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 USA - USA - Usa. Rischi di cancro per l'uso di staminali embrionali troppo vecchie
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15 settembre 2005 17:47
 
Le cellule staminali embrionali anziane, ovvero tenute in coltura per parecchio tempo, possono essere pericolose se impiegate a scopo terapeutico. Infatti accumulano velocemente alcune mutazioni genetiche che favoriscono lo sviluppo di tumori. Inoltre queste alterazioni del Dna si verificano anche nei mitocondri, gli organelli cellulari da cui dipende il metabolismo energetico, con effetti sull'organismo difficili da prevedere. Lo sostiene uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature Genetics.
I rischi riguardano le staminali embrionali umane per lungo tempo lasciate in coltura, come le linee cellulari il cui impiego e gia stato approvato e finanziato dal governo statunitense -spiega Aravinda Chakravarti della Johns Hopkins University School of Medicine (Baltimora), autore dello studio- Sarebbe auspicabile che venissero sottoposte a test mirati per controllare che non abbiano gia sviluppato mutazioni pericolose. Precedenti studi avevano suggerito che le mutazioni che si manifestano nelle cellule staminali embrionali umane allevate in provetta fossero solo di piccola entita' e, quindi, trascurabili. Tuttavia analisi piu' approfondite e accurate, condotte in collaborazione con l'University of Texas Southwestern Medical Center (Dallas), il National Institute on Aging (NIH, Baltimora), la BresaGen Inc. (Athens) e in strutture di Canada, Svezia e Tailandia (rispettivamente il Robarts Research Institute, la Cellartis AB di Goteborg e la ES Cell International di Singapore), evidenziano che queste alterazioni sono molto piu' frequenti ed estese di quanto ritenuto finora. In particolare, i dati hanno mostrato che la gravita dei danni al Dna, compreso quello mitocondriale, cresce all'aumentare del tempo che le staminali passano in provetta.
Tra le principali alterazioni, la ripetizione o la distruzione di lunghe sequenze genetiche e l'attivazione di geni silenti o, al contrario, l'inattivazione di altri geni necessari al funzionamento cellulare. I ricercatori sottolineano, dunque, la necessita di rafforzare le osservazioni sulle embrionali staminali in vitro prima di impiegarle per fini terapeutici.
La scoperta va incontro alla tesi di chi chiede al presidente George W. Bush di consentire fondi federali per creare nuove colonie di cellule. Secondo gli scienziati piu' a lungo le cellule sono coltivate piu' mutazioni si accumulano nei loro geni. "Quindi -commenta Chakravarti- e' probabile che per la sperimentazione clinica sara' necessario incrementare il numero di linee cellulari staminali derivate embrioni".
Lo studio ha misurato il numero di mutazioni e di altre anomalie del Dna in nove colonie di di cellule il cui uso ha ricevuto l'imprimatur della Casa Bianca e ha paragonato il numero di anormalita' che si verificavano prima, dopo e nel corso dell'uso. Finora, usando sistemi rudimentali di misurazione, non erano state individuate particolari anomalie indotte dalla 'coltivazione' delle cellule, lasciando gli addetti ai lavori nella convinzione che le staminali fossero protette dai danni dell'invecchiamento genetico. Gli scienziati di Hopkins hanno invece usato un nuovo 'chip genetico' molto sofisticato che ha portato a accertare la presenza di un crescente numero di mutazioni via via del passare del tempo.

L'utilizzo di cellule staminali embrionali "pone l'uomo a rischio di gravi danni e alterazioni del proprio patrimonio genetico". Lo afferma il sottosegretario alla Salute Domenico Di Virgilio sottolineando, in riferimento a recenti studi sulla pericolosita' di tali cellule, come quella che "poteva essere etichettata come una presa di posizione unicamente etica, si sta avvalendo di inequivocabili supporti scientifici". "Le cellule staminali, embrionali, e adulte allevate in provetta -ha affermato Di Virgilio, anche presidente del comitato di bioetica di Forza Italia e convinto oppositore dell'utilizzo di staminali embrionali a scopo terapeutico- hanno la tendenza a mutare. Recenti e autorevoli studi in materia hanno dimostrato come le staminali embrionali mutano con maggiore frequenza, risultando, qualora utilizzate a scopo terapeutico, altamente cancerogene. Queste stesse cellule, inoltre, anche senza mutazione, sono di per se' tumorigeniche".
Gli studi pubblicati sulla rivista Nature Genetics evidenziano, ha proseguito Di Virgilio, "quello che trent'anni di ricerca sulle cellule staminali adulte hanno portato alla luce e cioe' che il loro utilizzo non ha in alcun modo aumentato il rischio di cancro nelle applicazioni cliniche contro leucemie, tumori e talassemia; il contrario di quello che avviene per le staminali embrionali che in provetta accumulano velocemente variazioni genetiche, lesive per l'organismo. Sono state quindi smentite ricerche precedenti in base alle quali si pensava che le mutazioni nelle staminali embrionali umane in coltura potessero essere trascurabili".
 
 
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Le cellule staminali embrionali anziane, ovvero tenute in coltura per parecchio tempo, possono essere pericolose se impiegate a scopo terapeutico. Infatti accumulano velocemente alcune mutazioni genetiche che favoriscono lo sviluppo di tumori. Inoltre queste alterazioni del Dna si verificano anche nei mitocondri, gli organelli cellulari da cui dipende il metabolismo energetico, con effetti sull'organismo difficili da prevedere. Lo sostiene uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature Genetics.
I rischi riguardano le staminali embrionali umane per lungo tempo lasciate in coltura, come le linee cellulari il cui impiego e gia stato approvato e finanziato dal governo statunitense -spiega Aravinda Chakravarti della Johns Hopkins University School of Medicine (Baltimora), autore dello studio- Sarebbe auspicabile che venissero sottoposte a test mirati per controllare che non abbiano gia sviluppato mutazioni pericolose. Precedenti studi avevano suggerito che le mutazioni che si manifestano nelle cellule staminali embrionali umane allevate in provetta fossero solo di piccola entita' e, quindi, trascurabili. Tuttavia analisi piu' approfondite e accurate, condotte in collaborazione con l'University of Texas Southwestern Medical Center (Dallas), il National Institute on Aging (NIH, Baltimora), la BresaGen Inc. (Athens) e in strutture di Canada, Svezia e Tailandia (rispettivamente il Robarts Research Institute, la Cellartis AB di Goteborg e la ES Cell International di Singapore), evidenziano che queste alterazioni sono molto piu' frequenti ed estese di quanto ritenuto finora. In particolare, i dati hanno mostrato che la gravita dei danni al Dna, compreso quello mitocondriale, cresce all'aumentare del tempo che le staminali passano in provetta.
Tra le principali alterazioni, la ripetizione o la distruzione di lunghe sequenze genetiche e l'attivazione di geni silenti o, al contrario, l'inattivazione di altri geni necessari al funzionamento cellulare. I ricercatori sottolineano, dunque, la necessita di rafforzare le osservazioni sulle embrionali staminali in vitro prima di impiegarle per fini terapeutici.
La scoperta va incontro alla tesi di chi chiede al presidente George W. Bush di consentire fondi federali per creare nuove colonie di cellule. Secondo gli scienziati piu' a lungo le cellule sono coltivate piu' mutazioni si accumulano nei loro geni. "Quindi -commenta Chakravarti- e' probabile che per la sperimentazione clinica sara' necessario incrementare il numero di linee cellulari staminali derivate embrioni".
Lo studio ha misurato il numero di mutazioni e di altre anomalie del Dna in nove colonie di di cellule il cui uso ha ricevuto l'imprimatur della Casa Bianca e ha paragonato il numero di anormalita' che si verificavano prima, dopo e nel corso dell'uso. Finora, usando sistemi rudimentali di misurazione, non erano state individuate particolari anomalie indotte dalla 'coltivazione' delle cellule, lasciando gli addetti ai lavori nella convinzione che le staminali fossero protette dai danni dell'invecchiamento genetico. Gli scienziati di Hopkins hanno invece usato un nuovo 'chip genetico' molto sofisticato che ha portato a accertare la presenza di un crescente numero di mutazioni via via del passare del tempo.

L'utilizzo di cellule staminali embrionali "pone l'uomo a rischio di gravi danni e alterazioni del proprio patrimonio genetico". Lo afferma il sottosegretario alla Salute Domenico Di Virgilio sottolineando, in riferimento a recenti studi sulla pericolosita' di tali cellule, come quella che "poteva essere etichettata come una presa di posizione unicamente etica, si sta avvalendo di inequivocabili supporti scientifici". "Le cellule staminali, embrionali, e adulte allevate in provetta -ha affermato Di Virgilio, anche presidente del comitato di bioetica di Forza Italia e convinto oppositore dell'utilizzo di staminali embrionali a scopo terapeutico- hanno la tendenza a mutare. Recenti e autorevoli studi in materia hanno dimostrato come le staminali embrionali mutano con maggiore frequenza, risultando, qualora utilizzate a scopo terapeutico, altamente cancerogene. Queste stesse cellule, inoltre, anche senza mutazione, sono di per se' tumorigeniche".
Gli studi pubblicati sulla rivista Nature Genetics evidenziano, ha proseguito Di Virgilio, "quello che trent'anni di ricerca sulle cellule staminali adulte hanno portato alla luce e cioe' che il loro utilizzo non ha in alcun modo aumentato il rischio di cancro nelle applicazioni cliniche contro leucemie, tumori e talassemia; il contrario di quello che avviene per le staminali embrionali che in provetta accumulano velocemente variazioni genetiche, lesive per l'organismo. Sono state quindi smentite ricerche precedenti in base alle quali si pensava che le mutazioni nelle staminali embrionali umane in coltura potessero essere trascurabili".
 
 
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