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 ITALIA - ITALIA - Italia. Ad Aviano un convegno sui pazienti oncologici anziani
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15 settembre 2005 18:05
 
I pazienti oncologici over 65 possono trarre vantaggio, nella stessa misura dei pazienti piu' giovani, da prevenzione, diagnosi precoce e terapia, anche se preferiscono non esserne informati completamente.
E' questo il profilo degli anziani colpiti da tumore, ai quali il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano dedica oggi il convegno Trattamento delle neoplasie nel paziente anziano: strategie terapeutiche e differenze con i pazienti giovani/adulti incentrato, in particolare, sulle strategie rivolte a migliorare la loro qualita' di vita. Un obiettivo importante quanto urgente, dal momento che solo in Italia ogni anno si registrano 270 mila nuovi casi di tumore e la maggioranza di essi, ovvero il 61% (165 mila), insorge nelle persone che hanno superato 65 anni. "E' necessario implementare a favore degli anziani tutti gli interventi di prevenzione, diagnosi precoce e terapia che sono riconosciuti in oncologia ma dai quali i pazienti con piu' di 65 anni vengono esclusi a causa dell'eta"', afferma il professor Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica del C.R.O.
Sul fronte della diagnosi gli interventi sono stati finora riservati alle persone piu' giovani (hanno spesso come barriera l eta' dei 65-70 anni). Col risultato di escludere da una procedura salva-vita, come la mammografia, donne di 70 anni che oggi hanno un'aspettativa di vita almeno di 15 anni. Un altro pregiudizio e' quello che porta ad offrire alle persone con piu' di 65 anni solo trattamenti palliativi, che riducono solo i sintomi o ne rallentano il decorso, e non terapie orientate alla guarigione. Invece, proprio uno studio realizzato ad Aviano e presentato al convegno, dimostra che anche sui pazienti anziani con linfoma e mieloma puo' essere effettuato con successo il trapianto di cellule staminali.
"A parita' di diagnosi la sensibilita' nei confronti delle cure e' uguale nei giovani e negli anziani", dice Mariagrazia Michieli, responsabile della Struttura operativa semplice di Terapia Cellulare e Chemioteria ad alte dosi. Cosi' pure l'introduzione di trattamenti biologici come gli anticorpi monoclonali, ha trasformato completamente la prospettiva di sopravvivenza per esempio nei pazienti con eta' superiore ai 70 anni colpiti da linfoma. In uno studio condotto presso il C.R.O. e' stato per la prima volta dimostrato in Italia che con l'aggiunta di rituximab e' possibile raddoppiare la sopravvivenza nei pazienti con linfoma aggressivo sopra i 70 anni e in quelli definiti 'fragili' (piu' di 80 anni e con comorbidita' gravi) che spesso vengono trattati solo in modo palliativo o non vengono trattati affatto.
In un aspetto, tuttavia, i pazienti anziani si differenziano da quelli piu' giovani: l'atteggiamento di fronte alla malattia. Secondo uno studio del C.R.O., mentre i piu' giovani hanno un reale bisogno di informazione, gli anziani 'non vogliono sapere'. "Piu' frequentemente di quanto ci potessimo aspettare afferma la dottoressa Annalisa Giacalone, psicologa ricercatrice presso la Divisione di Oncologia Medica, i nostri pazienti anziani hanno espresso il desiderio di non voler essere completamente informati ne' sulla diagnosi della malattia, ne' sulle cure necessarie, a differenza dei giovani che invece hanno dimostrato di voler ricevere il maggior numero possibile di informazioni".
 
 
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E' questo il profilo degli anziani colpiti da tumore, ai quali il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano dedica oggi il convegno Trattamento delle neoplasie nel paziente anziano: strategie terapeutiche e differenze con i pazienti giovani/adulti incentrato, in particolare, sulle strategie rivolte a migliorare la loro qualita' di vita. Un obiettivo importante quanto urgente, dal momento che solo in Italia ogni anno si registrano 270 mila nuovi casi di tumore e la maggioranza di essi, ovvero il 61% (165 mila), insorge nelle persone che hanno superato 65 anni. "E' necessario implementare a favore degli anziani tutti gli interventi di prevenzione, diagnosi precoce e terapia che sono riconosciuti in oncologia ma dai quali i pazienti con piu' di 65 anni vengono esclusi a causa dell'eta"', afferma il professor Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica del C.R.O.
Sul fronte della diagnosi gli interventi sono stati finora riservati alle persone piu' giovani (hanno spesso come barriera l eta' dei 65-70 anni). Col risultato di escludere da una procedura salva-vita, come la mammografia, donne di 70 anni che oggi hanno un'aspettativa di vita almeno di 15 anni. Un altro pregiudizio e' quello che porta ad offrire alle persone con piu' di 65 anni solo trattamenti palliativi, che riducono solo i sintomi o ne rallentano il decorso, e non terapie orientate alla guarigione. Invece, proprio uno studio realizzato ad Aviano e presentato al convegno, dimostra che anche sui pazienti anziani con linfoma e mieloma puo' essere effettuato con successo il trapianto di cellule staminali.
"A parita' di diagnosi la sensibilita' nei confronti delle cure e' uguale nei giovani e negli anziani", dice Mariagrazia Michieli, responsabile della Struttura operativa semplice di Terapia Cellulare e Chemioteria ad alte dosi. Cosi' pure l'introduzione di trattamenti biologici come gli anticorpi monoclonali, ha trasformato completamente la prospettiva di sopravvivenza per esempio nei pazienti con eta' superiore ai 70 anni colpiti da linfoma. In uno studio condotto presso il C.R.O. e' stato per la prima volta dimostrato in Italia che con l'aggiunta di rituximab e' possibile raddoppiare la sopravvivenza nei pazienti con linfoma aggressivo sopra i 70 anni e in quelli definiti 'fragili' (piu' di 80 anni e con comorbidita' gravi) che spesso vengono trattati solo in modo palliativo o non vengono trattati affatto.
In un aspetto, tuttavia, i pazienti anziani si differenziano da quelli piu' giovani: l'atteggiamento di fronte alla malattia. Secondo uno studio del C.R.O., mentre i piu' giovani hanno un reale bisogno di informazione, gli anziani 'non vogliono sapere'. "Piu' frequentemente di quanto ci potessimo aspettare afferma la dottoressa Annalisa Giacalone, psicologa ricercatrice presso la Divisione di Oncologia Medica, i nostri pazienti anziani hanno espresso il desiderio di non voler essere completamente informati ne' sulla diagnosi della malattia, ne' sulle cure necessarie, a differenza dei giovani che invece hanno dimostrato di voler ricevere il maggior numero possibile di informazioni".
 
 
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