testata ADUC
 ITALIA - ITALIA - Italia. Morto Ambrogio Fogar
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
1 settembre 2005 18:38
 
E' morto il 24 agosto Ambrogio Fogar nel suo appartamento di Milano dove abitava, immobilizzato da 13 anni dopo il tragico incidente del 1992.
"Ambrogio era un capo branco, abituato a soffrire e soprattutto a lottare -ha detto Eolo Attilio Pratella, giornalista nautico e amico da sempre di Fogar, che aveva anche collaborato con Fogar al libro 'Quattrocento giorni attorno al mondo' -. Credo che vorrebbe essere ricordato come l'uomo che ha portato speranza ai diversamente abili. Ambrogio ha sempre avuto una parola di incoraggiamento per tutti e credeva molto nel recupero, nelle possibilita' offerte dalle staminali".
La voglia di guarire l'aveva portato a prendere contatti in Cina con il dott. Huang Hongyun, dal quale stava preparando un viaggio per entrare in cura. Ne parla Giorgio Barbieri, giornalista della rivista 'Visto': "Beppe Gandolfo, fotoreporter e tra i piu' cari amici di Ambrogio, a fine luglio e' andato in Cina per perorare la causa di Fogar presso il dott. Huang perche' c'e' una lista d'attesa infinita per questo tipo di cure e Ambrogio ultimamente credeva solo in questo". Secondo quanto affermato da Barbieri, che lo aveva intervistato diversi mesi fa, Fogar era prontissimo a partire per la Cina e anzi aveva gia' accettato la proposta di 'Visto' di accompagnarlo in quest'ultima, decisiva, impresa.
"Negli esperimenti condotti sugli animali si sono ottenuti risultati cosi' modesti da non garantire un recupero sufficiente per un intervento che comunque presenta dei rischi", ha osservato l'esperto di neurofisiologia Piergiorgio Strata, dell'universita' di Torino.
I trapianti di tessuto embrionale nel cervello di animali sono cominciati gia' dieci anni fa in molti Paesi, compresa l'Italia. Frammenti di tessuto che comprendevano il cervelletto sono stati trapiantati a contatto con il cervelletto di adulti sani, dando luogo alla formazione di un cervelletto supplementare, una sorta di mini-cervelletto innervato dalle cellule del cervello, e quindi perfettamente integrato. Se la struttura c'era, ha osservato Strata, "il circuito globale non funzionava perche' non riusciva a inviare impulsi ne' a stabilire connessioni a lunghe distanze. Tanto da sconsigliare trapianti simili nell'uomo".
Trapianti di tessuto fetale nell'uomo sono stati invece condotti per la prima volta in Svezia negli anni '80 per combattere il Parkinson in pazienti particolarmente gravi. Ad essere trapiantate erano le cellule nervose che producono il neurotrasmettitore che controlla il movimento, la dopamina, per sostituire quelle distrutte dalla malattia. In questo caso, ha osservato Strata, il risultato e' stato migliore, "ma non cosi' eclatante da far si' che questa pratica entrasse nella routine".
A differenza delle cellule utilizzate nei primi due casi, le staminali non sono differenziate. La sfida attuale per numerosi gruppi di ricerca in tutto il mondo e' riuscire a indirizzarne lo sviluppo per trasformarle in cellule nervose specializzate. "L'obiettivo e' capire qual e' il meccanismo molecolare in grado di guidare la crescita di una cellula. Sono sicuro che ci arriveremo, se ci daranno la liberta' di fare ricerca in questa direzione. Adesso c'e' ancora moltissimo da studiare negli animali e soltanto in futuro si potra' pensare a esperimenti sull'uomo".
Ambrogio Fogar credeva in Dio ma non capiva perche' "nel suo nome" si debba "bloccare la ricerca" attraverso quei divieti che lo avevano spinto a progettare un ultimo viaggio della speranza per raggiungere uno "sciamano". Cosi' Luca Coscioni, presidente di Radicali Italiani e dell'Associazione per la liberta' di ricerca scientifica.
Coscioni ha sottolineato che Fogar diceva: "Io credo in Dio. Ogni volta che sono arrivato prossimo al limite ho anche pensato che Dio, in qualche modo, avrebbe finito per manifestarsi. Sulla zattera lo imploravo di farmi accettare serenamente la nostra sorte, di non lasciare che ci prendesse la disperazione. Ma non capisco perche' nel suo nome si debba bloccare la ricerca", ha ricordato ancora Coscioni citando Fogar e sostenendo che l'esploratore si riferiva alla "ricerca sulle cellule staminali embrionali" e alla "legge 40".
"La sua scelta di rivolgersi a quello che potremmo definire uno scienziato ma anche uno 'sciamano'" -ha spiegato Coscioni riferendosi a "quel professor Huang Hongyun che non ha mai pubblicato secondo criteri scientifici i risultati del suo lavoro"- e' servita "a illuminare una realta', quella dei 'viaggi della speranza', che troppo spesso diventano viaggi della truffa e del raggiro di persone disperate".
Questi viaggi "e' uno dei risultati delle nostre proibizioni: liberare la ricerca, per una democrazia, significa anche poterne pubblicare e verificare i risultati, e non costringere i suoi cittadini di armarsi del coraggio cosi' raro di un uomo come Fogar".
 
 
NOTIZIE IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS