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 ITALIA - ITALIA - Italia. Dopo un infarto su un anziano, le cellule si suicidano
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Notizia 
15 settembre 2005 17:43
 
Quando colpisce un anziano, l'infarto, anche se lieve e se in un primo momento sembra superato, provoca danni permanenti che il cuore non riesce piu' a riparare. Anzi, le cellule cardiache vengono spinte a suicidarsi e progressivamente le condizioni del cuore peggiorano fino allo scompenso e alla morte.
Che le cose stiano cosi', ma anche che e' possibile bloccare questo processo, lo ha dimostrato la piu' vasta ricerca mai condotta su anziani (uomini e donne) di 72-75 anni che hanno superato molto bene un infarto. Lo studio, chiamato PREAMI (Perindopril e rimodellamento negli anziani con infarto acuto del miocardio) e in via di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale, e' stato presentato a Stoccolma, nel congresso della Societa' Europea di Cardiologia.
Nella ricerca, condotta da un'azienda italiana, la Stroeder, e coordinata dal direttore della clinica cardiologica dell'universita' di Ferrara, Roberto Ferrari, sono stati arruolati 1.252 anziani in 109 centri di Italia, Spagna, Grecia, Romania e Ungheria. Tutti erano ricoverati in terapia intensiva e avevano avuto un infarto 10 giorni prima. E' anche il primo studio a guardare nel cuore delle donne anziane, che rappresentano ben il 35% dei pazienti arruolati (contro appena il 10% degli altri studi di cardiologia finora condotti).
"Sono pazienti molto particolari e finora ignorati dalla ricerca, ma studiarli e' importante per evitare che le condizioni del loro cuore degenerino progressivamente fino a lasciare spazio allo scompenso". Il grande problema degli anziani, ha proseguito l'esperto, e' il cosiddetto rimodellamento, ossia il fenomeno che avviene quando la zona colpita dall'infarto e ormai danneggiata non si contrae piu' e il ventricolo si modifica nel tentativo di adattarsi al cambiamento. "Il ventricolo -ha osservato Ferrari- cambia addirittura struttura biologica: la cicatrice e' infatti composta da tessuto connettivo non contrattile, completamente diverso dal tessuto miocardico. Ma la scoperta straordinaria riguarda le alterazioni riscontrate nelle zone circostanti ancora sane". L'infarto mette infatti in allarme le cellule del muscolo cardiaco rimaste sane e queste reagiscono azzerando il loro programma genetico. Alcune avviano il programma che fa scattare la morte programmata (apoptosi) e si suicidano, altre cercano di rigenerarsi ma non ci riescono, percio' aumentano di volume ma non riescono a dividersi diventando ipertrofiche. Di conseguenza il ventricolo si dilata a dismisura e i pazienti vanno incontro allo scompenso e a un maggiore rischio di morte.
Le cellule del cuore tornano bambine solo quando avviene un danno. Se invece il cuore e' sano in esso non esistono cellule staminali. "Il cuore e' un organo cosi' perfetto che al termine della vita embrionale le sue cellule perdono la capacita' di suicidarsi". Di conseguenza, dal momento della nascita il cuore e' teoricamente un organo immortale. Le cose cambiano andando avanti negli anni, quando un trauma come l'infarto fa diventare il cuore vulnerabile e le sue cellule cominciano a suicidarsi fino a comprometterne gravemente e progressivamente la funzionalita'.
Lo studio PREAMI dimostra che e' possibile bloccare il suicidio cellulare con un farmaco, il perindopril, che agisce riducendo il livello delle sostanze che favoriscono il suicidio cellulare e aumentando quello di altre sostanze che bloccano l'apoptosi.La somministrazione di 8 milligrammi al giorno per un anno si e' dimostrata in grado di ridurre questo evento e, di conseguenza, scompenso cardiaco e decesso dei pazienti. Il farmaco e' risultato ben tollerato e nel gruppo curato con il perindopril il fenomeno del rimodellamento si e' ridotto del 46%, i casi di scompenso, ricoveri e morti sono diminuiti del 38%.
 
 
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Che le cose stiano cosi', ma anche che e' possibile bloccare questo processo, lo ha dimostrato la piu' vasta ricerca mai condotta su anziani (uomini e donne) di 72-75 anni che hanno superato molto bene un infarto. Lo studio, chiamato PREAMI (Perindopril e rimodellamento negli anziani con infarto acuto del miocardio) e in via di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale, e' stato presentato a Stoccolma, nel congresso della Societa' Europea di Cardiologia.
Nella ricerca, condotta da un'azienda italiana, la Stroeder, e coordinata dal direttore della clinica cardiologica dell'universita' di Ferrara, Roberto Ferrari, sono stati arruolati 1.252 anziani in 109 centri di Italia, Spagna, Grecia, Romania e Ungheria. Tutti erano ricoverati in terapia intensiva e avevano avuto un infarto 10 giorni prima. E' anche il primo studio a guardare nel cuore delle donne anziane, che rappresentano ben il 35% dei pazienti arruolati (contro appena il 10% degli altri studi di cardiologia finora condotti).
"Sono pazienti molto particolari e finora ignorati dalla ricerca, ma studiarli e' importante per evitare che le condizioni del loro cuore degenerino progressivamente fino a lasciare spazio allo scompenso". Il grande problema degli anziani, ha proseguito l'esperto, e' il cosiddetto rimodellamento, ossia il fenomeno che avviene quando la zona colpita dall'infarto e ormai danneggiata non si contrae piu' e il ventricolo si modifica nel tentativo di adattarsi al cambiamento. "Il ventricolo -ha osservato Ferrari- cambia addirittura struttura biologica: la cicatrice e' infatti composta da tessuto connettivo non contrattile, completamente diverso dal tessuto miocardico. Ma la scoperta straordinaria riguarda le alterazioni riscontrate nelle zone circostanti ancora sane". L'infarto mette infatti in allarme le cellule del muscolo cardiaco rimaste sane e queste reagiscono azzerando il loro programma genetico. Alcune avviano il programma che fa scattare la morte programmata (apoptosi) e si suicidano, altre cercano di rigenerarsi ma non ci riescono, percio' aumentano di volume ma non riescono a dividersi diventando ipertrofiche. Di conseguenza il ventricolo si dilata a dismisura e i pazienti vanno incontro allo scompenso e a un maggiore rischio di morte.
Le cellule del cuore tornano bambine solo quando avviene un danno. Se invece il cuore e' sano in esso non esistono cellule staminali. "Il cuore e' un organo cosi' perfetto che al termine della vita embrionale le sue cellule perdono la capacita' di suicidarsi". Di conseguenza, dal momento della nascita il cuore e' teoricamente un organo immortale. Le cose cambiano andando avanti negli anni, quando un trauma come l'infarto fa diventare il cuore vulnerabile e le sue cellule cominciano a suicidarsi fino a comprometterne gravemente e progressivamente la funzionalita'.
Lo studio PREAMI dimostra che e' possibile bloccare il suicidio cellulare con un farmaco, il perindopril, che agisce riducendo il livello delle sostanze che favoriscono il suicidio cellulare e aumentando quello di altre sostanze che bloccano l'apoptosi.La somministrazione di 8 milligrammi al giorno per un anno si e' dimostrata in grado di ridurre questo evento e, di conseguenza, scompenso cardiaco e decesso dei pazienti. Il farmaco e' risultato ben tollerato e nel gruppo curato con il perindopril il fenomeno del rimodellamento si e' ridotto del 46%, i casi di scompenso, ricoveri e morti sono diminuiti del 38%.
 
 
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