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 ITALIA - ITALIA - Italia. Caccia alle sirene attira staminali, uno studio
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15 settembre 2005 17:42
 
Caccia ai fattori che, come sirene, riescono ad attirare le cellule staminali in circolazione fino al cuore per riparare i danni provocati dall'infarto.
A percorrere questa strada, discussa nel congresso della Societa' Europea di cardiologia a Stoccolma, e' il gruppo italiano dell'universita' di Ferrara che per primo ha scoperto che ogni volta che avviene un infarto il cuore lancia un segnale di allarme al midollo osseo, stimolando cosi' la produzione di un gran numero di cellule potenzialmente capaci di riparare i danni.
"Non si sa ancora come, ma in qualche modo il cuore comunica con il midollo", ha osservato il coordinatore della ricerca, Roberto Ferrari, vicepresidente della Societa' Europea di Cardiologia e direttore della clinica cardiologica dell'universita' di Ferrara. Oltre che a Ferrara, la ricerca e' condotta nel Centro di fisiopatologia cardiologica della Fondazione Maugeri e in Olanda, a Rotterdam.
"Finora l'approccio degli studi su cuore e cellule staminali era molto diverso: le cellule immature venivano prelevate dal midollo, coltivate in laboratorio e quindi impiantate nel cuore colpito dall'infarto. Adesso, invece, si tende a far moltiplicare le cellule staminali direttamente nell'organismo dei pazienti". Ad aprire questa strada e' stata la scoperta che quando avviene un infarto le cellule staminali circolanti aumentano al massimo entro una settimana.
Adesso la grande speranza e' poter utilizzare fattori di crescita capaci di indurre nel midollo la moltiplicazione delle cellule staminali. Tra le sostanze allo studio, una delle piu' promettenti e' un fattore di crescita utilizzato nei pazienti che devono sottoporsi alla chemioterapia e che riesce ad aumentare di 80 volte la capacita' di produzione delle cellule immature nel midollo. "Non e' quindi piu' necessario coltivare e amplificare in laboratorio le cellule staminali", ha osservato Ferrari.
"Il problema pero' che avere in circolazione un maggior numero di cellule staminali non significa che queste possano finire nel cuore". Ecco, allora, la caccia ai fattori che, iniettati nel cuore, riescono ad attrarre le cellule staminali direttamente nell'area colpita dall'infarto. "E' questa la nuova strada che stiamo seguendo. E' promettente anche se e' ancora molto lunga e potra' forse richiedere anni di ricerca".
 
 
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Caccia ai fattori che, come sirene, riescono ad attirare le cellule staminali in circolazione fino al cuore per riparare i danni provocati dall'infarto.
A percorrere questa strada, discussa nel congresso della Societa' Europea di cardiologia a Stoccolma, e' il gruppo italiano dell'universita' di Ferrara che per primo ha scoperto che ogni volta che avviene un infarto il cuore lancia un segnale di allarme al midollo osseo, stimolando cosi' la produzione di un gran numero di cellule potenzialmente capaci di riparare i danni.
"Non si sa ancora come, ma in qualche modo il cuore comunica con il midollo", ha osservato il coordinatore della ricerca, Roberto Ferrari, vicepresidente della Societa' Europea di Cardiologia e direttore della clinica cardiologica dell'universita' di Ferrara. Oltre che a Ferrara, la ricerca e' condotta nel Centro di fisiopatologia cardiologica della Fondazione Maugeri e in Olanda, a Rotterdam.
"Finora l'approccio degli studi su cuore e cellule staminali era molto diverso: le cellule immature venivano prelevate dal midollo, coltivate in laboratorio e quindi impiantate nel cuore colpito dall'infarto. Adesso, invece, si tende a far moltiplicare le cellule staminali direttamente nell'organismo dei pazienti". Ad aprire questa strada e' stata la scoperta che quando avviene un infarto le cellule staminali circolanti aumentano al massimo entro una settimana.
Adesso la grande speranza e' poter utilizzare fattori di crescita capaci di indurre nel midollo la moltiplicazione delle cellule staminali. Tra le sostanze allo studio, una delle piu' promettenti e' un fattore di crescita utilizzato nei pazienti che devono sottoporsi alla chemioterapia e che riesce ad aumentare di 80 volte la capacita' di produzione delle cellule immature nel midollo. "Non e' quindi piu' necessario coltivare e amplificare in laboratorio le cellule staminali", ha osservato Ferrari.
"Il problema pero' che avere in circolazione un maggior numero di cellule staminali non significa che queste possano finire nel cuore". Ecco, allora, la caccia ai fattori che, iniettati nel cuore, riescono ad attrarre le cellule staminali direttamente nell'area colpita dall'infarto. "E' questa la nuova strada che stiamo seguendo. E' promettente anche se e' ancora molto lunga e potra' forse richiedere anni di ricerca".
 
 
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