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 GRAN BRETAGNA - GRAN BRETAGNA - Studio: medici religiosi meno propensi a lenire il dolore dei pazienti terminali
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Notizia 
29 ottobre 2009 12:30
 
 Un medico su cinque ammette di aver sedato pesantemente pazienti terminali fino alla loro morte. In medicina questa pratica è conosciuta col nome "sedazione terminale", per alcuni cristiani si tratta di "eutanasia lenta".
Una indagine su 3mila medici ha rivelato che il 18,7% ha somministrato farmaci al fine di "addormentare" per ore il paziente ed evitargli così sofferenze fisiche provocate da malattie gravi allo stadio avanzato.
Sottoposti a una "sedazione profonda e continua", molti pazienti entrano in un coma indotto prima di morire. A volte la sedazione può accelerare il processo di morte. Ma, da quanto si evince dalla ricerca, non sempre i medici spiegano a pazienti e familiari le conseguenze di una profonda sedazione.
L'indagine ha anche svelato che i medici non specializzati in cure palliative hanno maggiori probabilità dei colleghi palliativisti di inserire onestamente le quantità di sedativi somministrati nella cartella clinica dei pazienti.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Pain and Symptom Management, ha anche rivelato che i medici favorevoli alla legalizzazione dell'eutanasia hanno il 40% di probabilità in più di utilizzare la sedazione terminale per rendere più vivibili gli ultimi giorni del paziente. Al contrario, i medici con forti credenze religiose hanno minori probabilità di ricorrere a sedativi, anche in quantità minime, per lenire il dolore.
La sedazione è utilizzata a domicilio e in ospedale più che negli hospice, dove le cure palliative dovrebbero invece essere maggiormente utilizzate.
Infine, contrariamente a quanto sostenuto da chi si oppone ad ogni forma di eutanasia, la sedazione non è utilizzata in maggior misura sui gruppi sociali più indifesi, come anziani o disabili. Infatti, il gruppo che maggiormente è oggetto di sedazione è composto di giovani malati di cancro. 
 
 
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