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 ITALIA - ITALIA - Staminali, dal grasso cellule per combattere il cancro
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Notizia 
21 aprile 2010 12:54
 
Staminali prelevate dal tessuto adiposo umano, modificate in modo da poter trasportare una molecola antitumorale, per uccidere selettivamente le cellule del cancro. Questo il rivoluzionario studio sulle 'cellule bambine' portato avanti dall'equipe di ricercatori guidata da Massimo Dominici, oncologo della Struttura complessa di oncologia dell'azienda ospedaliero universitaria Policlinico di Modena, diretta da PierFranco Conte, pubblicato su 'Cancer Research'.
Si tratta, spiega il Policlinico di Modena, del primo esempio al mondo di terapia antitumorale basata su staminali derivanti da tessuto adiposo, che sfrutta la Tumor Necrosis Factor-Related Apoptosis-Inducing Ligand (Trail). Questi studi, iniziati nel 2005, sono giunti alla fase della sperimentazione su modelli animali. E, secondo i ricercatori, se tutto andra' bene in meno di due anni si dovrebbe passare alle ricerche sull'uomo.
"Da tempo le cellule staminali mesenchimali isolate da midollo osseo hanno suscitato notevole interesse in diversi ambiti della clinica - spiega Dominici, ricercatore universitario della Divisione di oncologia del Policlinico - a partire dalla rigenerazione tissutale, fino ai piu' innovativi approcci di terapia contro il cancro. Tuttavia la novita' introdotta dal nostro studio e' l'uso di una sorgente alternativa di cellule staminali, rappresentata dal tessuto adiposo".
Per la prima volta le staminali isolate da tessuto adiposo, grazie alla collaborazione con il gruppo di Giorgio De Santis, "si sono dimostrate idonee ed efficaci nel trasportare una sostanza in grado di indurre una selettiva morte delle cellule tumorali. Sulla base degli studi pubblicati fino ad oggi - assicura Dominici - possiamo affermare che il nostro approccio rappresenta il primo esempio al mondo di terapia antitumorale basata su cellule staminali derivanti da tessuto adiposo. Queste cellule, dunque, geneticamente modificate per produrre una molecola anti-tumorale, sono in grado di uccidere in maniera selettiva le cellule cancerose".
Questi studi hanno permesso di raggiungere importanti e incoraggianti risultati in modelli pre-clinici, condotti anche su cellule primarie di tumore. Nel lavoro pubblicato i ricercatori hanno testato l'efficacia delle staminali modificate in laboratorio su diversi tipi di cancro caratterizzati da prognosi infausta: tumore del colon, pancreas e cervice uterina.
Rivelando "una significativa efficacia dell'approccio proposto anche in modelli animali".
E' stata inoltre dimostrata la possibilita' di associare, alla terapia cellulare proposta, un piu' classico agente chemioterapico per ottenere un consistente effetto anche contro il tumore del seno. Il lavoro italiano ha provato la capacita' di queste staminali di indurre apoptosi anche in cellule primarie di cancro al polmone, aprendo cosi' un promettente e incoraggiante scenario nel trattamento del piu' letale e frequente tumore. "Questo studio rappresenta un iniziale ma importante traguardo, poiche' consente di creare a livello nazionale e in particolare a Modena un nuovo modo per curare il cancro", evidenzia Dominici.
Nonostante l'entusiasmo, l'esperto ricorda "che questi studi sono pre-clinici: ora l'obiettivo e' raggiungere il letto del paziente mediante test di fase I, e il recente finanziamento del ministero della Salute contribuira' al raggiungimento dello scopo".
Infatti, grazie al progetto triennale 'Cellule staminali mesenchimali e cancro: verso applicazioni terapeutiche piu' sicure', il lavoro ha recentemente ottenuto un finanziamento dal ministero.
Dunque lo studio proseguira' in fase pre-clinica per circa un anno, in modo tale da ottenere ulteriori dati che consentiranno di partire in sicurezza con il percorso autorizzativo e la produzione cellulare a scopo clinico. Il trasferimento di questo nuovo approccio di terapia cellulare nell'uomo e' atteso "in meno di due anni".
 
 
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Staminali prelevate dal tessuto adiposo umano, modificate in modo da poter trasportare una molecola antitumorale, per uccidere selettivamente le cellule del cancro. Questo il rivoluzionario studio sulle 'cellule bambine' portato avanti dall'equipe di ricercatori guidata da Massimo Dominici, oncologo della Struttura complessa di oncologia dell'azienda ospedaliero universitaria Policlinico di Modena, diretta da PierFranco Conte, pubblicato su 'Cancer Research'.
Si tratta, spiega il Policlinico di Modena, del primo esempio al mondo di terapia antitumorale basata su staminali derivanti da tessuto adiposo, che sfrutta la Tumor Necrosis Factor-Related Apoptosis-Inducing Ligand (Trail). Questi studi, iniziati nel 2005, sono giunti alla fase della sperimentazione su modelli animali. E, secondo i ricercatori, se tutto andra' bene in meno di due anni si dovrebbe passare alle ricerche sull'uomo.
"Da tempo le cellule staminali mesenchimali isolate da midollo osseo hanno suscitato notevole interesse in diversi ambiti della clinica - spiega Dominici, ricercatore universitario della Divisione di oncologia del Policlinico - a partire dalla rigenerazione tissutale, fino ai piu' innovativi approcci di terapia contro il cancro. Tuttavia la novita' introdotta dal nostro studio e' l'uso di una sorgente alternativa di cellule staminali, rappresentata dal tessuto adiposo".
Per la prima volta le staminali isolate da tessuto adiposo, grazie alla collaborazione con il gruppo di Giorgio De Santis, "si sono dimostrate idonee ed efficaci nel trasportare una sostanza in grado di indurre una selettiva morte delle cellule tumorali. Sulla base degli studi pubblicati fino ad oggi - assicura Dominici - possiamo affermare che il nostro approccio rappresenta il primo esempio al mondo di terapia antitumorale basata su cellule staminali derivanti da tessuto adiposo. Queste cellule, dunque, geneticamente modificate per produrre una molecola anti-tumorale, sono in grado di uccidere in maniera selettiva le cellule cancerose".
Questi studi hanno permesso di raggiungere importanti e incoraggianti risultati in modelli pre-clinici, condotti anche su cellule primarie di tumore. Nel lavoro pubblicato i ricercatori hanno testato l'efficacia delle staminali modificate in laboratorio su diversi tipi di cancro caratterizzati da prognosi infausta: tumore del colon, pancreas e cervice uterina.
Rivelando "una significativa efficacia dell'approccio proposto anche in modelli animali".
E' stata inoltre dimostrata la possibilita' di associare, alla terapia cellulare proposta, un piu' classico agente chemioterapico per ottenere un consistente effetto anche contro il tumore del seno. Il lavoro italiano ha provato la capacita' di queste staminali di indurre apoptosi anche in cellule primarie di cancro al polmone, aprendo cosi' un promettente e incoraggiante scenario nel trattamento del piu' letale e frequente tumore. "Questo studio rappresenta un iniziale ma importante traguardo, poiche' consente di creare a livello nazionale e in particolare a Modena un nuovo modo per curare il cancro", evidenzia Dominici.
Nonostante l'entusiasmo, l'esperto ricorda "che questi studi sono pre-clinici: ora l'obiettivo e' raggiungere il letto del paziente mediante test di fase I, e il recente finanziamento del ministero della Salute contribuira' al raggiungimento dello scopo".
Infatti, grazie al progetto triennale 'Cellule staminali mesenchimali e cancro: verso applicazioni terapeutiche piu' sicure', il lavoro ha recentemente ottenuto un finanziamento dal ministero.
Dunque lo studio proseguira' in fase pre-clinica per circa un anno, in modo tale da ottenere ulteriori dati che consentiranno di partire in sicurezza con il percorso autorizzativo e la produzione cellulare a scopo clinico. Il trasferimento di questo nuovo approccio di terapia cellulare nell'uomo e' atteso "in meno di due anni".
 
 
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