo tra ragione e fede, nella prospettiva di una permanente e costruttiva collaborazione tra la Chiesa e le istituzioni di ricerca scientifica, di sviluppo economico e di promozione sociale".
"La fede non cresce con il rifiuto della razionalita', ma si inserisce su un orizzonte di ragionevolezza piu' ampia. La stessa ragione, senza fede, rischia di ridursi al calcolo -ha sostenuto Betori- e a esclusiva valutazione di conflitti di interessi, spesso ignara o cieca di fronte a vitali interrogativi, a fondamentali valori e a drammatiche situazioni umane. Per questo il dialogo tra ragione e fede deve continuare".
 
 
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