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 ITALIA - ITALIA - Italia. La diagnosi preimpianto passa dal tribunale e dalla Corte Costituzionale, il caso di Cagliari
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21 luglio 2005 19:23
 
Il giudice civile (sezione di famiglia) del Tribunale di Cagliari, Donatella Satta, ha ordinato la trasmissione alla Corte costituzionale degli atti sulla lite legale fra due coniugi e la Asl 8 di Cagliari, ritenendo "rilevante e non manifestamente infondata" la questione di legittimita' dell'art. 13 della legge 19 febbraio 2004 n.40 in relazione agli art. 2, 3 e 32 della Costituzione.
Una donna portatrice sana di beta-talassemia si era rivolta al giudice dopo che l'Asl cagliaritana si era rifiutata di sottoporla a una diagnosi pre-impianto per un intervento di procreazione medicalmente assistita, procedura vietata dall'attuale legge.
Il difensore della donna, l'avv. Luigi Concas, il 21 giugno scorso aveva depositato nella cancelleria del Tribunale una memoria, incentrata sempre sulla richiesta, come gia' fatto in una memoria precedente, di invio degli atti alla Corte Costituzionale. Nel nuovo documento l'avv. Concas argomentava, con richiami a precedenti pronunce della Consulta e casi di Giurisprudenza, l'"irragionevolezza" della mancata possibilita' "che una donna possa essere sottoposta a esame di pre-impianto quando, come nel caso in questione, e' messa a rischio la salute della gestante e del nascituro".
Il 12 luglio anche la Procura della Repubblica, tramite il sostituto procuratore Mario Marchetti aveva inviato un memoria al Tribunale, chiedendo al Giudice di obbligare la Asl ad eseguire la diagnosi prenatale pre-impianto per l'embrione che sara' trasferito in un utero.
Nell'ordinanza il giudice Satta ha stabilito anche la notifica del provvedimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e ai Presidenti di Camera e Senato.

E cosi' dove non e' arrivato il referendum, potrebbe arrivare la pronuncia della Corte Costituzionale: e' quanto si augurano le associazioni impegnate in prima linea per l'abrogazione della legge che ora nutrono aspettative per la decisione che sara' presa dalla Consulta.
"Era inevitabile che cio' accadesse -ha spiegato Laura Pisano, presidente dell'Associazione L'altra Cicogna di Cagliari- perche' questa legge riguarda tutti i malati solo che forse non e' stato ancora compreso fino in fondo, siamo stati tutti in prima linea per il referendum, il mancato raggiungimento del quorum non significa che la battaglia contro la legge 40 sia finita, significa solo che alcuni italiani hanno scelto di non scegliere. Siamo fiduciosi, ora nella decisione della Consulta".
Anche Filomena Gallo, presidente dell'associazione Amica Cicogna ONLUS, e il Professor Gianni Baldini, consulente legale dell'Associazione Madre Provetta plaudono l'iniziativa del magistrato: "Finalmente un Magistrato che in modo serio e scrupoloso, legge le contraddizioni della legge 40 che se da un lato vieta qualunque intervento sull'embrione, dall'altro ammette la ricerca clinica e sperimentale eseguita per ragioni terapeutiche e diagnostiche che tutelino la salute e lo sviluppo dell'embrione".
In questo caso la diagnosi non dovrebbe avere alcun limite. Soprattutto, se a richiederla fosse una coppia legittimata a conoscere lo stato di salute dell'embrione, come nel caso della coppia di Cagliari portatori sani di beta talassemia.
 
 
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Una donna portatrice sana di beta-talassemia si era rivolta al giudice dopo che l'Asl cagliaritana si era rifiutata di sottoporla a una diagnosi pre-impianto per un intervento di procreazione medicalmente assistita, procedura vietata dall'attuale legge.
Il difensore della donna, l'avv. Luigi Concas, il 21 giugno scorso aveva depositato nella cancelleria del Tribunale una memoria, incentrata sempre sulla richiesta, come gia' fatto in una memoria precedente, di invio degli atti alla Corte Costituzionale. Nel nuovo documento l'avv. Concas argomentava, con richiami a precedenti pronunce della Consulta e casi di Giurisprudenza, l'"irragionevolezza" della mancata possibilita' "che una donna possa essere sottoposta a esame di pre-impianto quando, come nel caso in questione, e' messa a rischio la salute della gestante e del nascituro".
Il 12 luglio anche la Procura della Repubblica, tramite il sostituto procuratore Mario Marchetti aveva inviato un memoria al Tribunale, chiedendo al Giudice di obbligare la Asl ad eseguire la diagnosi prenatale pre-impianto per l'embrione che sara' trasferito in un utero.
Nell'ordinanza il giudice Satta ha stabilito anche la notifica del provvedimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e ai Presidenti di Camera e Senato.

E cosi' dove non e' arrivato il referendum, potrebbe arrivare la pronuncia della Corte Costituzionale: e' quanto si augurano le associazioni impegnate in prima linea per l'abrogazione della legge che ora nutrono aspettative per la decisione che sara' presa dalla Consulta.
"Era inevitabile che cio' accadesse -ha spiegato Laura Pisano, presidente dell'Associazione L'altra Cicogna di Cagliari- perche' questa legge riguarda tutti i malati solo che forse non e' stato ancora compreso fino in fondo, siamo stati tutti in prima linea per il referendum, il mancato raggiungimento del quorum non significa che la battaglia contro la legge 40 sia finita, significa solo che alcuni italiani hanno scelto di non scegliere. Siamo fiduciosi, ora nella decisione della Consulta".
Anche Filomena Gallo, presidente dell'associazione Amica Cicogna ONLUS, e il Professor Gianni Baldini, consulente legale dell'Associazione Madre Provetta plaudono l'iniziativa del magistrato: "Finalmente un Magistrato che in modo serio e scrupoloso, legge le contraddizioni della legge 40 che se da un lato vieta qualunque intervento sull'embrione, dall'altro ammette la ricerca clinica e sperimentale eseguita per ragioni terapeutiche e diagnostiche che tutelino la salute e lo sviluppo dell'embrione".
In questo caso la diagnosi non dovrebbe avere alcun limite. Soprattutto, se a richiederla fosse una coppia legittimata a conoscere lo stato di salute dell'embrione, come nel caso della coppia di Cagliari portatori sani di beta talassemia.
 
 
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