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 ITALIA - ITALIA - Italia. Il punto sulla legge 40: il 43% delle coppie infertili andrebbe all'estero
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Notizia 
15 settembre 2005 18:14
 
Sarebbero il 43% le coppie non fertili che ritengono di dover "andare all'estero" alla ricerca di un figlio e il 10,6% quelle che "vorrebbero andare all'estero ma non possono" -secondo un sondaggio promosso on-line dal sito www.cercounbimbo.net- rispetto al 29,5% che "continuerebbero a curarsi in Italia", alla luce della ormai nota legge 40 che norma la Procreazione Medicalmente Assistita.
I risultati del sondaggio sono stati illustrati lo scorso 9 settembre a Milano da Luca Gianaroli, direttore scientifico della Societa' italiana di Studi di Medicina della Riproduzione (SISMeR), secondo cui "una coppia su due, tra quelle che hanno risposto all'indagine, riterrebbe che l'attuale normativa non assicura una ragionevole certezza di poter procreare, grazie alle procedure oggi ammesse nel nostro Paese". "Eppure solo il 20% delle coppie ha come unica alternativa il 'turismo riproduttivo': sono quelle per le quali la sola speranza e' rappresentata dalla donazione di ovociti e di seme o che devono eseguire la diagnosi pre-impianto per malattie genetiche sugli embrioni, trattamenti non piu' leciti in Italia".
Si stima che l'infertilita' interessi circa il 12-15% delle coppie in eta' riproduttiva. Secondo la Societa' Europea di Riproduzione Umana, in Italia, tra le nuove coppie che si formano ogni anno, circa 40.000 sono destinate ad avere difficolta' riproduttive nella loro futura vita relazionale.
Per il direttore scientifico del SISMeR, pero', se e' vero che in Italia non e' piu' lecito offrire alle coppie alcuni trattamenti e che "la legge in vigore rischia di livellare verso il basso la qualita' dei centri", grazie alle tecnologie innovative e al personale qualificato "la maggior parte dei centri italiani, da sempre all'avanguardia, ha saputo reagire".
In particolare, il livello tecnologico dei laboratori italiani sarebbe riuscito a contrastare efficacemente le restrizioni di una legge che pone fondamentalmente due limiti: non produrre piu' di 3 embrioni e, di conseguenza, non utilizzare per l'inseminazione piu' di 3 ovociti; non crioconservare materiale biologico dopo la fecondazione ossia zigoti, embrioni a piu' cellule, blastocisti.
Quanto al primo limite si e' operato come segue: "Prima della legge -ha spiegato Anna Pia Ferraretti, direttore clinico del SISMeR- l' inseminazione di tutti gli ovociti disponibili permetteva una selezione naturale dei gameti migliori, attraverso la produzione di embrioni nei 3-5 giorni di coltura extra-corporea. Oggi pero' disponiamo di tecnologie in grado di dare informazioni piu' approfondite sulla qualita' dei gameti, allo scopo di selezionare quelli migliori: da una selezione a valle degli embrioni, si e' passati a una selezione a monte dei gameti. E nei Centri SISMeR e' stata messa a punto una procedura con la quale e' possibile avere informazioni, entro 3 ore, sullo stato cromosomico dell'ovocita. Una volta prelevati gli ovociti che la paziente matura durante la fase di stimolazione ovarica, si attivano i laboratori di embriologia e biologia molecolare e quattro operatori super-specialistici. Un lavoro in perfetta sincronia che permette di analizzare tutti gli ovociti prelevati e di selezionare quelli cromosomicamente migliori che, fino ad un massimo di tre vengono scelti per essere fecondati, nel rispetto dei tempi dell' inseminazione e, contemporaneamente, della normativa vigente".
L'altro importante limite e' il divieto di crioconservare embrioni, ma il divieto non riguarda gli ovociti. "L'attuale approccio al problema, nei Centri SISMeR -ha spiegato ancora Ferraretti- e' quindi di scongelare piu' ovociti e sottoporli a una speciale procedura per selezionare e inseminare quelli che risultano migliori da un punto di vista cromosomico. Questa procedura e' piu' 'giovane' dell'altra e, allo stato attuale, meno efficace: gli ovociti possono infatti subire danni dal congelamento e, una volta scongelati, tendono a produrre meno embrioni capaci di impiantarsi. Ma i risultati fino ad ora ottenuti sono confortanti".
 
 
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Sarebbero il 43% le coppie non fertili che ritengono di dover "andare all'estero" alla ricerca di un figlio e il 10,6% quelle che "vorrebbero andare all'estero ma non possono" -secondo un sondaggio promosso on-line dal sito www.cercounbimbo.net- rispetto al 29,5% che "continuerebbero a curarsi in Italia", alla luce della ormai nota legge 40 che norma la Procreazione Medicalmente Assistita.
I risultati del sondaggio sono stati illustrati lo scorso 9 settembre a Milano da Luca Gianaroli, direttore scientifico della Societa' italiana di Studi di Medicina della Riproduzione (SISMeR), secondo cui "una coppia su due, tra quelle che hanno risposto all'indagine, riterrebbe che l'attuale normativa non assicura una ragionevole certezza di poter procreare, grazie alle procedure oggi ammesse nel nostro Paese". "Eppure solo il 20% delle coppie ha come unica alternativa il 'turismo riproduttivo': sono quelle per le quali la sola speranza e' rappresentata dalla donazione di ovociti e di seme o che devono eseguire la diagnosi pre-impianto per malattie genetiche sugli embrioni, trattamenti non piu' leciti in Italia".
Si stima che l'infertilita' interessi circa il 12-15% delle coppie in eta' riproduttiva. Secondo la Societa' Europea di Riproduzione Umana, in Italia, tra le nuove coppie che si formano ogni anno, circa 40.000 sono destinate ad avere difficolta' riproduttive nella loro futura vita relazionale.
Per il direttore scientifico del SISMeR, pero', se e' vero che in Italia non e' piu' lecito offrire alle coppie alcuni trattamenti e che "la legge in vigore rischia di livellare verso il basso la qualita' dei centri", grazie alle tecnologie innovative e al personale qualificato "la maggior parte dei centri italiani, da sempre all'avanguardia, ha saputo reagire".
In particolare, il livello tecnologico dei laboratori italiani sarebbe riuscito a contrastare efficacemente le restrizioni di una legge che pone fondamentalmente due limiti: non produrre piu' di 3 embrioni e, di conseguenza, non utilizzare per l'inseminazione piu' di 3 ovociti; non crioconservare materiale biologico dopo la fecondazione ossia zigoti, embrioni a piu' cellule, blastocisti.
Quanto al primo limite si e' operato come segue: "Prima della legge -ha spiegato Anna Pia Ferraretti, direttore clinico del SISMeR- l' inseminazione di tutti gli ovociti disponibili permetteva una selezione naturale dei gameti migliori, attraverso la produzione di embrioni nei 3-5 giorni di coltura extra-corporea. Oggi pero' disponiamo di tecnologie in grado di dare informazioni piu' approfondite sulla qualita' dei gameti, allo scopo di selezionare quelli migliori: da una selezione a valle degli embrioni, si e' passati a una selezione a monte dei gameti. E nei Centri SISMeR e' stata messa a punto una procedura con la quale e' possibile avere informazioni, entro 3 ore, sullo stato cromosomico dell'ovocita. Una volta prelevati gli ovociti che la paziente matura durante la fase di stimolazione ovarica, si attivano i laboratori di embriologia e biologia molecolare e quattro operatori super-specialistici. Un lavoro in perfetta sincronia che permette di analizzare tutti gli ovociti prelevati e di selezionare quelli cromosomicamente migliori che, fino ad un massimo di tre vengono scelti per essere fecondati, nel rispetto dei tempi dell' inseminazione e, contemporaneamente, della normativa vigente".
L'altro importante limite e' il divieto di crioconservare embrioni, ma il divieto non riguarda gli ovociti. "L'attuale approccio al problema, nei Centri SISMeR -ha spiegato ancora Ferraretti- e' quindi di scongelare piu' ovociti e sottoporli a una speciale procedura per selezionare e inseminare quelli che risultano migliori da un punto di vista cromosomico. Questa procedura e' piu' 'giovane' dell'altra e, allo stato attuale, meno efficace: gli ovociti possono infatti subire danni dal congelamento e, una volta scongelati, tendono a produrre meno embrioni capaci di impiantarsi. Ma i risultati fino ad ora ottenuti sono confortanti".
 
 
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